6 Febbraio 2008
E’ che a Milford Sound, ci sono arrivato di notte. L’unica cosa che ho visto era la nuda fare capolino fra le nuvole e riflettere il profilo delle montagne sullo specchio dell’acqua.
Quando mi sveglio rimango a bocca aperta.
Mi faccio trovare al porto e dico di essere amico di Steve, il ragazzo irlandese. Mi viene dato il biglietto e salgo a bordo dove inizia il tour in barca attorno ai fiordi.
Spettacolare.
Viene anche offerto caffé e una zuppa di zucca buonissima. Siedo a prua, con le fotocamere in mano ed il dito continuamente premuto a scattare foto a destra e manca.
A parte il rumore dell’elica della barca, in mezzo alle montagne si avverte un gran silenzio. Se ti concentri abbastanza riesci a sentirlo.
Prova…
Dopo due ore sono di nuovo al porto. Ho fatto due chiacchiere con una famiglia irlandese che mi invita a passare il fine settimana in Queenstown in loro compagnia. Scambio di numeri, ma so già che sarò arrivato a destinazione, prima di allora.
Faccio ritorno sulla statale tortuosissima che avevo percorso la notte prima, dopo l’incontro con Steve. Bellissimo fare foto e filmati adesso che il sole illumina la valle rocciosa. Ci sono decine di piccole cascate che spruzzano a terra getti d’acqua glaciale appena sciolta.
Quando arrivo al tunnel chiedo ad una ragazza ferma in macchina se può farmi una ripresa mentre discendo i tornanti.
Lei é rimasta a piedi ed il ragazzo é andato in città a cercare aiuto per riparare la maccina. Si é rotto il radiatore e così sono ore che Fanny aspetta sotto al sole. E’ francese ed il suo ragazzo irlandese. Ma che c’é a Milford Sound un’invasione?
Riattraverso il tunnel e sfreccio a sud per il pranzo. Quando arrivo, armato di panino con salume dentro, mi appare la macchina di Jennifer con dentro le ragazze che sventol
ano a grandi bracciate un mega saluto.
Dico loro che mi sono mancate e così pranziamo assieme sul prato, all’ombra di un albero. Mi sento più in vena di coccole oggi e così giocherello con il piede di Nyyti mentre scambio battute con Jennifer.
Quando sono con le donne, in qualsiasi modo io passi il mio tempo con loro, mi dimentico che il tempo scorre rapidissimo. Così, arrivato in città per il pranzo, adesso sono le 16 e mi affretto a ripartire. Bacio Nyyti un’ultima volta e le dico che, se trovo casa nei prossimi giorni, possono venire a stare da me per un po’. Fare una doccia e una lavatrice.
Riparto, ma dopo 100 km mi prende un sonno disumano. Mi fermo a dormire sul bordo della strada, in un viottolo di campagna ed un contadino giovane in sella ad un quad 650, mi sfreccia incontro pensando ch’io mi senta male.
Gli dico che sto solo facendo un pisolino e lui si scusa e se ne va.
Mi sveglio due ore dopo, completamente rincoglionito dal sonno e con le prime folate fredde della sera. Ho come obiettivo quello di arrivare almeno a Queenstown, vedere la città e continuare a nord per avvantaggiarmi con la tabella di marcia.
Arrivo in città a Queenstown piuttosto sul tardi, quando i ragazzi dell’università occupano i locali bevendo birra ai tavoli allestiti all’aperto e le ragazze vestono in modi assai interessanti.
Mi é stato detto che amerò Queenstown, perché é una città giovane piena di divertimenti, ma mi é stato detto da gente che mi conosce appena e che non sa che sono uno squattrinato a cui non piace sprecare soldi bevendo birra in un pub. Mi interesso invece di guardare a destra e sinistra ogni volta che una bella figliola mi appare davanti.
Per sdrammatizzare e togliermi di mezzo, accenno un breve tour in moto della città che mi appare incantevole e piena di bei posti in cui stare. Ma non mi fermo, perché ci sono talmente tante belle ragazze che preferisco evitare di compromettere i miei ultimi soldi rimasti ed il imo tempo a disposizione. Comincia a gridare loro complimenti in italiano, come si era soliti fare con gli amici ai tempi della scuola.
Canto FIGARO FIGARO, scandendo bene le prima due silllabe ogni qual volta una bella ragazza sbuca da dietro un angolo…
FIGA………………..RO
FIGA………………..RO
si girano ma non capiscono e quindi non ridono. Magari si sono pure spaventate.
Mi viene un certo malumore a vedere tutta quella vita e non poterne far parte e così imbocco la statale sfreccio via dalla città, in cerca di un posto isolato di campagna in cui montare la tenda.
Ne trovo uno 20 km dopo, in cima ad una montagna che, guardacaso, si affaccia sul lago e sulla città di Queenstown illuminata dalle luci di città. Il posto é incantevole e la città mi appare lontana ed innocue, adesso che le luci sembrano pulsare come lucciole e la mucia dei locali non arriva alle mie orecchie.
Faccio una cena a base di fagioli e falene, che mi si tuffano nel padellino attratte dalla luce della mia torcia.
Buona notte.