3 Febbraio 2008
Per la notte abbiamo trovato un parcheggio ripidissimo davanti ad un gruppo di case che accupano l’ultima parte di una strada senza uscita.
Sono il primo a svegliarmi ed un signore lava la sua auto silenziosamente per non disturbarci. Mi metto a parlare e rifiuto il suo invito per un caffé, dicendo che preferisco aspettare che le mie amiche si sveglino.
Per sollecitare il tutto, faccio video e foto delle fanciulle mentre russano dentro al loro van. Abbiamo trovato veramente un postaccio per dormire e così adesso se ne vedono le conseguenze, fra la paccottaglia di roba che é sparsa nel van e le due ragazze che dormono attorcigliate tra di loro, appiccicate su un lato del comparto notte.
Quando si svegliano un’altra vicina ci viene incontro sorridendo e balzellando dicendoci che siamo invitati per la colazione. Possiamo usare il bagno, fare una doccia ed abusare della sua marmellata di albicocche.
Lei fa l’infermiera ed ha viaggiato molto. E’ stata anche inItalia, paese che adora.
Ce ne andiamo dopo una lunga chiacchierata e dopo aver fatto i dovuti complimenti per il bellissimo gatto che possiede.
Siamo diretti tutti assieme in direzione sud, ma prima ci fermiamo alla fabbrica di birra che offre acqua fresca di sorgente con cui rimpiamo le nostre bottiglie.
Arriviamo al mare ed andiamo in cerca della spiaggia in cui ci accamperemo. Jennifer mi presta il suo Ipod per farmi provare quale sia la differenza fra guidare con o senza musica.
Imboccano una lunga via sterrata da vere due, mentre l’Ipod riproduce Alleluja di Jeff Buckely cantata da Bon Jovi……
Sembra che non si vada da nessuna parte. Jennifer spesso si ferma per chiedermi la direzione, ma sono io che la sto seguendo e così allunghiamo la tratta di un bel po.
Stando dietro al loro furgone, tutta la polvere che alzano sulla strada sterrata, si deposita su di me e la mia moto dandomi le sembianze di una vero motociclista da parigi dakar.
Quando ci fermiamo e mi vedono di colore di verso da quando siamo partiti, se la ridono divertite.
Arriviamo alla Crystal Beach, dove c’é solo una famiglia che ci abita. Il padre ci incoraggia ad accamparci stando attenti alla forte corrente del mare e ci invita a stare nella baia quanto vogliamo, purché non lasciamo sporcizia al mattino.
Siamo in spiaggia, durante il tramonto. Tira un vento pazzesco e sugli scogli sono depusitate lunghe alghe marine tipica di questa zona. Gli scogli sono affilatissimi e la costa é fatta di piccoli sassolini lisci, tanto lucidi quanto freddi.
Vedo una foca morta sulla banchina e le corro incontro. Puzza ed ha tutte le mosche depositate sulla carcassa. Faccio qualche foto e proprio mentre sto per toccararla, quella apre gli occhi e si rizza impiedi.
Davanti a me, a meno di un metro, ho un leone marino delle dimensioni di una renna, che spalanca la bocca, mi ruggisce contro e mi comincia a rincorrermi.
Scappo terrorizzato, urlando aiuto in tutte le lingue che so, ma quando noto la lentezza con cui questi enormi animali si spostino sulla superficie terrestre, piazzo la telecamera su uno scoglio e rotorno davanti a lui per farmi inseguire di nuovo.
Adrenalinaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa
C’é anche una piccola foca, ma se ne va poco dopo.
Accendo un fuoco con i rami che trovo e cucino per le signorine una pasta all’italiana. Purtroppo, con i pentolini da single che mi ritrovo, le porzioni non sono un granché, ma aggiungiamo qualche salsiccia, pane ed anche dell’insalata.
Stiamo in spiaggia a parlare durante e dopo il tramonto. Il rombo del mare davanti a noi e qualche foca che dall’oceano sbarca sulla spiaggia, ci vede e se ne torna in mare.
Adesso é notte ed il fuoco ci tiene al caldo, mentre i nostri culi tremano dal freddo.
Jennifer va a letto prima di tutti e così, io e Nyyti, rimasti adesso soli parliamo e parliamo e parliamo e parliamo.
Ci baciamo. La invito a dormire nella mia tenda e lei dice che non ci sono problemi, poi dice che é freddo e che ha paura che il mare ingrossi e così scappa nel van.
Io rimango da solo davanti alla brace del fuoco che adesso pulsa. Monto la tenda e per un attimo, come mi é già successo, ho paura.
La natura é potentissima ed imprevedibile. Ci sono stati momenti, come in Australia, in cui campeggiare scalzo in pieno deserto fra serpenti e ragni, non rappresentava un problema. Adesso invece il vento, il mare ed i leoni marini che potrebbero aggredirmi di notte, mi innervosiscono.
Monto la tenda accanto al van, dove Nyyti e Jennifer già dormono, e non se ne parla più.
Buona notte.