2 Giugno 2009
Pia non lavora come le altre persone.
Lei crea la sua arte in casa, quando è inspirata e se le servono dei soldi in più per pagarsi l’affitto, fa qualche ore di cameriere in un ristorante o nell’altro.
Così siamo abbracciati e nudi fino alle prime ore del pomeriggio. Vorremmo fare questo e quello, ma siamo entrambi troppo felici lì dove stiamo.
Scoprire una persona nell’intimità, nonostante sia per lo più un gioco passivo di tempo speso a letto a fare niente, è una delle parti più fondamentali in un rapporto.
Nel pomeriggio ho un incontro con Doite, che si è offerta di sponsorizzarmi fornendo tutto il materiale da campeggio di cui ho bisogno. Sono piuttosto entusiasta della cosa, perché sin dal giorno della mia partenza, non ho mai avuto modo di equipaggiarmi con qualcosa di serio e gratuito per i pernottamenti.
Per la quantità di tempo che spendo outdoor, sarebbe un privilegio ed un onore, farsi aiutare da una ditta di materiale da campeggio.
Alle 17 sono puntuale, vestito dei miei jeans strappati e con in mano il mio computer.
La responsabile mi fa aspettare 30 minuti al piano di sotto, mentre mi chiedo cosa ci voglia di così impegnativo, per rispettare un appuntamento con una persona che si è invitata nel proprio ufficio.
La signorina si chiama Catherine e mi fa sedere alla sua scrivania.
La mia filosofia con i marchi che si interessano a me ed il mio progetto è la seguente:
Parlano loro. Parlo io. Non mi metto a 90 per nessuno. Se a loro va bene, bene. Altrimenti continuo a fare il mio viaggio senza l’aiuto di nessuno, come ho sempre fatto.
Così la barzelletta Doite ha inizio:
Dimmi Gionata, perché sei qui?
Non so. Mi avete invitato voi. Io mi sono solo presentato all’appuntamento delle 17.
Aspetta…
La tipa se ne va, forse in cerca delle dirigente marketing a cui chiedere lumi sulla situazione. Quando torna, sembra che le abbiamo rinfrescato la memoria. Mi dice di seguirla, mi conduce in una stanza con i prodotti allestiti su tutte e 4 le pareti e mi mitraglia una cantilena registrata e ridetta mille volte a quelli prima di me, sulla filosofia di marketing di Doite ecc ecc. Mi parla di qualità e della possibilità di farmi un’intervista a breve con i prodotti Doite dove parlo della qualità appunto.
Ma io i prodotti Doite non li conosco. Parlare di qualità in questo caso sarebbe una bugia…
Mi spiego meglio – dice lei
Così il discorso passa al fatto che se Doite mi passa la roba, io devo almeno far avere loro foto e donare la mia immagine a fini mediatici.
Certo dico io, faccio così con tutti gli altri marchi che rappresento. Il 2 di ogni mese invio foto nuove ai marchi e, in caso ci sia una vostra fornitura, invierò materiale anche a voi
Bene – dice lei
La cosa che mi interessa é che Doite non mi veda come una fonte di investimento, ma come cliente, come amico e come persona. Se domani “cado” di moto e mi infortunio per due mesi, é chiaro che non posso viaggiare. Se il prossimo mese mi rubano la tenda o mi cade in un burrone, è ovvio che mi trovo nella condizione di richiederne una a Doite. Spero non ci siano problemi per questo.
No no, certo che no e bla bla bla bla
La cosa continua, e così scendiamo al piano di sotto, dove c’è il negozio vero e proprio di Doite. Chiedo a Catherine di potermi consultare con un esperto della vendita, perché so già di cosa ho bisogno e necessito di un aiuto per trovarlo. Lei mi lascia aspettare ed avvicina un gruppo di 4 venditori, affiancati da un uomo con camicia bianca che spiega qualcosa.
Catherine chiede al signore con camicia quale dei 4 venditori ha più esperienza per aiutarmi a scegliere il materiale per una fornitura, alche l’uomo mi si avvicina con sospetto negli occhi e chiede ad entrambi
E chi ha autorizzato tutto questo?
Alicia ha ritenuto il caso di Gionata molto interessante, vista la visibilità mediatica che ha acquisito qui in Cile e dato che viaggerà per tutto il sud America e bla bla bla
Tu hai idea di quanta gente ci chiede una fornitura? – mi chiede troncando il discorso in due
Io… – e mi interrompe Catherine
Si però vede, Alicia ha valutato il progetto di Gionata e abbiamo già discusso riguardo la filosofia di Doite in merito alle sponsorizzazione. Adesso stiamo solo cercando un venditore che aiuto Gionata a trovare quello di cui lui ha bisogno
L’uomo non si convince e pensa che se mi trovo lì da Doite a scegliere quello che mi pare senza pagare un centesimo, è perché ho fatto richiesta e mi sono arruffianato qualcuno. Così, convinto di vederci chiaro, il signore incalza e mi dice:
Prima di tutto devi fare una lista di quello che hai già e vedremo se possiamo farti avere quello che non hai. Non ha senso che tu chieda un sacco se ce l’hai già (discorso di marketing totalmente sbagliato dal momento che nessun marchio fornisce del materiale per un progetto che utilizza anche la concorrenza) o una tenda. Per cui dicci prima di tutto di cosa hai bisogno!
Io, che sono stato zitto fino a quel momento e che ho già le palle piene del patetico modo cileno di lavorare, di fare affari e di fare negozio, rispondo dicendo:
Non ho bisogno di niente. Tutto quello che mi serve per viaggiare ce l’ho. Ho una tenda, un sacco, un materasso, un fornello, un kit di pentole. Se sono qui è perché Doite vuole investire su di me, non il contrario, ma se…
Il tipo non mi lascia finire, balbetta qualcosa, volta le spalle e se ne va con una faccia viola.
Ma chi era quello? – chiedo a Catherine
Lasciamo perdere – dice lei
Così selezioniamo la tenda, il sacco, il materasso, il kit di pentole, le posate, la sacca antipioggia, la tanica da 2 l di acqua, le calze traspiranti, un pantalone, una camicia, una torcia da fronte e ci promettiamo di risentirci domani per l’ok!
Domani, in ogni caso, ti faccio sapere la risposta di Doite
Certo, grazie
Sono le 19 ed ho in programma di cenare con Paula. Ci siamo conosciuti sul Facebook, su una applicazione chiamare Are you interested.
Io dico si a tutte e poi, quando nasce il match, comincio a chattare. In questo caso, l’invito ad uscire me lo ha mandato Paula, con cui ho chattato dall’Argentina ed ho avuto modo di capire che è una donna diretta e curiosa. Una donna che preferisce mettere le carte in tavola, piuttosto che giocare dietro allo schermo di un computer
Se torni a Santiago, anche per un solo giorno, ti invito a cena fuori – mi aveva scritto
Ok
Questo è il mio numero
Grazie
Semplice, diretto, intenzionale. E come dovrebbe essere un incontro virtuale, altrimenti?
Così la chiamo sul cellulare, da una cabina. Mi risponde una voce impegnata, ma attenta.
Sono in palestra, dove sei
Sono ad una cabina telefonica, hai cambiato idea per stasera o ci vediamo al ristorante?
Alle 21 va bene?
Davanti al ristorante?
Si
Perfetto, a dopo
Siamo puntuali. Ci sediamo e ci troviamo subito bene. Adoro far parlare una donna del suo passato ed ascoltarla finché non sono saturo di immagini viventi di lei e della sua vita. Mentre una donna si racconta, io vivo tutte le immagini descritte, mi appassiono e interagisco con il racconto facendo domande ed anticipando l’esito delle storie narrate con chiarimenti e colpi di scena.
E poi diciamocelo. L’uomo che non sa ascoltare una donna, di donna non ha capito un cazzo.
Poi farla riedere e per terzo sentirsi sicuro di se.
Il vino è buonissimo e la carne che le ho fatto ordinare per me, è deliziosa. Da farci l’amore. Conosco la domestichezza di Paula riguardo argomenti piccanti. Ne abbiamo parlato in chat e lei mi ha chiamato promiscuo.
Solo perché ti ho detto che mi piace leccare la figa, mi dici che sono promiscuo?!
In chat, detto così, poteva dare l’idea sbagliata. Adesso che sei davanti a me, è più facile capire con che tono lo dici.
Guarda che io lo dicevo in tono serio. E l’invito era rivolto anche a te! Sono promiscuo e me ne vanto!
Le faccio l’occhiolino e lei sorride complice abbassando lo sguardo.
Vado in bagno – dice lei
Ti posso guardare il culo mentre cammini?
Ci mancherebbe…
Quando torna mi trova a parlare con due ragazze del tavolo accanto, si siede e mi guarda negli occhi dicendo
Ti lascio solo un minuto e già ci provi con quelle due?
Sono italiano, sai bene di che pasta sono fatto
E poi sei un maleducato!
E perché?
Perché mi hai detto che mi guardavi il culo e non l’hai fatto
Si che l’ho fatto!
Bugiardo…
Paula ha 32 anni, è professoressa d’inglese e, scusate se sono sincero qui, è una gran bella donna. La bacio mentre ride ad una mia battuta. Il sapore del vino si mischia nelle nostre bocche e rende amaro questo primo assaggio.
Scusa se non ti ho invitato a casa mia ieri notte, volevo conoscerti di persona
Fa niente…sono a casa di un’altra cilena e ci divertiamo un sacco
Non dirmi che anche con lei…
Si, anche con lei…
Ma sei incontenibile… – e diventa seria.
Pensa e poi mi dice una cosa che nessuna donna mi aveva mai chiesto prima. Una cosa che mi fa pensare.
Dimmi la verità. Ma tu ti senti obbligato ad andare a letto con una donna solo perché ti ospita a casa sua?
Fortunatamente no – rispondo. Il fatto è che mi piace conoscere gente nuova e la maggior parte delle persone in cui mi imbatto, sono donne con cui ci provo.
Ci baciamo ancora durante la cena e poi fuori accanto alla moto, prima di decidere il da farsi. Lei mi guarda e mi chiede cosa voglio fare. Io le dico per me va bene tutto. Che non sono un disperato e che non amo pregare per del sesso. Che andare a casa sua adesso a fare l’amore per me va bene o anche andare a cantare una canzone al karaoke.
Anche perché le cose si fanno in due, lo sai vero? – le chiedo
Si però non ti vedo preso dalla cosa. Sembra quasi che qualunque cosa succeda, per te fa lo stesso.
Perché non sono un disperato, te l’ho detto. Comunque facciamo così. Tu mi dici cosa vuoi fare, e lo facciamo.
Ma la cosa non funziona e così l’orgoglio mio ed il pudore di lei giocano a sfavore delle situazione e ci ritroviamo a andare ognuno a casa sua, a mani vuote.
20 minuti dopo, a casa di Pia, scrivo una mail a Doite dove aggiungo un prodotto alla lista che ho richiesto e mi accorgo che Paula è già a casa e che mi ha scritto su Facebook.
Mi piacerebbe tu fossi qui adesso
Anche a me – le dico – forse sarà per un’altra volta.
Sei ingiusto
Spengo il pc e lascio perdere. Sono orgoglioso e quando bevo un po’ di vino, sono pure una merda!