Gionata in viaggio, TAPPA 1: Italia - Sud Corea

Ricordi della Russia

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Città toccate durante la traversata in Russia: Sochi, Volgograd, Samara, Ufa, Omsk, Novosibirsk, Irkutsk, Ulan Ude, Cità, Mogocia, Chabarovsk, Vladivostok.

C’é qualcosa che rende la traversata di questo paese più importante di tutte le altre 22 fin’ora compiute.
Qualcosa che ancora oggi, quando guardo la mappa del mondo che interessa la Russia, mi dona un brivido di entusiasmo.

E lungo questo brivido riassaporo tutti gli 11000 km, le notti insonni accampato nella gelida Siberia e la sensazioni di volare a cavallo di un una moto che senza troppe pretese mi ha portato da Firenze fino in Giappone.

russia_08 Nella mente il Giappone é sempre stato un punto cruciale e lontano. Una terra che appartiene a “l’altra parte del mondo” ed arrivarci dopo 22 giorni di guida ininterrotta attraversa la Russia ha dato a quest’ultimo paese una valore rilevante soprattutto a livello personale.

Quando entro in Sochi con un “traghetto” da Batumi vado in cerca di un’atlante che mi sveli a quanti chilometri dovrò andare in contro nei prossimi 30 giorni.
Avvertito da alcuni siti di altre precedenti spedizioni in Russia, mi faccio spiegare dai locali quanto lungo e duro sia il tratto sopra la Mongolia ancora oggi famoso per essere completamente lasciato a se stesso.
Senza asfalto, villaggi ed apparentemente con minimi punti per fare rifornimento.

Non ottengo risposta, ma vengo chiaramente messo in guardia sul fatto che per quel tratto di sterrato dovrò procurarmi un treno di ruote con tasselli prima e non oltre Samara.
Secondo il mio calcolo, devo da oggi percorrere 550 km al giorno, tutti i giorni.

Sono già in ritardo di uno perché il traghetto dalla Georgia e le scartoffie per l’ingresso in Russia con la moto hanno rubato tutta la giornata e così abbandono Sochi armato di una mappa e di una tanica d’olio motore da 5 litri diretto verso est.

Abituato a percorrenze di non oltre 400 km al giorno, mi trovo impegnato in una prima tappa di 1100 km con cui mettermi in pari sulla tabella di marcia.
Alle 4 del mattino, stremato e vinto dalla stanchezza, accosto, mi faccio strada in un campo e senza nemmeno la forza di montare la tenda, stendo la stuoia e mi sdraio per dormire.
Mi ci vorranno 5 giorni di veglia, sonno e pasti squilibratissimi per ristabilire il mio ritmo biologico.
Una volta in pari e in grado di guidare nelle ore di luce, mi sarà anche più facile percorrere anche più di 550 km al giorno.

Curioso come a volte, coperti i 600, io impieghi altri 30 km in cerca di un punto valido in cui accamparmi.
Dopo i primi 7 giorni, ricalcolando i chilometri restanti che mi separano da Vladivostok, scopro di essere in pari ed anzi in vantaggio.

Ma l’idea di rallentare non mi piace, visto che ogni giorno di più la mia posizione sulla mappa si fa sempre più vicina al Giappone.
Incredibile!

A volte mi capita addirittura di entrare e superare zone in cui il fuso orario cambia perfino due volte.
Ecco quindi che attorno a me si spalanca la magnifica Siberia.
Il paesaggio é totalmente diverso da quelle che ho mai visto prima di questo momento.
All’orizzonte in tutte e 4 le direzioni in cui posso voltarmi, il cielo é limpido e solare sopra la vasta distesa di natura che piatta prende il nome di Taiga.
I monti Urali sono una piacevole breve variante che dura un giorno o poco più.
Oltre queste vette si riapre la Russia di sempre che diventa Siberia.
Non ci sono cartelli che indichino il mio ingresso nella regione fredda, o almeno quelli che ci sono mi sono indecifrabili.
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Ad accorgermene ci metto comunque poco quando per l’ennesima notte accampato con la mia tenda da 10 euro, non riesco a dormire dal fretto.
Ho la tuta Clover, il cappello di lana Ufo e due paia di calzini, ma anche con il sacco a pelo, il naso e la punta dei piedi mi si congelano e sono costretto a prolungare il mio sonno fino a mezzogiorno per dormire durante le ore più calde.

Appena sveglio cerco nella via che porta ad est un Caffé in cui praticare il mio russo e mangiare qualcosa.
Mi lavo i denti nel bagno e non faccio una doccia da una settimana.
Non dovendo socializzare o condividere la tenda con nessuno, faccio in modo di tenere gli stivali Gaerne fuori dalla portata del mio naso ed il gioco é fatto.

Vedo orsi bruni, serpenti strusciano sotto alla tenda al mattino ed i russi che incontro mi circondano per chiedermi da dove vengo e dove vado.
Mi chiamano “Maledetto” che in russo vuol dire che sono un tipo che ne sa una più del diavolo.
Lungo la transiberiana ci sono città principali come Omsk e Ufa dove non mi fermo se non per poche foto o per fare un po’ di spesa con cui procurarmi una scorta cibo.
Fuori dalle grandi città ci sono tratti di 300 km privi di vita o con solo qualche modesto ligneo villaggio dove i bambini giocano con il leghi o altalene e dove i russi conducono le loro vite alla guida dei loro veicoli rudimentali e delle loro Ural, moto sidecar.

All’altezza di Novosibirsk, smarrito nell’enormità di questa grande città del centro Siberia, vengo intervistato per ore dai tre giornalisti di Argumenti e Facti.
Si divertono sentendomi raccontare riguardo la pesante ubriacatura che mi sono preso a Samara.
E si elettrizzano quando racconto loro dell’improvviso incidente in cui stavo per essere coinvolto a 130km orari sulla transiberiana.

Poi si dilungano con me in commenti e cenni di approvazione riguardo alla metodologia con cui certi personaggi russi abbiano cercato di crearmi dei problemi lungo la mia corsa.
Per la notte, visto che sono ancora a Novosibirsk, vado in giro in cerca della buona anima che mi ospiterà a casa.
Per la notte, visto che sono ancora a Novosibirsk, vado in giro in cerca della buona anima che mi ospiterà a casa.
Ho come la sensazione che il santo che mi prenderà in casa pur non conoscendomi esista già da qualche parte di questa enorme città, devo solo trovarlo.

Fermo ad un semaforo un ragazzo in macchina mi risponde in inglese, fa un giro di telefonate e mi dice che l’amico Roman e la sua ragazza mi aspettano a casa con un posto già pronto per me.
La notte seguente sarò di nuovo accampato in tenda nel verde sperduto che ora miproietta verso il lago Baikal e la nota città Irkutzk.

La raggiungerò pochi giorni dopo, in perfetta sincronia con la mia tabella di marcia.
I chilometri scorrono ogni giorno e la moto risponde perfettamente.
Giorno, notte, freddo, caldo, pioggia, sole….. sono motivato e con l’equipaggiamento che Cose di Moto ha fornito riesco a fare fronte ad ogni sorta di imprevisto metereologico.
Ma la tenda che ho acquistato per pochi euro ancora stenta in quei momenti notturni in cui al lume della mia piccola torcia, riesco a vedere il mio fiato evaporare dalla mia bocca.

russia_29 Ricordo così 22 giorni di pura intensa avventura. Un’avventura che a caldo, appena uscito dalla Russia ho chiamato “Frenare mai” e che annotato nel mio giornale di viaggio.
La riporto:

“[…]
Due ruote Pirelli. Usate e ad un prezzo che non mi preoccupo nemmeno di valutare quanto sia vantaggioso. Mi servono.
Pago i miei 50 dollari in cambio di un terno di gomme da sterro, una camera d’aria posteriore di riserva e una doccia e una rasatura di barba.
Arrivero’ a Sarama in tarda notte.Li ci sono belle donne dicono. Vengo accompagnato dal primo byker russo che viaggia su tdm 850 fino ad una moto officina dove fuori motociclisti da super sport fanno una cena con carne al fuoco e vodka a tutto spiano.Io ottengo il posto dell’ospite speciale. MI danno da mangiare, mi presentano a tutte le persone presenti, mi fanno foto e offrono birre. E vodka. Perche no.Passano 10 minuti che sono gia’ ubriaco, ma contento. Senza preoccupazioni.Ricordo che mi trovavo dentro ad un’officina, dove dicono che potro’ dormire. Ci sono alcuni letti in una cuccetta costruita in alto.
Quando mi sveglio sono su un letto matrimoniale nella sala di una bellissima casa tutta bianca, con quadri, acquarii ed un gatto che mi dorme fra le gambe.
Una bambina di 6 anni mi spia dalla camera che sembra cosi’ lontana a causa dei miei postumi.Ricordo solo di aver vomitato seduto su un marciapiede. Scopro che un amico del meccanico mi ha preso in custodia.Ritornando alla moto tutto e’ al suo posto. Pulisco il trittico con qualche difficolta’ e poco senso dell’equilibrio e saluto abbracciando tutti.
Incontro vari viaggiatori.
21 enni che dalla Svizzera se la pedaleranno fino all’india.
27 enni che dal Canada remano, sciano e pedalano per fare il giro del mondo avvalendosi solo del proprio Human power.
40 enni che dal Canada se la pedalano gia’ da due anni per fare il giro del mondo
58 enni che da canada se la pedalano per spendere la maggior parte del tempo a loro disposizione per allontanarsi dal frenetico ritmo della propria industria milionaria.
71 enni che dalla Gran Bretannia se la pedalano da una vita e sono stati ovunque, hanno preso ogni sorta di malattia locale e hanno rischiato piu’ volte di morire.
77 enni che dalla Germania hanno speso la propria intera vita a visitare ogni sorta di paese nel mondo nel limitato ma sufficiente periodo estivo, quando le ferie glielo hanno permesso.
[…]
Rischio di morire.
Capita di giorno, a 130 km orari su una tratta piacevole.
Una berlina sportiva mi sfreccia accanto a 150 all’ora. E’ color turchese. La guardo per il semplice piacere di focalizzarmi su un colore che si rende subito evidente in contrasto con la prateria. Poi vedo che qualcosa di stacca. Ma non riesco a definire subito di cosa si tratti. Quando mi accorgo che fra me e la berlina sta volteggiando in aria un lunotto posteriore é troppo trardi per frenare.
Riesco a distinguerne il perimetro rettangolare solo grazie alla guarnizione che avrebbe dovuto fissare il vetro alla macchina.L’effetto aerodinamico da al lunotto una rotazione impressionante e imprevedibile.Punta dritto sul mio casco. Mi fiondo sull’altra corsia e vedo a 30 cm del mio piede destro il vetro che si disintegra sull’asfalto.I tipi della berlina mi fissano dall’abitacolo pietrificati. Supero e accellero. Meglio lasciare che se la vedono loro con il vetro.
[…]
Non ci sono strade calcolate perche’ non ci sono strade. Solo un lungo, interminabile tratto di sassi e polvere che per 2000 km mi ha reso la vita impossibile. Riesco a percorrerne 600.
La qualita’ della benzina lascia a desiderare, ma piu’ di questa sono le condizioni ensterme che creano il vero problema. Ci sono polveri nel serbatoio, polveri nel filtro del serbatoio, polveri nel filtro dell’aria, polveri nella sede delle candele che rischiano di finire nel motore al solo tentativo di controllare e pulire gli elettrodi. Ci sono perfino polveri nella sede del tappo di rabbocco dell’olio motore. Talmente fini che soffiarle via prima di svitare il tappo, significa solo fare spazio ad altre microscopiche polveri che si sedimenteranno li nel giro di qualche secondo.
Il filtro del serbatoio si ottura, la benzina non arriva e viene aspirata dal tubo del vuoto, il motore si ingolfa e così rimango fermo. Il danno minore che posso fare eì pulire le candele e provare a proseguire nella speranza di trovare un garage dove operare sul carburatore a motre aperto senza rischiare di far entrare altre polveri.
Scopro che sono a 200km dall’ultimo centro abitato e a 400km dal prossimo.Chiedo aiuto e vengo scortato da un camion in un posto deve mi sia possibile intervenire.
[…]

 

Arrivo a Vladivostok fiero e soddisfatto.

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Relativo a Gionata Nencini

Mi chiamo Gionata Nencini, toscano classe 1983 e viaggiare in moto è la mia più grande passione. Nel 2005, a 21 anni, parto per il giro del mondo con in tasca solo 2.200 euro e oggi ho uno storico di 800.000 km percorsi in solitaria attraverso 78 paesi. PARTIREper è il blog che racconta le mie esperienze e quelle della mia community.

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