C´è una storia nata nel 2009 che forse non ho raccontato proprio per intero.
Durante i Km del Tour Panamericano che risalgono all’anno 2009, sono stato ricevuto a braccia aperte dai dirigenti di Honda Cile che mi hanno presentato ai media locali ed hanno passato una Varadero 1000 mentre la mia Transalp sarebbe stata messa sotto i ferri per un tagliando. Il passaparola era arrivato anche in Colombia dove i dirigenti Honda avevano ribadito che, una volta arrivato, mi sarei potuto presentare in Cali per ricevere una trattamento simile.
Quello che tutti sanno è che quell’anno sono arrivato in Bolivia e ci sono rimasto. In tutti i sensi. Non sono poi riuscito a continuare più a nord di quanto non fossi arrivato e, malato, con una moto a pezzi e in cerca di un po’ di stabilità per rimettermi in sesto, me ne ero tornato in Cile in cerca di un lavoro.
Honda Colombia era rimasta così ad aspettare ed aspettare fino a che, esattamente 4 anni dopo, nel Gennaio del 2013 dalla stanza di un ostello in Quito, mando ai responsabili una mail spiegando dell’incidente e del mio cambio di piani. Spiego loro che il viaggio è finalmente ripartito e che mi trovo attualmente in Colombia, diretto a Cali. La mail ovviamente l’ho mandata ieri mattina dal Quito ed oggi lunedì 28 Gennaio percorro i miei km del mattino curioso di sapere se hanno risposto o no.
Per cui mi sveglio con il cielo che già preannuncia qualche goccia d’acqua. La guerriglia non si è vista ed in compenso ho pure dormito bene. Soltanto adesso che posso vedere cosa ho attorno noto una cascata proprio sopra la mia testa e un sacco di bambini che, zaino in spalla, camminano lungo questo sentiero diretti verso chissà quale scuola. Impacchetto la tenda in men che non si dica e scendo con una certa felicità. Per cominciare cerco subito da mangiare. Voglio capire le differenze, se mai ci siano, fra quello che ho mangiato nelle settimane precedenti e questo nuovo paese in cui viaggerò. Arrivo nella piazzetta di una pesino che sembra più un agglomerato commerciale per i bus e camion di passaggio. Ci sono militari da per tutto e camminano indisturbati e vigili fra i presenti che non pongono loro la ben che minima attenzione. Tutto questo marciare con fucili carichi sulle spalle suppongo che incuta nei presenti la tranquillità e sicurezza desiderata dopo tanti decenni di guerriglia e, visto che io ne ho sentite di cotte e di crude sul tema, chiederò in giro per capirci qualcosa.
Però intanto: CIBO!
La vetrina di uno dei caffè di passo mostrano arepas frite (sono come omelette di farina di mais strafritte nel burro), salsicce, patate, pezzi di carne, pane fritto, formaggio fritto, banane fritte. Con il vomito quasi alla gola chiedo se per favore mi fanno 3 uova strapazzate con un pezzo di pane caldo e del caffè. L’uovo non è come mi piace, ma va giù bene mentre il pane – oh Dio aiutami tu! – il pane è uno di quei cosi gonfiati, freddi, spugnosi e secchi con la crosta dolce che mi fanno schifo.
Ma perchè più si invecchia più si diventa inflessibili su certi sapori caserecci?
In Cambogia, nel 2006, mangiavo banane nane fritte a colazione ed ero contento. Adesso ho la pancia flaccida e se la colazione non è come piace a me mi girano pure i coglioni. Comunque sia, ho la faccia lavata da poco, la colazione servita e adesso posso proprio chiedere cosa è sta Guerriglia.
Signora?
Si
Come mai ci sono tanti militari da tutte le parti?
Per la guerriglia…
Vedo che la signora non risponde a meno che uno gli spiattelli la domanda davanti per cui mi faccio più incisivo.
Ma, non ho capito, la guerriglia dove é? E si vede?
No, già non si vede da anni. Il governo anteriore ha ammazzato molti dei leader e quelli che c’erano prima sono già morti di vecchiaia. Rimangono quelli della nuova guerriglia, ma sono peggio organizzati, sono in minor numero e se ottengono nuove reclute, reclutano i contadini delle montagne isole dove possono accedere.
Capisco…. ma esattamente quale é il fine della Guerriglia?
Il governo. Non sono d’accordo con quello che fa e decide il governo. Le tasse, il sistema capitalista e soprattutto non vogliono rinunciare al giro di affari dato dal narcotraffico per cui sono 50 anni o più che si ribellano. Fosse per loro saremmo un paese come Cuba…
E così una pedina comincia ad allinearsi anche se dovrò chiedere a 10 persone per trarre una conclusione sulla questione Guerriglia. Sta di fatto che, nonostante i controlli dei militari, la Guerriglia è ad oggi difficilmente avvistabile e non rappresenta più un pericolo latente per i moto viaggiatori. Ma quello che ancora non capisco è come si finanziano, dove vivono, come sono educati, alleanti e dove ottengono armi e munizioni e l’intelligenza con cui infliggono i colpi che vogliono.
La signora non sa certe cose però mi dice che la zona più a rischio di avvistamento Guerriglia è quella che sto per attraversare, da Pasto a Popayan.
Non entri a Popayan – mi dice seria.
Ah…
Lì la guerriglia non si è potuta sconfiggere perchè ce n’è troppa e anche in citta a volta si può vedere. Se può tiri a dritto che c’è un bypass
Lo terrò presente, grazie (mi annoto nel cervello: pranzare in Popayan immediatamente).
E così faccio. Intanto non ho una mappa e non sembra facile trovarla. Arrivo a Pasto che già piove a dirotto ed io ne ho già abbastanza di sto clima. Do mille giri di qua e di là ma non trovo gli uffici turistici che mi indicano i poliziotti per cui esco da Pasto e me ne vado dritto verso Popayan che dista una 120 km. La distanza, in tutto quello che ho appreso in viaggio è il grande limite che fa parlare a caso le persone di un luogo.
Dato che incontrarsi con un sommo e profondo conoscitore della propria terra non è così facile e che il qualunquismo è assai più semplice da propinare, mi è spesso capitato di chiedere a persone sbagliate i consigli giusti. In Argentina, nel 2008 ed in procinto di iniziare il Tour Panamericano, avevo chiesto a dei ragazzi di Buenos Aires come fossero i campi ai lati della Ruta 3 e Ruta 40 ai fini del campeggio libero. La risposta fu la seguente:
No ma che sei scemo? Lì i contadini proprietari terrieri sono mezzo pazzi, isolati e se ti vedono nel loro appezzamento di terra ad accampare ti sparano.
Di fatti i campeggi liberi più belli e tranquilli che ho fatto erano proprio quelli in Argentina, per cui quando la signora colombiana mi parla di Popayan, una città ad otre 150 km da dove vive lei, stento a credere alle sue parole. Arrivo a Popayan che il clima freddo delle montagne sembra aver abbandonato la mia via per sempre e la città mi accoglie con 33 gradi ed io che sto morendo di caldo. Ho fame, ho caldo e puttana miseria ma che culo c’ha quella???????? Oh, un’altra???? No, guarda quella!!!!!!!!!!! E bene si, sono arrivato in quella regione della Colombia dove ci sono fighe da tutte le parti.
Scovo un settore di tavole calde dove sembra siano seduti impiegati in pausa pranzo e vista la vicinanza con la strada e lo spazio per metterci la moto parcheggio davanti e mi siedo. Lascio la giacca su una sedia, il casco sul tavolo, guanti di lato e chiedo del bagno. Il ragazzo alto e pancione mi indica la porta e quando torno lo trovo ancora lì ad aspettarmi.
Mai…mai lasciare le tue cose così da sole – mi dice con una certa premura – siamo in Colombia.
Grazie…
Vedi questo, la tua giacca, fanno così (la prende in mano) e se la portano via…
Si, hai ragione ho ca….
E vedi questo, il tuo casco, fanno così e se lo portano via..
Si, si ho capito graz…
E vedi questo, i tuoi guanti…..
Posso ordinare?
La scena è divertente, ma la fame è imperativa. Intanto si avvicina la proprietaria, una donna sui 55 che non è da meno, passa la figlia di 30 e mamma mia aiutami tu, poi l’altra di 22 e sia benedetto il signore e poi l’impiegata che aiuta e comincio a non capirci più una sega.
Il ragazzo mi tiene concentrato e mi consiglia qualcosa da mangiare. Me lo serve, rimane in piedi accanto a me e mi osserva mangiare (scomodissimoooooooooooooooo!!!!!!) così rinuncia ad un pranzo in silenzio come piace a me ed inizio a fargli domande sulla città, la guerriglia e niente di quello che la signora della colazione coincide con la realtà.
Bingo, che vuoi farci!
Però mi dice cose interessanti secondo le quali la Guerriglia voglia infliggere più colpi possibili al governo per cui, invece di cercare di uccidere i soldati, cercano di ferirli al fine di obbligare il governo a risarcire per tutta la vita il soldato e mi dice anche che quando sequestrano i turisti, per la maggior parte erano americani.
Non li possono vedere gli americani
Ahah, io sono italiano ni culo la guerriglia! – e faccio il gesto del fanculo con il braccio e lui ed altri tre commensali scoppiano a ridere
SI avvicina la gestrice che posta il coperto, poi torna con il bicchiere e la limonata e le faccio notare che mi ha portato due coltelli. Lei ride, mi chiama papasito e mi dice che allora troverò una donna colombiana con cui sposarmi. Non capisco il nesso fra il coltello e un matrimonio con una colombiana, ma ho il piatto servito ed aspetto che arrivi la forchetta. Il tipo adesso mi invita ad una conversazione piccante.
E che ne pensi delle Colombiane?
Penso che sono quasi andato a sbattere tre volte con l’auto davanti da quando sono entrato in questa città.
Si, aspetta di arrivare a Cali. Lì il clima è più caldo e le ragazze si mettono cose che non lasciano molto spazio all’immaginazione
Intanto passano 3 strafighe a destra, una dall’altro lato della strada, un entra nel ristorante, una esce da un taxi ed io, incredulo, ridacchio come un ubriaco perchè se quello che sto vedendo fosse nella norma avrei una di quelle reazioni da passerella, magari con un fischio o un commento, ma purtroppo quello che vedo non è normale per niente e tutto quello che riesco a fare e ridacchiare per esternare l’incredulità degli eventi.
Entro in un internet point e Honda Colombia ha risposto due volte. Nella prima mail il dirigente del 2009 passa la palla al nuovo responsabile e nella seconda mail il responsabile in questione, mi da il benvenuto a fare loro visita al mio arrivo. Dato che arriverò stasera, rispondo che sarò lì l’indomani, alle 10 di mattina. Adesso però che è confermato tutto, entro nel mio profilo CouchSurfing e mando una CS Request last minute ed al mio arrivo a Cali fra due vedrò se avrò ricevuto delle risposte positive.
Pago, ringrazio, mando i miei saluti al ragazzo del ristorante, la gestrice di 50 e passa anni, scovo una delle figlie che da lontano mi manda un’occhiata intrigante, metto il casco e sfreccio via in direzione Cali. Faccio il mio primo pieno benzina e siamo ritornati al dollaro e mezzo per litro. Tristezza!
Arrivo a Cali molto più velocemente di quanto pensassi e il primo impatto è un caldo afoso appiccicoso mischiato ad un traffico senza regole e semafori che – gente vi giuro – durano un’infinità. Va tutto male adesso. Ho caldo, sto sudando, la moto è incandescente, la ventola parte ad ogni semaforo anche se spengo il motore davanti ad ogni singolo rosso che prendo. Non so ancora dove vado e mi metto per le vie del centro sperando in uno Starbucks, un internet, un qualcosa ma scopro che il centro città non è come il centro città che sto pensando ed è piuttosto un agglomerato commerciale con il doppio di traffico, il triplo di semafori e molta più gente. Mi arrendo.
Faccio una pausa in una piazza, compro un pacchetto di patatine salate e aspetto che mi passi il nervoso. Poi chiedo ad un poliziotto e come per miracolo trovo un internet point dentro un parcheggio custodito ed anche una tavola calda. A pochi metri dal caos della strada, ma va bene così. Mi connetto ed ho 2 offerte valide per cui rispondo alla prima: Karina, biologa di 34 anni che vive a 4 km da qui. Mi dice che esce da lavoro alle 20, mi lascia il numero di telefono e l’indirizzo di casa e dell’ufficio e quando la chiamo decido di mangiare lì dove sono per poi farmi trovare alle 20 davanti al suo ufficio, pronto per essere accompagnato a casa sua.
Così mangio, pago, mi fermo a parlare con un italiano emigrato in Colombia, mi inerpico fra le strade ‘sta volta guidato da una mappa di Google Maps appena stampata ed arrivo con un’ora di anticipo all’ufficio di Karina che è situato a 2 passi da una piazza con dei pub davanti. Senza pensarvi vado a farmi una birra, in piedi davanti alla moto e mentre aspetto mi invitano a parlare 3 tardone tutte rileccate. Sono simpatiche, tutte agghindate e si nota che i soldi non mancano. Ce la ridiamo un po’ facendo battute sciocche e quando dico loro che sembrano le ragazze di Sex and the City crepano dalle risate. Nel mentre si avvicina una coppia che viaggia con una 1200GS parcheggiata poco più in giù. Mi chiedono sul viaggio, sulla moto ed alla fine in una ora finisco con il raccontare 8 anni di viaggio in 60 minuti il che genera le solite facce emozionate, i complimenti e finisco con il passare il link del sito a tutti.
Le tre tardone mi lasciano i numeri di telefono e con molta gentilezza mi dicono che se ho bisogno di qualunque cosa posso contare su di loro. Pago e alle 20 sono davanti al laboratorio veterinario di Karina che esce a presentarsi e salutarmi. Mi spiega i passi a seguire e mi porta a casa sua, dove mi lascia con le chiavi di casa, la password wifi e se ne va. Intanto mi faccio una doccia e chiacchierò con Ylenia spiegandole i nuovi programmi con Honda e quando Karina torna conosco la figlia, Sara che è pronta per andare a letto.
Karina esce dalla doccia e ci facciamo un birra sul balcone parlando di quello che fa lei, di quello che faccio io e quando è mezzanotte siamo entrambi morti di sonno ed ognuno va a dormire nella rispettiva stanza: lei nella sua ed io in quella di sua figlia.
Mi addormento con la foto della sirenetta accanto alla faccia e appoggiando la testa sul guanciale di winny de pooh.