Buon giorno.
Si, mi sveglio bene, ho dormito bene, c’è ombra sulla tenda, sole sul fiume e va tutto come deve andare. Almeno per il momento.
Sembra che in tre giorni io abbia ritrovato il gusto sopito del viaggio in solitario, specialmente dopo essermi dedicato al viaggio in moto per lavoro nel 2011 e con la mia ragazza nel 2012. E adesso nuovamente solo, poco dopo 3 giorni, ritrovo il mio ritmo di sempre.
Mi lavo nell’acqua gelata, ho il pisello che sembra un neo ma alle vacche non importa molto per cui torno felice e rinfrescato alla moto per il controllo olio. Faccio colazione con il succo di frutta ed i biscottini e scendo in centro per fare il pieno benzina. Mentre faccio il pieno e converso cordialmente con la gente del posto mi ricordo di una paio di cose che volevo comprare per la moto e li trovi proprio lì a portata di mano.
Riparto verso Concepcion incoraggiato anche dai benzinai che dicono che la strada sia niente male. Mi inerpico in questa serpentina sterrata a curve strette, una dopo l’altra e mi ricordo vagamente i Caracoles che ci sono tra Uspallata a Mendoza e perdo un po’ dell’incanto. Però non dimentico di fare i video più belli e scattare qualche foto anche se la temperatura sta aumentando e diventa sempre più difficile trovare la voglia di fermarsi e fare tutto quel lavoro quando pochi secondi prima andavi proprio bene con il vento a rinfrescarti la faccia.
Questo è un po’ il problema che non si vede da fuori.
Per fare i video che faccio ho davvero dato il massimo perchè tutta quella procedura di fermati, monta il tre piedi, punta, rimonta in sella, torna indietro, passa, fermati, scendi, rimonta tutto in moto, risali e riparti può davvero portare all’esasperazione
Per cui salgo salgo salgo e scendo scendo scendo e quando mi avvicino a Concepcion mi trovo davanti ad uno spettacolo della natura. Paesini bellissimi, con case ben fatte ed una vista potente. Montagne, campi coltivati, pochi abitanti, una strada principale ben asfaltata ed io che passo a bocca aperta.
Buona Vista ed i paesini che seguono sono una gemma nascosta fra le montagne e chi ci vive ha veramente un culo grande come la casa che possiede.
Arrivato a Concepcion e sceso di quota sono davvero in un bagno di sudore, mi fermo per la sosta pranzo in un posto che dice aria condizionata e wifi ed entro speranzoso.
Hanno un menù da 35 pesos, le commesse sono gentili e ridono in risolini allusori ed io mi piazzo senza tuta al piano di sopra con il pc a tutto foho mentre metto su qualche video e vi aggiorno sulla situazione. Ho anche qualche difficoltà da sistemare con il BlackStar del telefonino che mi registra i file GPX con l’altitudine al contrario per cui sembra che durante il passo de Aguas negra io mi sia sommerso a – 4600 metri sotto il livello del mare.
Convinto che si dia per scontato che io non stia viaggiando con un sottomarino, chiedo aiuto ai lettori e Fabio mi consiglia GPSed, applicazione che inizio a usare in modalità test. Chiudo tutto, pago e me ne vado e con mia grande gioia siedo sulla sella rischiando di prendere fuoco e noto con piacere che ci sono 44 gradi.
Ovviamente dipenderà dal fatto che la moto è stata sotto il sole tutto sto tempo. Prendo velocità, trovo il mio passo e il termometro scende a 34. Meglio ma mica tanto!
La quota sale di nuovo ma il dintorno si fa nuovamente spettacolare lungo la strada che porta a Tafì del Valle, l’highlight che il ragazzo a pranzo di ieri mi aveva menzionato.
Tafì del Valle è bellissimo, non te pentirai
E non me ne pento affatto, davanti ho uno spettacolo paesaggistico unico e per giunta un sole che rende tutto vivido e brillante. Mi fermo varie volte a fare le dovute foto e registro con la SportCamera i tornanti bellissimi che portano fino a qui ed anche quelli che mi riportano a bassa quota, verso la Ruta 40 dove troverò Cafayate.
Conosco il villaggio per lavoro, ma non so dove troverò sistemazione.
Mi rimetto sulla 40 un poco dispiaciuto per non aver trascorso la notte in Tafì del Valle, ma del resto quella si che era una destinazione turistica per gli argentini ed i prezzi proibitivi erano solo uno dei motivi per cui non avrei goduto della ricerca di un posto dove stare.
Cafayate appare affollata e più turistica di quello che ricordavo, ci sono branchi di stranieri con zaino e ristoranti che intasano la piazza e la camminata. Mi fermano per un controllo ed approfitto di chiedere qualche dritta al poliziotto. Cerco ovviamente il fiume e magari un camping municipale come avevo travato la notte prima. Mi parlano di una avenida 25 che porta al fiume ma il tipo menziona che il camping è stato preso ed occupato da una popolazione.
Non ci capisco molto e decido di andare a vedere.
Mi trovo davanti ad un campeggio abitato dalla comunità indigena che occupava questa terra e che somaticamente ha più a che fare con ciò che si suppone abitasse questa terra centinaia di anni fa, invece che le razze europee che la occupano oggi.
Chiedo in giro e mi dicono che per conoscere prezzi e regole del posto devo parlare con una persona di nome Miracolo, così la vado a cercare.
Miracolo….
Si signore, dica
Mi piace il tuo nome, come stai?
Bene e lei? Viaggiando per Cafayate?
Si e vorrei passare qui la notte, quali sono le regole.
Si paga l’ingresso e si offre l’uso del bagno. 10 per te, 5 per la moto, 10 per la tenda.
Ho capito, grazie per l’informazione
Così torno in centro, chiedo in giro e non trovo niente e si è fatto talmente buio che la regola del – trova prima il posto poi ceni – già non serve.
Mi siedo ad un tavolo di un ristorante isolato dal centro e mangio una empanada di pino, pollo al riso ed una pesca sciroppata. Pago, saluto e me ne vado e so già che andrò a letto incazzato, affrettato, insoddisfatto e sudato, ovunque sia il posto che troverò.
Non ho sonno ma non ho voglia di continuare a guidare di notte per cui mi trovo il posto più scomodo al lato della strada fuori città e ci metto una ora per entrare in tenda.
So già che domattina, pochi km da dove sono, scoprirò l’esistenza di un posto bellissimo, accessibile, gratuito e con un corso d’acqua.
E lì, i veri moccoli!