Quello che ho appreso girando il mondo per 16 anni, 500.000 km, 5 continenti e 77 paesi è racchiuso nelle pagine di questo manuale. Ho voluto sintetizzare tutto ciò che la strada mi ha insegnato, per trasmetterlo al motoviaggiatore che desideri realizzare lo stesso sogno.
La forza di questo sito è quella di poterti offrire spunti, soluzioni e suggerimenti arricchiti da una serie di aneddoti che ho vissuto in prima persona. Potrai semplificare la preparazione del tuo viaggio, gestire le prime necessità una volta partito, ottimizzare i costi previsti e, se necessario, estendere all’infinito la tua avventura svolgendo attività lavorative sia nei paesi visitati che online.
Il viaggio-avventura ti espone a una serie di imprevisti cui dovrai far fronte quotidianamente, spesso in zone remote o con scarsa disponibilità di risorse. Questo manuale ti suggerisce come affrontare tali imprevisti e risolverli in ogni situazione, sfruttando il tuo ingegno e ciò che la strada ti mette a disposizione. Il messaggio che volevo trasmetterti era l’importanza di quell’unico elemento che ritengo indispensabile e in grado di fare la differenza per il tuo viaggio: TU!
Se desideri scoprire il mondo in moto ma avverti un freno interiore che ti impedisce di farlo, questo sito ti offre l’ispirazione e la motivazione che cerchi.
Se sogni di compiere un viaggio-avventura ma pensi di non avere tempo a sufficienza, abbastanza soldi e competenze meccaniche adeguate, questo sito ti offre le soluzioni.
Se pensi che viaggiare in moto sia troppo costoso, che dormire in tenda non sia sicuro e che il mondo là fuori sia pieno di rischi, questo sito ti farà cambiare idea.
Tutte le difficoltà o i dubbi che avverti li ho vissuti sulla mia pelle quando, ancora ventenne, decidevo di partire per il giro del mondo in moto. Ma è stato proprio quando ho messo le ruote sulla strada che le incertezze si sono placate e le sfide sono diventate il mio pane quotidiano: quella parte stimolante di avventura, irrinunciabile e necessaria, per comprendere i miei limiti e spingermi oltre, alla scoperta della bellezza del mondo, con le sue mille culture e i suoi mille paesaggi. E sarà così anche per te, se ci crederai e vorrai metterti in gioco.
La mia speranza è che questo manuale ti aiuti a realizzare viaggi di qualsiasi durata o distanza, verso qualsiasi meta, e con qualunque budget.
Motivazione
Prima di buttarti a capofitto nei preparativi di un viaggio in moto, è bene ricordare che il ruolo più importante lo rivesti tu in prima persona. Scegliere la moto adatta, il periodo giusto e la giusta formula di finanziamento per la tua avventura potrebbe risultarti prioritario, ma la mentalità con cui affronterai questo viaggio è ancora più importante.
Tutto dipende da te stesso, che tu ci creda o meno. Sarai tu a guidare la moto per ore interminabili e a proporti ingegnere dei tuoi stessi problemi, così come sarai sempre tu a sprigionare la forza motrice che ti guiderà chilometro dopo chilometro attraverso le meraviglie che il mondo tiene in serbo per te.
Infine, sarai appunto tu a trarre beneficio e insegnamento da questa esperienza, per cui assicurati di non lasciare la tua serenità a casa! Ricordati che ciò che farà la differenza sarà la mentalità con cui affronterai e interpreterai ciò che ti accadrà lungo il percorso.
Come per qualunque altro progetto, la tua motivazione personale sarà la linfa che darà corpo al tuo sogno prima ancora che tu abbia tutti gli strumenti pratici e materiali per realizzarlo.
Chiediti quindi:
- Perché lo stai facendo?
- Cosa ti aspetti da ciò che farai?
- Di cosa sei in cerca?
- Quanto è importante per te?
- Quanto sei disposto a metterti in gioco?
Senza una motivazione personale, il viaggio non potrà mai avverarsi. In caso contrario, anche in presenza di avversità e complicazioni, sarai in sella, lanciato verso un’avventura con la “A” maiuscola nonostante lo scetticismo delle persone a cui hai accennato della tua imminente partenza.
Voglio ora riportarti l’esempio di tre celebri viaggiatori, per farti comprendere quanto la motivazione e la definizione di un obiettivo siano davvero tutto. Gli esempi sono quelli di Ted Simon, Sam Manicom e Giorgio Bettinelli.
Nessuno dei tre scoprì la moto in giovane età, e nessuno dei tre era già motociclista quando partì per il suo primo viaggio, ma per ciascuno di loro il motivo principale che lo spinse a intraprendere l’avventura su due ruote scaturì da una curiosità personale e da un gusto per la scoperta dell’ignoto. Questi elementi risultarono più determinanti delle scarse competenze pratiche e dei pochi mezzi a disposizione con cui ognuno di loro partiva.
Ted Simon è considerato il precursore dei viaggi-avventura in moto. Giornalista tedesco, partì alla scoperta del mondo nel 1973, all’età di 42 anni. Non aveva mai guidato una motocicletta prima di allora, e infatti ottenne la patente di guida solo in prossimità della sua partenza, non prima di essersi fatto bocciare una volta all’esame. Si legge in “Jupiter”, il suo primo romanzo, resoconto di quel lungo viaggio che lo portò a compiere il giro del mondo in 3 anni (103.000 km attraverso 46 paesi):
«Non saprei dire perché pensai immediatamente a una motocicletta. Non avevo né la moto, né la patente per guidarla, eppure mi sembrò ovvio sin dall’inizio che era proprio quello il modo di viaggiare, e che avrei potuto risolvere tutte le difficoltà. […] Scelsi la moto essenzialmente per due ragioni. Innanzitutto sembrava il mezzo più versatile. In secondo luogo pensavo che nessuno avesse mai tentato l’impresa in moto, quindi ne sarebbe venuto fuori un buon libro. Ero uno scrittore, non un motociclista […]»
Proprio come fece Ted Simon, l’immaginazione può aiutarti a capire se quello che starai per compiere è ciò che davvero stai cercando. Hai intenzione di viaggiare in Africa? Che sapore pensi che avrà attraversare il deserto? Se ciò che immagini evoca in te emozioni positive, allora è molto probabile che quello sia il tuo viaggio. Non lasciarti coinvolgere in nulla che ti faccia sentire obbligato o a disagio. Immagina ciò che davvero potrebbe far scaturire in te un obiettivo desiderato.
Ted Simon compì per intero il giro del mondo, ma non si accontentò. Ventotto anni più tardi, all’età di 69 anni, il tedesco ci riprovò. Ancora una volta, tutto partì da una motivazione personale: mettere alla prova se stesso, ormai non più giovane, e riscoprire i luoghi visitati tanti anni prima.
«Se mi avessero detto che lo avrei rifatto a Settantanove anni, mi sarebbe sembrato ridicolo. Settant’anni sono davvero troppi per cose del genere. Ventiquattro anni dopo, a sessantanove anni, ho pensato: perché no? Sono ancora in grado di andare in moto. Non sarebbe stato affascinante scoprire cosa era accaduto su quel percorso di 125mila chilometri che mi ero inventato negli anni Settanta, e soprattutto cercare di capire se in qualche modo potevo ritrovare la persona che ero allora?»
Al pari di Ted Simon, anche l’inglese Sam Manicom non era un motociclista, ma semplicemente un uomo curioso dall’animo avventuroso. Manicom lavorava in un centro commerciale del Jersey, dove vendeva scarpe e articoli sportivi. Aveva 32 anni quando si accorse di condurre una vita che non lo appagava: «A un certo punto mi sono accorto che quel lavoro non mi piaceva. Ero stanco di vendere alla gente cose di cui in realtà non aveva bisogno.»
Così fece i bagagli, ottenne la patente (anche lui qualche mese prima di partire, come Ted Simon!) e si mosse alla volta dell’Africa. Fu l’inizio di un’avventura che lo portò, nei successivi vent’anni, a compiere circa 440.000 km in sella alla sua “Lilly”, una BMW R80 G/S.
«Quando dovetti scegliere che moto utilizzare, non avevo esperienza. Due amici con i quali mi trovavo a bere in un pub, mi suggerirono di acquistare una BMW R 80 G/S. Uno di loro mi disse che era una motocicletta “bulletproof” (a prova di proiettile: praticamente indistruttibile), e l’altro mi disse che era “idiot-proof” (a prova di idiota, ed io lo ero, in quanto principiante). […] Non potei mai scordare la sensazione che provai quando solcai per la prima volta le sabbie del Sahara: “Sono un vero idiota”, pensai. Ma poi capii che la moto mi dava opportunità incredibili: potevo esplorare strade secondarie, iniziare e finire le mie giornate quando volevo, e non avevo biglietti di autobus e treni da prenotare né tratte obbligate che potessero circoscrivere i miei desideri. Il mio progetto era quello di viaggiare per un anno e limitarmi all’Africa, ma strada facendo realizzai che viaggiare via terra con una moto era la cosa migliore che avessi mai fatto. E così proseguì la mia avventura, fino a compiere il giro del mondo nei successivi otto anni.»
E infine l’esempio dell’italiano Giorgio Bettinelli. Giornalista come Ted Simon, corrispondente del Corriere della Sera dall’Indonesia, qui ricevette in regalo una Vespa, a rimborso di soldi prestati a un amico locale. Dopo aver attraversato quasi per gioco, da nord a sud, l’isola di Sumatra, Bettinelli si innamorò della libertà provata sul suo piccolo scooter, e così decise di intraprendere una lunga sfida personale: percorrere su due ruote la strada da Roma (dove nel frattempo era tornato a vivere) a Saigon.
Fu il primo dei suoi numerosi viaggi su due ruote. Seguì poi un secondo viaggio, da Anchorage alla Terra del Fuoco (36.000 km), un terzo da Melbourne a Città del Capo (52.000 km) e un quarto, chiamato Worldwide Odyssey, che fu un vero e proprio giro del mondo durato più di tre anni, per una lunghezza di 144.000 km, che lo hanno sottoposto ad ogni tipo di peripezia, fra cui un presunto sequestro in Congo per mano dei guerriglieri locali.
«Io non avevo nessuna intenzione di comprarla […] perché non avevo mai avuto passione per le moto e la mia unica esperienza in tal senso si era limitata, all’età di quindici anni, a un ciclomotore rosa shocking che era finito accartocciato in un fosso insieme a me.»
Che cosa lo mosse, allora? È lui stesso a raccontarlo, in un’intervista rilasciata a Giovanni Bogani:
«Volevo scoprire cosa si nascondeva dietro ogni confine, che è una linea immaginaria tracciata dagli uomini sulla terra, ma che è capace di separare culture così diverse tra loro. D’altro canto, viaggiare era quello che avevo sempre sognato fin da ragazzino. Potrei dire che ho sempre vissuto per questo.»
La curiosità, il gusto dell’avventura e di evasione dalla routine, il desiderio di scoprire posti nuovi e di incontrare persone e culture diverse.
Tutto questo è ciò che muoverà anche te a compiere la tua avventura. Il resto viene dopo. Non è importante che tu abbia anni di guida alle spalle, e nemmeno i soldi sono così fondamentali, in fin dei conti (vedremo in seguito perché).
Se saprai partire con le giuste motivazioni, non c’è nulla che potrà fermarti e ogni difficoltà che il viaggio presenterà sul tuo cammino non sarà altro che l’ennesima opportunità per ricordare a te stesso quanto credi in ciò che stai facendo.
Io fui motivato da alcune letture: “On the road” di Jack Kerouack, e gli stessi romanzi di Giorgio Bettinelli. Ricordo che un giorno, dopo aver visto il film “I diari della Motocicletta”, pensai: «Se c’è riuscito Che Guevara con la “Poderosa” (questo era il nome della sua vecchia motocicletta), lo posso fare anch’io con la mia vecchia Transalp!»
«Ma non sei nemmeno un motociclista!», ribatté l’amico con il quale ero stato al cinema.
«Nemmeno Che Guevara lo era», incalzai io.
Ma avevo tutto quello che mi serviva: tempo, salute e il giusto atteggiamento mentale. Di seguito, voglio analizzare con te questi tre requisiti fondamentali.
Tempo
Il tempo è davvero tutto.
Potresti avere una moto da sballo e il miglior equipaggiamento sul mercato, ma se non hai il tempo di lasciare impegni e responsabilità a casa, la tua moto se ne rimarrà chiusa in garage!
E non è solo importante avere del tempo, è determinante anche come gestirlo.
Il tempo che avrai a disposizione definirà la qualità del tuo viaggio, la serenità e i ritmi dei tuoi spostamenti; influenzerà la distanza di percorrenza giornaliera e il chilometraggio complessivo del tuo itinerario nonché l’approccio con il territorio e il modo in cui ti porrai a risolvere gli imprevisti lungo il percorso.
Avere un tempo flessibile o addirittura non definito (come feci io, che partii senza impormi una data di ritorno prestabilita) ti darà anche il vantaggio di estendere il tuo viaggio più del previsto, se ti farà piacere.
Per dirla con una metafora: se hai 3 minuti per pranzare, probabilmente dovrai accontentarti di un panino e di una bevanda comprati a un fast food. Ti riempi la pancia e te ne dimentichi il giorno dopo. Ma immagina di avere tutto un fine settimana a disposizione e di poter scegliere al mercato gli ingredienti da usare, preparandoli in base a quello che hai voglia di mangiare. Antipasto, vino, primo, secondo, dolce, caffè. E tutta l’esperienza conviviale che fa parte del processo. Non solo hai mangiato, ma hai anche socializzato, hai scelto, sei stato creativo, hai espresso te stesso mediante quello che hai preparato per i tuoi invitati e ne hai anche goduto. Disponendo di tempo, trasformerei il fast motoviaggio in un’esperienza che parte dall’antipasto e finisce con il digestivo.
Al contrario, la mancanza di tempo è ciò che ti rovina tutta l’avventura, perché di fronte alle difficoltà di giornata tu sai che sei obbligato a rispettare una tabella di marcia poco indulgente sui ritardi (c’è il rientro al lavoro che ti aspetta!) e non puoi modificare di molto i tuoi ritmi. Se piove per tre giorni di fila, dovrai comunque metterti in marcia, non avrai il tempo di aspettare che spiova. Se fori in Patagonia, se rimani senza benzina in Siberia o se cadi e ti fai male, è un problema solo se hai una data di ritorno a metterti fretta. Ma se di fretta non ne hai, tutto quello che devi fare è prenderti il tempo di risolvere il tuo problema. E così la padronanza del tempo sarà ciò che ti permetterà di trasformare un guasto alla moto nella scusa per fare le dovute conoscenze umane con gli abitanti del posto.
Se il tempo ti manca e ne vuoi di più, fai una scelta: partire comunque con il tempo che hai a disposizione in quel momento e limitarti a un viaggio più breve, o rinunciare a quello che hai per accumulare più tempo, in prospettiva futura.
Ti invito a riflettere su come il concetto di tempo sia molto più dinamico di quanto si possa pensare. Non occorre per forza avere qualche anno di libertà per girare il mondo. Lo si può fare anche a “tappe”, concedendosi un breve periodo ogni anno e visitando così una diversa area geografica per volta.
Conosco persone che in questo modo sono riuscite a visitare gran parte del globo su due ruote. Pinuccio e Doni, ad esempio, approfittano delle proprie ferie lavorative per realizzare il giro del mondo a bordo di una Transalp. Nel 2012 hanno viaggiato dall’Italia alla Mongolia e ritorno. Nel 2014, in 60 giorni, sono risaliti dal Canada al Circolo Polare Artico, in Alaska, e poi ridiscesi in America: qui hanno lasciato la moto, contando di recuperarla la prossima estate, per vivere altri due mesi in sella tra Nord e Centro America, fino alla Colombia. A quel punto, la loro Transalp conoscerà una nuova sosta, in attesa del 2016, quando Pinuccio e Doni percorreranno le strade della Patagonia, fino alla Terra del Fuoco.
Con questa prospettiva, anche chi pensa di non avere mai tempo (perché magari svolge un lavoro dipendente e non può chiedere più delle due, tre settimane di ferie canoniche) in realtà scoprirà che il segreto sta proprio nell’ottimizzare quelle poche settimane a sua disposizione.
Viaggi del mondo “a tappe” hanno vantaggi e svantaggi.
Il vantaggio è quello che, durante la preparazione del viaggio stesso, dal punto di vista logistico ci si può concentrare su una specifica area geografica: se si deciderà di visitare una zona climaticamente calda, si potrà adattare di conseguenza il proprio equipaggiamento, escludendo dal bagaglio l’abbigliamento per le temperature più severe. E così con i visti e i documenti vari: se i paesi da visitare saranno di numero limitato e già definito in partenza, limitate saranno anche le carte da ottenere.
Dall’altro lato, l’organizzazione di viaggi più brevi può essere anche più impegnativa di quella richiesta da un lungo viaggio: le tappe dovranno essere scandagliate in modo preciso, e bisognerà sempre sperare di non incappare in grossi imprevisti, pena la difficoltà di tornare in tempo per la data stabilita. Ti consiglio di prevedere sempre dei giorni-cuscinetto in più nel tuo programma: se, ad esempio, avrai a disposizione due settimane, calcola il tuo itinerario su 12 giorni, lasciando altri due giorni “cuscinetto” per eventuali soste non prevedibili in fase di pianificazione.
Quando decisi di fare il giro del mondo in moto, avevo da poco terminato gli studi superiori e non avevo altri impegni. Disponendo di tutto quel tempo, decisi di mettere tra le mie priorità quella di fare un’esperienza di vita unica, prima di poter essere risucchiato da responsabilità più grandi. Non ho dovuto rinunciare a nulla, se non alla vicinanza della famiglia, degli amici e degli affetti più cari. E il viaggio stesso diventò per me il modo per prendermi tutto quel tempo che non mi ero mai preso fino a quel momento, per scoprire qualcosa di più del mondo, di chi ero e di quello che volevo fare della mia vita.
Per capire quanto tempo hai o puoi avere, ricordati di porre sempre il tuo potenziale umano davanti all’impresa motociclistica. Il viaggio in moto non è l’unica cosa che può renderti felice. Il viaggio può metterti in contatto con un’esperienza unica e affascinante. Ma se ciò che già fai ti appaga, il viaggio potrebbe non essere una tua necessità.
In sostanza, il problema “tempo” è solo apparente. La vera questione sono le priorità che decidi di darti nella vita. Lavoro o avventura? La sicurezza di un posto fisso e di una carriera in crescendo o la scelta di un periodo “sabbatico” che ti faccia conoscere nuove opportunità lavorative? Ricorda che l’unità di misura, con cui valutare certe decisioni, sei tu.
Ora che sai che potresti ottimizzare il tempo che hai a disposizione (poco o tanto che sia), c’è qualcosa che ancora ti blocca dal partire? È così importante per te da rinunciare al viaggio? Quali sono le tue paure? Quali sono invece le opportunità che potresti cogliere con la partenza? Se fino a questo momento non sei mai partito per un viaggio, pur avendo sempre sognato di farlo, non lo hai fatto perché non ne avevi davvero il tempo o perché non sei riuscito a concederti del tempo o a ottimizzare quel poco che avevi?
Salute
La salute è sicuramente uno dei fattori determinanti per la buona riuscita di un viaggio ed è anche uno degli elementi più messi a rischio durante l’intera avventura. Ti muoverai costantemente fra luoghi con parassiti diversi nell’acqua, nel cibo e nell’aria e la spossatezza del motoviaggiatore (anche chiamata diarrea, cacarella o dissenteria) colpirà anche te. Ma non preoccuparti. Se il tuo stato di salute è buono, potrai far fronte ad ogni cambiamento ambientale, climatico e batterico con gli stessi sintomi che hai più volte riscontrato durante un brutto raffreddore.
Non pregiudicare quindi la tua voglia di partire per fobie legate a possibili rischi di salute che tuttavia non si sono ancora presentati. Documentati sulle condizioni igieniche dei posti che andrai a visitare e assicurati di seguire tutte le profilassi consigliate o addirittura obbligatorie (in alcuni paesi, ad esempio, è richiesta la vaccinazione per le malattie con alta incidenza locale, vedi pagina <?>).
Se sei allergico, asmatico o hai altre patologie che devi costantemente tenere sotto controllo, rivolgiti al tuo medico e accertati di trovare il modo per mantenerti entro i valori normali.
Così come è importante fare un controllo minuzioso della moto prima della partenza, può essere utile fare un check-up del tuo stato di salute.
In uno dei suoi libri, Giorgio Bettinelli racconta che, prima di partire da Roma alla volta di Saigon, sulla sua Vespa, era stato dall’odontoiatra per rassicurarsi della salute della sua bocca: sia mai che avesse dovuto incorrere in un brutto mal di denti strada facendo!
Personalmente, ho verificato su me stesso come il mio fisico riuscisse ad adattarsi in maniera encomiabile ai ritmi e alle condizioni a cui era sottoposto, riservandomi la piacevole sorpresa di un’efficienza e di una capacità di resistenza incredibili. Questa sensazione sembra avere una veridicità scientifica: quando il corpo è sottoposto a stress di poco superiori alla quotidianità (quale può essere lo stress di un viaggio in moto), libera una quantità di adrenalina superiore alla norma per fare fronte a ogni adattamento: diventa più tollerante alle variazioni climatiche, al cambio di alimentazione, alle ore di sonno sacrificate, perfino ai virus e agli agenti patogeni.
Talvolta mi sono divertito a testare la resistenza del mio fisico, non rinunciando a provare, ad esempio, le specialità delle cucine locali. Ma se questo atteggiamento di completa apertura ha senso in un viaggio di lunga percorrenza, per i viaggi brevi è più indicato avere una maggior dose di prudenza e preservarsi dai cambiamenti troppo repentini.
Nel capitolo dedicato all’equipaggiamento ti suggerirò di portare anche un piccolo kit di primo soccorso con alcuni farmaci di auto-medicazione. Non serve essere ipocondriaci, ma previdenti sì.
Un’ultima nota: anche a proposito della salute, spesso il limite è nella nostra testa. Ho sentito e conosciuto diversi esempi di motoviaggiatori impegnati in lunghi ed estenuanti tour che hanno fatto fronte anche a insufficienze cardiache, handicap fisici o malattie penalizzanti. Per loro, il viaggio è stato una sorta di sfida personale, ma anche una dimostrazione di forza interiore e un messaggio di incoraggiamento da trasmettere agli altri. L’esempio più lampante è quello del bielorusso Vladimir A. Yarets, sordomuto dalla nascita, che all’età di 68 anni ha completato un giro del mondo in moto durato dieci anni (2000-2009). Vladimir ha coperto oltre 300.000 chilometri su due ruote attraversando 69 paesi. È stato spinto dalla passione, ma anche da una piccola nota d’orgoglio personale: essere menzionato nel libro dei Guinness dei Primati.
E allora, perché non credere nella possibilità che il viaggio stesso, con la carica emotiva che è pronto a trasmetterti, possa addirittura rinvigorire la tua salute?
Atteggiamento mentale
Si dice che il viaggio sia una metafora di vita, e non c’è definizione più azzeccata per rendere l’idea di quanto un’avventura in moto ti metta di fronte a ogni tipo di situazione immaginabile. Al pari della vita, puoi fare tutti i calcoli che vuoi, stabilire i tuoi piani e darti delle scadenze, ma non potrai mai prevedere al cento per cento il susseguirsi degli eventi né essere pienamente padrone di tutto ciò che accadrà. Gli imprevisti (così come le belle sorprese!) saranno sempre dietro l’angolo. Tutto quello che puoi fare è accettare qualsiasi situazione la strada ti porrà di fronte, e – se di intralcio al prosieguo del tuo viaggio – ingegnarti a risolverla a tuo vantaggio.
L’ingegno è qualcosa che non dovrebbe mancarti mai, né durante i preparativi, né tanto meno durante i giorni di viaggio. Devi metterti nell’ordine di idee che ogni avventura, in quanto tale, è soggetta a tutti i fattori esterni presenti nel mondo, compresa la sfortuna, la corruzione e i pregiudizi!
Armati quindi di una buona pazienza, di una certa flessibilità e di quella duttilità che ti farà vedere gli imprevisti come prove da superare e che ti faranno crescere, piuttosto che come ostacoli davanti ai quali arrenderti.
Un termine che mi piace usare per definire l’approccio mentale del motoviaggiatore è resilienza. La resilienza è la capacità di un materiale di assorbire un urto, senza rompersi. È un termine usato anche in psicologia per definire quell’atteggiamento mentale che riesce a cogliere in ogni momento di crisi un’opportunità. Dovrai insomma essere flessibile, versatile e plasmabile.
L’ingegno e la resilienza dovrai dosarli in maniera bilanciata con l’umiltà. L’approccio migliore è ammettere con te stesso che non puoi fare tutto da solo e che chiedere aiuto non è un atto di accattonaggio.
Ricordati che riconoscere i tuoi limiti non è sempre un segno di vulnerabilità. Anche affidarsi all’esperienza degli altri per preparare il tuo viaggio è un buon modo di entrare in contatto con la tua umiltà e il tuo ingegno.
Riconosci quanto preziose siano le esperienze di altri motoviaggiatori e rispetta la filosofia e i metodi di chi ha viaggiato in moto prima di te e lo ha raccontato, però sfrutta le loro informazioni per tirarci fuori solo quello che fa al caso tuo. Il resto è il viaggio di qualcuno che non è te.
Un altro aspetto fondamentale del carattere è l’apertura mentale. Vivere i luoghi attraversati sviluppando contatti e rapporti con gli autoctoni è molto importante. Non limitarti ad essere uno spettatore in sella alla sua motocicletta che si ferma di tanto in tanto solo per fare qualche foto ricordo suggestiva. Socializzare con la gente del posto significa immergersi nelle culture, al di là di quello che i nostri occhi possono vedere in apparenza. Tutto questo ti aiuterà anche a risolvere meglio i problemi, qualora si presentassero sul tuo percorso, perché prenderai maggiore consapevolezza delle risorse del luogo in cui ti trovi.
Infine, mantieni sempre un atteggiamento ottimista. Le reazioni che manifesterai agli imprevisti ne condizioneranno la risoluzione in maniera positiva o negativa e un sorriso, anche quando tutto sembra non andare per il verso giusto, è sempre di grande aiuto. Vuoi un esempio? Immagina di avere un guasto alla moto e di appartarti a bordo strada imprecando e agitandoti per l’accaduto. Chi ti vedrà non sarà certo indotto a chiederti cosa ti sta succedendo e se hai bisogno di una mano. Ma se invece di arrabbiarti e perdere la calma saprai vivere tutto con equilibrio e ironia, magari scherzando sull’accaduto con chi incontrerai lungo la strada, allora saprai attirare anche la solidarietà e l’appoggio degli altri.
Quanto costa viaggiare in moto?
Meglio sfatare subito una credenza che solitamente mette in difficoltà chiunque pensi di partire per un lungo motoviaggio.
Non avevi visto la voce “soldi” nei requisiti principali e così ti stavi chiedendo in quale pagina ne avrei parlato. Bene, parliamone ora, perché né io né la maggior parte dei motoviaggiatori crediamo si debba dare troppa importanza a questo fattore.
Se ti dicessi che viaggiare per il mondo in moto costa zero euro al mese, non mentirei, perché conosco chi ci riesce. Se invece ti dovessi dire quanto è stata la spesa massima registrata per un viaggio in moto nel mondo, allora posso dirti che ho incontrato persone che investivano budget fra gli 11mila e i 18mila euro al mese.
Follia? No!
Per quanto riguarda me, ho calcolato in base ai miei bilanci, una spesa di circa 400 euro al mese, tutto compreso, con qualche punta massima attorno ai 900 euro nei periodi più impegnativi e 200 euro in quelli più tranquilli.
Sono più scemo di quello che spende zero euro o sono più intelligente di quello che ne spende 18mila? Nessuno dei due. Ognuno di noi, e presto anche tu, ha scelto di viaggiare con il budget che rispecchia il proprio stile e le proprie aspettative. In un certo senso, la bellezza di un motoviaggio sta anche in questo: non è come una gita o una vacanza che paghi per intero in anticipo, ma lo finanzi giorno per giorno, decidendone tu i comfort da includervi o escludervi, in base alle condizioni, all’umore e alla situazione del presente.
Il budget mensile, proprio come la scelta dell’itinerario, della moto, dell’equipaggiamento e del tempo che starai in viaggio, è un altro dei fattori che ti scegli su misura! Ecco un esempio di calcolo di spesa del mio viaggio da record a Capo Nord.
E ti dirò di più: non ti serve nemmeno un ingente capitale di denaro, frutto di una vita di risparmi, per viaggiare. Ci sono tanti modi per “guadagnarti” il prezzo del tuo viaggio strada facendo. E li analizzeremo in seguito .
La risposta che cercavi te l’ho data. Adesso, però, questi numeri ti hanno suscitato numerose altre domande, giusto? Del tipo: come faccio a viaggiare con zero euro al mese? E come con 400 euro? Con quanti soldi devo partire? La risposta a queste domande seguirà nelle prossime pagine. Fin da ora, però, voglio incoraggiarti con questa osservazione: che tu ci creda o no, costa di più vivere in modo stanziale, avendo una casa fissa, le bollette e le tasse da pagare, il guardaroba da rinnovare ogni anno anche in base alle esigenze della propria professione, e gli strumenti di lavoro che nostro malgrado dobbiamo sempre aggiornare. In viaggio, invece, sono davvero pochi i costi fissi a cui non puoi rinunciare. Potremmo includervi: la benzina, il mangiare, il pernottamento, i tagliandi per la moto e i visti. Ma di questo, come già detto, parleremo più avanti.
MANUALE DEL MOTOVIAGGIATORE
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- Theresa Wallach [it.wikipedia.org/wiki/Theresa_Wallach]
- Danielle Murdoch [www.motomonkeyadventures.com]
- Alisa [www.motoadventuregal.com]
- ChantalSimons [www.chickonthechookchaser.com]
- Minori Nishimura […]
- Makiko Sugino […]
- Kinga Tanajewska [www.onherbike.com]
Linda Bootherstone Bic
Tra tutte queste motoviaggiatrici, vorrei dedicare qualche parola a Linda Botherstone, che ho avuto modo di conoscere in viaggio. Era il 2006, ci incontrammo da “Sunny Cycle”, un’officina di Kuala Lumpur specializzata nella riparazione di “big bikes”, “le grandi moto”, come le chiamano da quelle parti.
Lei stava facendo il tagliando alla sua Suzuki DR 650 mentre io dovevo cambiare tutto il gruppo catena-corona-pignone. Linda aveva già passato i sessant’anni, era una donna esile ma energica, con due occhi vispi. Era alta meno di un metro e sessanta. Era partita da sola da Gibilterra, a bordo della sua vecchia Suzuki, ed era diretta in Australia, il suo paese di residenza. Mantenni i contatti con lei e successivamente seppi che giunse a Darwin l’anno seguente, dopo aver percorso 81.000 km in 21 mesi. Oggi (2015) ha 70 anni e mi ha appena chiesto informazioni sul Sud America dove viaggerà in moto nei prossimi mesi. Ovviamente da sola!