22 Gennaio 2009
Così si parte.
Immagino questo sia un addio a Buenos Aires, a Davide, alla famiglia di Ulisse, a Sofia (che già ha lasciato la città da una settimana), alle ragazze che mi sono portato a letto, ai tetti della città.
Un addio che non suona affatto come un addio perché, se devo dirla tutta, io di andarmene da qui non ho nessuna voglia.
Immagino il tempo, i chilometri, l’abitudine e le necessità di un uomo che punta ai suoi 30 anni di vita, mutino anche sotto le circostanze di un’avventura come il Giro del Mondo in Moto.
La compagnia di Davide mi piace, ecco il punto. In lui vedo l’amico diplomatico ed aperto che ho trovato solo di rado.
In Sofia vedo l’amica/amante che non ho mai avuto ed in Buenos Aires vedo qualcosa che potrebbe essere un nuova sosta.
Così, come i più attenti avranno notato, la partenza di questo Tour Panamericano, ha stranamente tardato e mi ha felicemente tenuto fermo per una, due settimane in più.
E chiamare quei 15 giorni “tempo sprecato”, sarebbe una menzogna.
Ma si sa, un viaggiatore, prima di far luce sui motivi per cui parte, deve ancora avventurarsi nella lunga e complicata autoanalisi che spiega i motivi per cui NON RESTA.
Immagino questo sia un segnale.
Non era mai avvenuto prima, in questi 4 anni.
La partenza per un nuovo tour, a prescindere dallo stato della moto, dei miei risparmi e dei chilometri da percorrere, si manifestava sempre con una incontenibile eccitazione.
Non capita oggi, 22 Gennaio 2009.
Parto in cerca di una scusa con cui rimandare la mia partenza a domani…
Sono sveglio dalle 6. Il computer che carica le batterie in cucina.
Le lenzuola sporche trascinate pigramente fino alla lavatrice.
Una moka monodose sul fornello ed io a piedi nudi che corro fuori casa per accaparrarmi le paste al cioccolato appena sfornate.
Ma che schifo le paste argentine…
;-P
La moto, per quanto ricordi, non ha mai ricevuto così tante attenzioni da parte mia. Fra le amorevoli cure di restauro che Honda NZ ha offerto, le modifiche di Davide e gli insegnamenti dei miei lettori, penso di non aver mai dedicato così tanto tempo a questa bicicletta motorizzata.
Ma che bella che é però.
Con il tricolore. Gli adesivi finalmente attaccati come si deve.
Così bella che quasi mi spiace portarmela a giro per imbrattarla di polvere e fango e storpiare ogni angolo lucido di carrozzeria con graffi e crepe.
Come ho detto.
Ha un sapore strano questa partenza.
Pieno benzina. Indicazioni precise offerte dal benzinaio ed in pochi minuti sono sull’autostrada.
Lo so, lo so. Io odio l’autostrada, ma qui é l’unico modo per uscire dalla città senza infilarsi in qualche quartiere poco raccomandabile.
Acquisto il mio passo a 25 km dalla città, uscendo dall’autostrada e proseguendo in direzione sud sulla Ruta 3.
Apparentemente, la Ruta 3 é l’unica delle due Rute nazionali che porta all’estremo sud dell’Argentina.
Terra del Fuoco. Ushuaia. Chiamala come vuoi. Quando ci arrivi lo sai comunque, perché più a sud di lì non puoi andare.
Così decido di scendere ad est, lungo il mare e sulla Ruta 3 e serbarmi il famigerato “pericolo” della Ruta 40, per quando risalgo a Nord, zigzagando fra Cile ed Argentina.
Non ho con me una mappa, ma per 19 pesos (4 euro), ne compro una poco dettagliata di tutto il paese.
Se non altro posso vedere il nome delle città importanti e delle Rute che portano qua e la.
Al supermercato sono il solito marpione. Amo tutte le commesse, chiedo loro se sono single e se mi danno il numero di telefono.
Che bello vederle sorridere imbarazzate, coprendo l’imbarazzo con gesti che richiamano l’attenzione delle colleghe a cui non manca quel sorrido bonario di chi non si diverte così a lavoro da tanto tempo.
Ma da ogni supermercato esco sempre da solo. Senza numero di telefono. Senza amante fra le braccia da portare in tenda e amare tutta la notte.
Con il fetore che emano così sudato come sono, c’é già da meravigliarsi che mi parlino da una distanza ravvicinata.
;-P
Pranzo seduto per terra, sotto una pineta che circonda una laguna.
Fa un caldo terribile ed ogni pretesto per denudarmi della tuta moto é più che ben accetto. Non nuovo per disperazione, perché se entro in acqua non me ne vado più.
Dietro all’albero sotto al quale mangio, due ragazze a prendere il sole su una sedia pieghevole. Dietro di loro, muta ed in attesa, l’auto rossa di latta spessa. Datata e colorata di un rosso sbiadito nel tempo. Immagino questo sia uno dei tanti segnali che dicono:
Siamo lontani dalla città signori, qui le macchine nuove catalizzate da 35000 euro (o pesos) non esistono.
L’idea adesso sarebbe di resistere al clima afoso ed arido che mi pervade e raggiungere Azul (se lo scrivo bene), città di media popolazione presso la quale vive il famoso Jorge, della POSTA DEL VIAJERO EN MOTO.
So già che non starò per la notte come hanno fatto già molti prima di me.
Il posto ha una storia tutta sua, se si pensa che Bettinelli ci arrivò in vespa nel 1994 e ci ha lasciato un segno con dedica.
Muoio dalla voglia di vedere quel diario e di leggere le sue parole.
La foto ricordo in cui Giorgio Bettinelli posa con Jorge l’ho vista anche sul Blog di Daniele.
Mi perdo per le strade del centro, distratto da un supermercato dove voglio passare tutto il pomeriggio, ma poi in piazza, dopo un caffè, vengo istruito sul nome della via in cui abita Jorge.
Già da fuori, la posta del Viajero en moto appare come un quadro di Picasso in mezzo a decine di foto di famiglia.
Il grigiore naturale della Calle (via) viene violato dalla gioia colorata che ogni parete esterna della POSTA emana.
Ci sono disegni con firme in ogni lingua. Giapponese, Olandese, Tedesco, Polacco, Ceco.
All’interno vedo dediche italiane ed una miriade di oggetti appartenenti a chi é passato di qui in questi 17 anni di storia della casa di Jorge.
La tenda 2 secondi della Quechua attira l’attenzione di Jorge che mi chiede di mostrargliela perché ne ha sentito parlare molto.
Non appena é disposta sul prato sul retro della casa dove capeggiano in motociclisti in visita, Jorge mi chiede di restare per la notte, ma gli dico che preferisco dormire in un campo, lontano dalla città.
Eh mica ti posso obbligare a restare… dice con tono ilare.
Continua dicendo che se rimango, nel venerdì, ci saranno amici della città invitati da lui per cucinare l’Hasado (carne argentina allo spiedo). Gli dico di smetterla di parlare di cibo o finisce che mi fermo per un’altra settimana.
Lui ride e dice che é ok.
Foto di rito, qualche sbirciatina ai vecchi diari di Jorge. Lascio la mia dedica anche io.
Sono di nuovo per strada.
Si é fatto tardi.
Mi meraviglierei di così tanto tempo impiegato per coprire solo 400 Km, ma del resto é il primo giorno, che vuoi farci.
Il primo tramonto in viaggio dell’Argentina avviene fuori dalla città.
Quando decido di fermarmi a dormire é notte, ma il sole cede un po’ della sua luce. Mi sarà utile per trovarmi un posticino appartato per accamparmi.
Tutto però é privato. I campi sono tutti recintati, come erano in Nuova Zelanda. Ci vuole un po’ di ingegno.
Trovo lungo la via uno slargo che i veicoli in sosta hanno creato con i pneumatici.
Ci sono un albero, un’area ampia per la tenda e la moto e la strada non é molto trafficata.
Quando passa un camion, poi, la luce non mi rende visibile.
C’é solo un problema.
Quando ho montato la tenda, il materassino, il sacco a pelo e la maiala di su ma, mi accorgo che la paglia più corta che giace sotto l’erba, punge come un ago.
Se mi sdraio in tenda, il peso del mio corpo premerà la tenda sugli aghi, facendola perforare da ogni parte.
E questa tenda da 30 euro, non é solo una tenda, ma é la casa in cui vivrò nei prossimi mesi.
Così rimonto tutto, sbuffando come un moccioso.
Metto tutta sulla moto, fissandola con un elastico e me ne vado, proseguendo a sud in cerca di un posto migliore.
Sono le 23:30, sono sveglio dalle 6, sono in moto tutto il giorno e questo problema logistico é l’ultimo dei problemi con cui vorrei avere a che fare.
Poi però, come per magia, un sentiero aperto di terra mi si apre alla sinistra e quando mi ci addentro trovo un posto per la tenda e per la moto che vale tutto l’impegno che mi é costato trovarlo.
Grande Gionata!
Beato te!
Certo per la carne sullo spiedo una fermata potevi farla 😉
Se penso che mangio panini con mortadella tutti i giorni….
Ho fameeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee
Minkia, sei nella patria del manzo e mangi la mortadella? VERGOGNA!!! 😉
Bhe? Come mai tutti questi complimenti alla moto? Non è che piano piano diventi davvero un motociclista? 🙂
Mi sa che è già diventato un motociclista ma ancora nn se ne è reso conto…. 😉
Non sono un motociclista. Sono un farmacista.
;-P
LA MOTO E’ LA MOTOOOOOOOOOOOOOOOOOO
ARRRRRRRRRRRRGHHHHH
ps. ho gli ormoni a 6000
euro
l’ora
,-P