2 Febbraio 2009
Arrivo a Porto Natales presto di mattina.
L’aria gela…
Ho come la sensazione che tutte le cose che ho scritto sul blog riguardo il “Problema consumi” della moto, non siano ben chiare senza immagini e foto delle parte prese in questioni.
Così dopo un pieno benzina alla stazione di servizio, mi metto di buona lena e comincio a smontare tutta la moto nelle sue parti, facendo ben attenzione a fare foto ad ogni dettaglio che possa portare un minimo di chiarezza su questo problema irrisolto che mi perseguita dal Settembre 2007.
Consumi Honda Transalp XL600V 1987 5.0 parte 4
Come si dice nel post, ci sono depositi di olio nella scatola del filtro dell’aria ed anche nel condotto dell’aria stesso.
Così devio il tubo dello spurgo del carter del motore, in una bottiglia di plastica, per vedere il comportamento della moto.
Alla stazione di servizio, proprio quando sto per ripartire, giunge un ragazzo in moto.
Ha l’adesivo di Miriam su una delle borse e così lo avvicino chiedendogli di lei.
Lui si chiama Moran, é israeliano e viene dal nord. Ha incontrato Miriam a Perito Moreno, città dove é bloccata per una guasto al cardano della sua GS.
Con Moran parliamo di quelli che sono gli anni di leva in Israele, del suo lavoro per l’esercito come sargente della marina e della sua decisione di lasciare tutto, almeno per un po’ e venire in sud America per un viaggio in moto.
Lui ha 28 anni e sembra una persona molto interessante. E’ calmo e non si scompone quando gli chiedo di farmi compagni mangiando qualche avanzo di ieri sedendo su una panchina del marciapiede.
Offre la sua maionese, la cioccolata ed io metto del pane e del formaggio.
Ed ecco che ci si ritrova a dividere uno spicchio della propria vita, mentre a mani sporche e piedi freddi, sediamo sulla panchina occupando con le moto e tutta la nostra roba, mezzo marciapiede.
La vista poi é uno spettacolo.
Perché non mi lasci dare un occhio alla tua moto? – mi chiede dopo che gli spiego cosa va e cosa non
Meglio di no, ho già dedicato a questa moto più della normale razione di manutenzione quotidiana.
Lui guida una KLE. Sembra indistruttibile…
Ci salutiamo a stomaco pieno e con un indirizzo mail reciproco a cui scriverci.
Proseguo per il nord, lì dove si apre un’altra dogana per l’Argentina.
C’é un parco nazionale chiamato Torre del Payne, che dicono sia molto bello. Non so quanto costi o quanto disti, ma prima di uscire da questa parte di Cile del nord, voglio andare a dargli un’occhiata.
Così il viaggio inizia e dietro l’ennesima curva, poco dopo la città, si aprono le nuvole e ritorna il sole.
La giornata, da prima dedicata allo smontare, pulire e rimontare la moto, sembrava essere giunta troppo presto al suo termine.
Capita a volte quando viaggi e di dedichi a qualcosa con l’attenzione che merita.
Ma adesso il sole scintilla sugli specchi d’acqua e perfora le nuvole bianche fino a creare un magico gioco di colori e sfumature bianche nel cielo.
La strada cilena é piatta e perfetta, merito delle attenzione tedesche e dell’influenza che la Germania ha avuto su questa parte del paese.
I tratti di asfalto si alterano a bellissimi tratti di sterrato liscio, dove i Guanaco osservano il mio passaggio senza scappare.
Gli animali qui sono protetti, il passaggio delle auto non li spaventa.
Scendo più volte dalla sella, lasciando la moto a scricchiolare al sole, e mi soffermo a pensare. C’è una serenità immensa nel contatto con la natura.
La ruta di terra che porta a Torre del Payne é spesso ripida e sassosa, ma non é sconnessa. Ci sono macchinari in movimento che spianano strati nuovi di arena, per quella che sembra essere l’imminente cementificazione del tratto finale di strada che porta al parco nazionale.
Dietro la serie di curve che parte dalla fine di frontiera, appare la punta della montagna.
L’acqua dei corsi d’acqua é tinta di un’innaturale blu. L’ossigenazione e la purezza delle sorgenti di alta quota rende l’aria frizzante e secca.
Gruppi di animali si muovono in branchi, brucando le zone verdi ai lati del sentiero. Mi fermo più volte per sentire la quiete che avvolge questo perfetto quadro di natura e limpidezza.
Un gruppo di Guanaco sfida il mio passaggio rimanendo immobili al fianco della strada. Spengo il motore in movimento a frizione tirata, sollevo il casco e rallento la mia corsa fermandomi di fianco agli animali, incuriositi dal rumore della ghiaia sotto le gomme della mia moto.
La Transalp parcheggiata davanti a me, del pane in bocca e questi animali color bianco arancio che brucano e conducono la loro vita rivestendo il magnifico ruolo che la natura gli ha dato.
I piccoli seguono da vicino le madri, da cui pretendono di tanto in tanto una dose di latte da poppare.
Le madri brucano a collo alzato, scrutando i miei movimenti ed abbassando le orecchie ogni qual volta mi volto per guardarmi attorno.
Sputano di tanto in tanto.
La saliva é diretta a me, ma esce dalla bocca degli animali senza pressione, come fosse un avvertimento.
Continuo la mia marcia, salendo in sella lentamente. Al rombo della marmitta, i Guanaco se la danno a gambe, raggiungendo la vetta più alta del colle, dove si fermano per scrutarmi dal lontano.
Più avanti scorgo un corso d’acqua che si intorbidisce per la presenza di una cascata. Il punto é indicato con un cartello di legno.
Faccio una foto e riempio le bottiglie di acqua di torrente. Nella plastica trasparente del suo nuovo contenitore, l’acqua appare torbida e sporca.
Immagino dovrò bollirla prima di berla a grandi sorsi…
Però chissà. Nel passato si beveva così. Possibile il corpo non sia più in grado di dissetarsi direttamente dai corsi d’acqua naturali?
Il mio arrivo a Torre del Payne risulta quasi comico. Un gruppo di turisti in autobus é già oltre il punto di controllo, pronto a risalire la montagna e fare trekking.
Il responsabile di turno mi riceve con un bel sorriso.
Mi dice che sono 28 USD per l’ingresso e io gli dico che “No, magari un’altra volta”.
Considerando che ho fatto 140 km di sterro solo per arrivare qui e tornare indietro, ci sarebbe da commentare con quale gusto masochistico io sprechi tempo e soldi in benzina.
Ma la strada fino a qui l’hai considerata?
Partire per viaggiare, non per arrivare.
;-P
Così ritorno sui miei passi, cercando un posto in cui dormire.
Alla fine non ne trovo nessuno e mi ritrovo alla dogana con l’Argentina.
Esco dal Cile senza problemi ed entro in Argentina in un batter d’occhio, non come al mio passaggio da San Sebastian e la dogana in cui ho passato 3 ore in piedi.
Qui sono l’unico in fila e sbrigo il tutto in due minuti.
Sono in riserva e mi viene fatto notare che la prima stazione di servizio é ad Esperanza, a 130 Km di distanza.
Benedetto problema consumi. Se non lo avessi, non solo potrei arrivare ad Esperanza senza problemi, ma non sarei nemmeno in riserva. Forse sarei a mala pena a metà serbatoio…
Sulla Ruta 40, adesso asfaltata, noto che Rio Turbio é a 35 km a sud. Scendo e ci arrivo senza dover versare la benzina delle taniche di scorta che ho.
Mi fermo ad un distributore dove faccio il pieno e mi collego gratuitamente ad internet postando le foto e l’articolo che spiega il problema consumi con le immagini delle parti smontate e verificate.
Vengo invitato ad uscire alle 23:30, a chiusura e proseguo a passo lento per il nord, sulla ruta 40.
Mi fermo quando é ormai troppo tardi per sperare di trovare un posto isolato.
Così scovo un poggio che si affianca alla strada e lancio la mia tenda 2 secondi per dormire e proseguire il giorno dopo.