25 Maggio 2009
Nel 2009 però, in Santiago, nonostante l’enorme quantità di gente e l’importanza che la metropoli rappresenta per il paese Cile e per il Sud America, non mi è possibile trovare un centro Honda che ripari una camera d’aria forata.
Così prendo le pagine gialle e chiamo ai vulcanizzatori più vicini a Las Condes, dove vivo con Elena.
Il più vicino è a Salvadores, a 5 fermate di metro dalla moto. Spingerla sarebbe una pazzia e guidarla con la ruota a terra sarebbe da irresponsabile.
Così confermo il prezzo per telefono (che a causa del mio accento da straniero sale da 2000 pesos a 7000 = un furto).
Decido di staccare la ruota, indossare un calzino sporco nella mano destra e portarmelo dietro a mano, spingendolo sulla strada come un bambino delle elementari e portandomelo dietro in metro, appoggiato incurante contro la porta della stessa, con il calzino, la ruota posteriore, gli stivali da moto ed i pantaloni da ginnastica prestatimi da Elena.
Arrivo e mi dicono che in un’ora sarà tutto pronto. Sono sudato e mi duole la schiena per l’innaturalezza con cui spingo il pneumatico gonfio da 45 minuti, ma decido di andare in cerca di qualcosa da mangiare e tornare in 60 minuti.
Quando torno, il cerchione è ancora sul pavimento, con il pneumatico staccato e la camera nelle mani del giovane riparatore.
Tutto bene? – faccio io
Si si – dice lui mostrandomi la toppa sulla camera d’aria
Hai controllato se ci sono altre perdite di aria, prima di rimettere la camera?
Si…
Ricontrolliamo per favore
Ho controllato, davvero…
Per favore
E così la camera si gonfia con un compressore e quando lui la mette nell’acqua per un controllo, escono le bollicine in superficie.
Quanto tempo ti ci vuole questa volta? – sono incazzatissimo.
Un’altra ora…
Giro il culo e me ne vado. Sono le 13, sono in piedi dalle 9 pronto per andarmene e adesso mi viene fatto notare che prima delle 14 non avrò la ruota indietro.
Quando pago i 7000 pesos me ne ritorno a casa più rapido che posso, ma poi decido che non posso incamminarmi per il passo del Los Andes a 3800 metri ed aspettarmi di godermi il passo con il freddo ed il buio invernale. Così scrivo ad Adriano e me ne torno a letto, incazzato con il Cile, con le forature seriali e con il mondo.