Ricordi della Cina
Città toccate durante la traversata in Cina: Dalian, Shenyann, Beijing, Shljiazhuann, Zhengzhou, Xi’an, Xining, Ururnql, Chengdu, Kunming
Fin dai mesi in cui mi preparavo, leggevo sullo stesso guest book del mio sito www.partireper.it della Cina e del fatto che “no, in Cina in moto non ci entri”.
Incoraggiato dall’imprevisto buon esito dell’importazione moto in Giappone, sono in piedi sul ponte del ferry diretto a Dalian che medito sul da farsi.
In realtà non mi sono nemmeno documentato. Le fonti Aci Viaggiare Sicuri che ho salvato sul pc non sono aggiornate e quindi sono preparato a tutto ed a niente.
Lasciatemi dunque dire una cosa: In Cina in moto ci si entra e come e di modi non ce n’é uno solo.
Ma ce n’é uno solo per NON entrare ed é purtroppo quello che, per mia inesperienza ed ovvia impulsività, ho adottato io quando sono arrivato a Dalian via ferry.
Quando esco dalla dogana al posto della moto ho un misero foglietto tipo ricevuta con su scritto in cinese qualcosa che assomiglia al numero targa del mio mezzo. Mi hanno permesso giusto di prendere i vestiti che avevo dentro le borse e tanti saluti. Eccomi qui, a piedi, senza idea di dove andare, mangiare, dormire, appoggiarmi per informazioni e così via.
Avrò una sorta di crisi depressiva di 7 giorni o 10, in cui la solitudine e la nostalgia per gli intensi momenti vissuti pochi mesi prima in Giappone e Corea, rievocano in me qualcosa che accentua il disagio di sapermi sperduto in una terra che non conosco, dove non capisco un “acca”, senza moto ecc ecc.
A curare il mio male sarà Internet e qualche italiano insediatosi in Dalian per motivi di studio.
Quando ritrovo lo slancio con cui fare fronte anche a questo problema importazione moto in Cina, mi presento alla dogana per ritirare altri dei miei beni e fare il punto della questione aiutato dagli italiani che parlano cinese.
Mi viene detto che se non rimuovo la mia moto dalla dogana entro 2 mesi, la moto diventa di proprietà del governo cinese.
Panico!
Il misero costo degli internet point in Dalian mi sono congeniali per piazzarmi davanti al pc per ore e bombardare la rete cercando informazioni.
Quando noto che praticamente me la devo sbrigare da solo, scrivo in modo succinto, umile e sincero, un messaggio che inoltro a 150 agenzie logistiche in attesa di poter organizzare una spedizione via cargo container da Dalian alla Tailandia.
Sul mio cellulare si fanno vivi dal Nepal, India, Malesia, Thailandia, ma nessun cinese che abbia una sede in Dalian a cui fare riferimento.
In una mattina assonnata in cui spero di abissare i miei problemi nel sonno, mi chiama un certo Mr Fu Hao, cinese che mi parla con un inglese dall’accento tedesco e mi dice che vuole conoscere la mia storia ed organizzare la spedizione per me.
Lo incontro in città e dal quel momento sono nelle sue mani.
Lui ha vissuto in Germania, adora l’Europa e vuole fare tutto il possibile per togliermi dai guai.
Mi chiede quello di cui ha bisogno e mi spiega il da farsi. Mi propone anche di importare la moto, perché il modo c’é, ma richiede più tempo di quello che ho a disposizione sul passaporto e così, vada per la spedizione via cargo container.
Nel mentre che Mr Fu Hao lavora per me curando ogni singolo aspetto e risolvendo ogni problema, invitato da un altro amico cinese a fovore dei stranieri, trovo la mia stabilità economica facendomi assumere come modello e maestro di inglese.
Il primo lavoro mi porterà solo qualche grande somma di denaro cinese con cui pagarmi l’affitto di una misera stanza in città ed i bus e taxi da casa alla scuola dove insegno 7 giorni su 7.
Il ruolo di maestro di scuola elementare e tutor privato nel pomeriggio, invece, mi darà da vivere, di che pagarmi la spedizione della moto, di che risparmiare e di che omaggiare Mr Fu Hao per il grande aiuto datomi.
La realtà educativa e scolastica cinese mi appare così diversa da quella giapponese. Meno professionale, meno puntuale, ma molto più selettiva e attendibile di quella in cui lavoravo ad Osaka.
Le maestre di inglese che mi fanno da assistenti dirigono gli studenti come fossero dittatrici, stanno sugli attenti, danno ordini che devono essere rispettati all’ 1,2,3. Strillano dietro ai bambini e sbattono i libri sulla cattedra per intimorirli quando fanno errori o ripetono domande a cui ho già risposto.
In compenso, questi bambini di 5, 6, 12 anni parlano un inglese che i bambini giapponesi ed italiani non parlano nemmeno quando si laureano e con una pronuncia che mette alla prova la mia.
Nella scuola elementare ho 400 studenti, suddivisi in 6 classi da 65 alunni circa l’una. Le lezioni durano 35 minuti ed é un trionfo di sorrisi e mani alzate e anche di occhiatine maliziose delle ragazzine che riferiscono alla mia assistente che sono un bell’uomo. Ahahaha.
Nel pomeriggio alcuni dei miei alunni più bravi, non abbastanza bravi per i genitori, frequentano dei corsi privati in classi di 6 a cui insegno in un altro edificio. Sono a casa non prima delle 6 del pomeriggio.
L’altro aspetto della mia permanenza in Dalian per così tanto tempo, vista la trafila di operazioni a cui Mr Fu Hao si dedica avanza tempo per portare la mia moto sana e salva fuori dalla dogana, é il riscoprire come in Giappone, l’aspetto sociale del mio viaggio.
In 3 mesi in Dalian, riscopro cosa siano gli amici, le serate in discoteca, i flirt e le storie d’amore, la solidarietà, la quatidianità e tutto quel mondo che ero solito avere attorno prima della mia partenza.
Scopro nel colorito gruppo di italiani in studio all’università di lingue, un omogeneo gruppo con cui passare il mio tempo libero e con le altre studentesse russe della facoltà, un eterogeneo gruppo di belle fanciulle con cui ballare il sabato sera e fare ritorno a casa in buona compagnia.
Circondato dalla gioia dei miei alunni, le colleghe modelle cinesi dietro alle quali sbavo senza successo e l’amorevole collettività multiculturale che occupa la moderna Dalian, mi ritrovo a guardarmi una mattina davanti allo specchio della mia stanza pensando a come un anno prima, seduto sulla mia moto in procinto di partire, non avrei mai, mai immaginato lo straordinario evolversi della mia vita in questo modo.
Esco di casa con un pensiero che mi rende felice e stampa sulla mia faccia barbuta un sorriso imbambolato e ricevo una chiamata.
Non posso rinnovare il visto ulteriormente e quindi, ora che la moto é già inscatolata e tenuta in custodia da Mr Fu Hao alla dogana del porto commerciale, posso rimettermi in viaggio per Pechino dove incontrerò un grandissimo fan capitato per lavoro in Pechino lo stesso periodo in cui mi appresto a lasciare Dalian per raggiungere il Vietnam via terra.
La Cina sembra fare da tetto ad avvenimenti di grande importanza nella mia vita. La scoperta di un amico disinteressato come Mr Fu Hao e adesso, in attesa del mio arrivo via treno, l’incontro di altri 4 nuovi amici che aspettano di abbracciarmi e di fare la mia conoscenza.
Scortato da Pietro per le vie di Pechino, incontro Fabrizio, Marco e Alfredo nel piano terra di un tipico negozio di abbigliamento cinese.
E’ impressionante come un’amicizia coltivata telefonicamente con persone amanti del mio progetto, si concretizzi in pochi istanti con l’immediatezza di un abbraccio.
Assieme a Fabrizio ed i suoi amici, passerò una decina di giorni in Pechino raccontando dei miei precedenti mesi on the road e partecipando a momenti di piacevole visitazione della nuova e vecchia Pechino con persone che mi accolgono come fossi un figlio.
Fabrizio é un viaggiatore e, anche se non lo dice a voce alta, sono i suoi sogni ed il suo amore per il mio viaggio a tradire la sua modestia; come del resto i suoi scritti pubblici e le poesie lo confermano essere una persona che sogna e che desidera esprimere con passione quello che lo emoziona.
Abbiamo molto in comune.
Aiutato da questo grande uomo e dai suoi amici, mi verrà messo a disposizione uno studio in cui lavorare al sito, salvare le mie foto, mandare fax e ricevere chiamate dall’Italia. Verrò ospitato ed anche invitato a pasti e cene di grande effetto organizzate ai piedi della Grande Muraglia cinese e, non meno importante, verrò fornito di uno scooter 100cc cinese per coprire la tratta da Pechino al Kunming, prima di entrare in Vietnam.
Raggiungerò poi via treno le remote zone desertiche nella provincia del Gansu e arriverò via bus, dopo l’imminente guasto dello scooter, al confine con il Vietnam dove entrerò lo stesso giorno in cui il mio visto per la Cina scade.
Ricordo sbarcare in Cina, scendere dalla sella della mia moto a Febbraio e non rimontarci fino ad Agosto.
Ricordo la mia prima notte in Dalian, dormendo in una stanza che condivido con un ragazzo del Bangladesh e avere voglia di piangere dalla disperazione.
Ricordo i miei nuovi amici italiani, canadesi e messicani ospitarmi nelle loro case per settimane mentre passo i miei pomeriggi all’internet café in cerca di una buona idea con cui togliere la mia moto dai guai.
Ricordo il pomeriggio in cui viene costruita la cassa per spedire la moto e dopo averla riempita con il mio mezzo fermo in dogana, Mr Fu Hao mi dice che non devo più preoccuparmi.
Ricordo il dirigente della scuola che scarta gli altri due insegnanti presenti e mi porge i libri di testo con cui lavorerò dandomi una copia del mio orario settimanale per le lezioni.
Ricordo chiedere ai miei studenti “ci sono domande?” e stupirmi davanti alle 50 manine alzate che mi pregano di dare loro il permesso di parlare per ottenere un premio adesivo colorato.
Ricordo il provino come modello ed il dirigente marketing che dice alla mia amica modella russa, “lui é l’uomo che cerchiamo”.
Ricordo la segretaria Alice della ditta di abiti per la quale sfilo, che mi chiede il numero di telefono e poi dormire fra le sue braccia le ultime tre notti prima della mia partenza da Dalian.
Ricordo l’ultimo incontro con Mr Fu Hao, in cui ci mettiamo d’accordo per la spedizione e mi promette di farmi arrivare la moto in Tailandia nonappena arrivo a Bangkok. Poi gli porgo una busta con una settimana del mio stipendio per ringrazialo del suo aiuto.
Ricordo Pietro, il suo approccio affabile ed amichevole ed il primo scambio di parole mentre ci dirigiamo in centro città per incontrare Fabrizio, Marco ed Alfredo.
Ricordo il pomeriggio a comprare Té per Stefano o a riparare la macchina di Pietro o la passeggiata in solitario che mi sono concesso sulla grande muraglia durante le ore al tramonto.
Ricordo la strada che mi accoglie di nuovo, su uno scooter, in treno, in bus, nelle città, nella campagnia, nel deserto, in montagna.
Ricordo la miriade di viaggiatori che ho incontrato a Xi An e i 5 giorni di diarrea fulminante che mi sono beccato per aver mangiato nel quartiere musulmano in condizioni igieniche letali.
Ricordo le ore interminabili di treno e l’innumerevole bellezza paesaggistica che la Cina vanta. Da est ad ovest, da sud a nord. E vederla dal treno é stato come vederla da davanti ad un televisore. Freddo, piatto, intoccabile.