20 Gennaio 2008
Ho sognato porcate tutta la notte.
Invece di fare come il giorno prima, questa volta mi sveglio ed esco dalla tenda a preparare. Facciamo una colazione al volo e decidiamo di andare a fare la famosa passeggiata nel bosco chiamata Heaphy Track.
Per l’evento svuotiamo il suo backpack che riempiamo con costumi, asciugamani, scorta acqua e cibo e creme varie per le sand flyes.
Lo zaino lo porto io e la seguo, mentre parliamo di sesso e di come la gente lo vive. Le faccio domande sui sui precedenti amanti e sulla sua storia sessuale personele.
La pensiamo allo stesso modo
“Le persone, sessualmente, sono così tanto diverse da come sono nella vita ordinaria di tutti i giorni. Ecco perché il sesso é bello. Per mettere in mostra il vero lato delle persone. Che spesso é assai migliore di quello che spacciano negli anni di carriera e vita sociale”
Mi dice che tuttavia molte delle persone con cui ha fatto sesso non sono aperte o trasgressive. Che molte non affrontano il sesso con uno spirito di liberazione e godimento (come dovrebbe essere) ma come l’ennesima messa in scena per impressionare se stessi e l’altro. Per ricadere in moralismi, perbenismi e opportunismi così vili da rendere il sesso tutta una grande baggianata.
Mi dice di quando chiese ad uno suo partner di legarla.
“Sai che mi ha detto quello?” chiede lei pronta a raccontarsi…
“Cosa?” faccio io che già sorrido…
“Mi ha chiesto – ma perché ti piace farti legare???? – alché, per me, l’interesse sessuale per quell’uomo era già estinto.”
“Piuttosto – le faccio – quand’é che leghi me e mi scopi?”
Lei sorride e comincia a pensare alla risposta.
In riva al mare che urla di vento, vediamo pochissime persone e tanti uccelli rapaci che gironzolano. Lei mira dritta alla roccia più alta che giace maestora al centro della spiaggia e comincia a scalarla.
Da brava scalatrice quale Lei é, non può che far impazzire un’arrampicatore matto quale sono io. A piedi nudi mi arrampico seguendo la via che Lei segue. Arrivo in un punto altissimo in cui sporco sulle roccie sotto di me e provo una paura cane. Ma é irrazionale e, appena metto a fuoco, cerco di salire l’ultimo scalino da solo.
Lei mi porge il suo aiuto, ma rifiuto per paura di cadere e tirarla giù con me. Alla fine ce la faccio e siede al suo fianco in cima alla roccia, con la vaga sensazione di essere prossimo a chiedere aiuto durante la discesa.
Per scendere Lei ci mette un attimo e io la segue portando come trofeo un lungo taglio sanguinante sulla gamba sinistra. Scopro solo dopo che é una delle croste da pinzo di sand fly che mi si é staccato e che adesso riga la mia gambe di sangue.
Un uccello lontano assomiglia ad un pinguino.
Lei mi dice di averne visti a decine nei giorni prima e così andiamo all’inseguimento. Non é un pinguino, ma è uno degli uccelli più buffi che io abbia mai visto. Zampetta senza volare via come una papera ma ha il collo lunghizzio ed il becco fine fine, con due occhi a pallina, simili a quelli che si disegnano all’asilo con il pennarello a punta grande.
Lei costruisce un riparo dal sole con il suo asciugamano e dei rami. La prendo in giro cantanto la sigla di Mc Guyver e ridacchiamo. Siamo nudi davanti al sentiero che, oltre alla fitta vegetazione, ci ha portati fin qui. Forse qualcuno ci vede o forse no. Chi se ne frega.
Sta di fatto che dopo il bagno in acqua gelida, i giochi reiniziano per un bel po’.
Come di consueto ci fermiamo perché le sandflyes stanno facendo di noi il loro pasto. Decidiamo allora di rivestirci e tornare indietro.
Sono passate diverse ore da quando siamo partiti e questa sarà la nostra ultima notte assieme. Per commemorare, decido di pagare per una notte in albergo e cena fuori.
Sulla via di ritorno a Westport facciamo gli scemi in un pub bevendo caffé con la stecca da biliardo in mano. Vinco due volte su tre, ma le battute e le allusioni sessuali che ci scambiamo ad alta voce davanti agli ubriaconi, sono incredibilmente accesi.
Si ride, ci si bacia, ci abbracciamo. Forse non sappiamo che domani sarà un saluto lungo un anno o forse più.
A Westport metto in pratica le mie tattiche da vecchio venditore ed ottengo una stanza doppia per 45 dollari contri i 64 che mi avevano chiesto al telefono.
Per la cena torniamo alla pizzeria che giorni prima avevamo trovato chiusa.
Siamo gli ultimi della serata e così il pizzaiolo scabia con noi 4 chiacchiere e prepara la pizza con un pizzico di personale attenzione per i suoi due nuovi “amici”.
Due pinte di birra ed eccomi che siede per la prima volta davanti alla donna che non ho conosciuto mai.
Per la serata infatti vestiamo con gli abiti più belli che abbiamo. Io sfoggio la mia camicia bianca comprata in cina per 1 dollaro e i miei pantaloni di jeans nero con la mota secca sull’orlo delle gambe. Stivali e deodorante a iosa.
Lei invece ha un jeans attillato, con quel suo fisico atletico che le risalta tutto. Un toppettino verde con delle decorazioni semplici ma molto femminili. Un petto generosissimo e tonico. Ha lisciato i capelli, ha messo del trucco ed indossa le scarpe con il tacco.
Nell’orecchio, sotto voce per non arrapare anche il pizzaiolo, dice
“Se vedevi le scarpe che ho casa, mi avresti chiesto di leccarle…”
“Vuoi leccare i miei stivali motosi, invece?” le faccio con un sorrisetto mentre le mordicchio il collo.
La pizza é buonissima e la birra anche. O forse la birra é fortissima e la pizza sembra buona per quello. Abbiamo venuto anche del gin con del succo che Jonathan aveva comprato e che le ha lasciato per non portarselo dietro.
Siamo alticci e felici.
Camminiamo appassionatamente verso la stanza, mentre tutta la città di Westporto dorme ed alcuni ragazzi escono da un pub abbracciati alle ragazze che si porteranno a letto stasera.
In camera beviamo altro gin seduti sul pavimento e parlando
di quello che del mondo ci piace e quello che no.
E’ quasi mezzanotte. Non in che momento, ma come promesso, mi ritrovo legato al letto con una sciarpa e bendato con il suo toppettino verde.
A
IU
TO
(qualcuno mi dica che NON sto sognando)