Basta basta, via via da qui. Un ne posso già più!
Non faccio nemmeno colazione, prendo la strada che mi ha portato qui e piano piano mi ritrovo ad Uribia. Sono in riserva rossa da km e se rimango a piedi ora è finita. Per fortuna la benzina la portano illegalmente dal Venezuela e la rivendono qui ad un prezzo più basso così faccio un pieno con 10 dollari invece che con il doppio. La signora che mi versa la tanica nel serbatoio dosa male il getto e finisce con inzuppare la moto di benzina che adesso gronda come una raffineria.
Ringrazio e saluto, sono di buon umore ed è strano perchè senza colazione divento un mostro. Poi trovo un colombiano disponibile che mi parla di un paio di cose del Venezuela che mi interessano. Dice che il paese è ok e che le strade sono ottime. Tutti i Colombiani conosciuti prima di lui, quando gli dicevo che sarei andato in Venezuela, mi dicevano di stare attento e che ero coraggioso perchè il paese non ha presidente, ne ordine, ne leggi, ne sicurezza e tutte quelle vaccate lì.
Invece quest’uomo mi dice che ci sono bei posti, che lui ci lavora e che se porto dollari in contanti con me posso fare un piccolo trucco per spendere meno. Ovviamente io non lo ascolto e le sue parole mi entrano in un orecchio ed escono dall’altro. Lui blatera che i soldi in Venezuela si incrementano e che non si ricorda come però è possibile. Convinto di avere davanti un buffone lo ignoro, ma lo ringrazio di avermi accompagnato in un posto carino per fare colazione.
La gestrice è carina anche lei, la colazione è ok e nel bagno c’è una doccia. Ho il cellulare in carica (lo uso per registrare il logger dei posti in cui vado in moto) e quando esco dal bagno sono tutto mezzo ed ho lasciato dietro di me un lago. Riparto contento perchè entro in Venezuela e sapere di poter vedere cose nuove mi esalta sempre. Nuovo paese, nuova cultura, nuove persone. Certo va detto che in questa fascia di continente non si notano differenze culturali immediate, ma che nel profondo se ne possono scoprire di infinite.
Prima di andarmene mi soffermo a guardami attorno e a parte la farmacia ambulante che riporto in testata, vedo un sacco di donne e bambini vestiti con degli abiti lunghi che sembrano tradizionali. Il caldo non mi piace, non in moto, non così tanto. Credo che il clima migliore sia attorno ai 15-20 gradi e che se puoi viaggiare il mondo mantenendoti in quei margini sei felice. Altrimenti o ti geli il culo o ti sudano le palle. Scegli pure.
L’imminente ingresso in Venezuela mi esalta ma mi innervosisce perchè dietro ad ogni dogana, specialmente adesso che sono ritornato a viaggiare senza patente internazionale e carnet de passage, potrebbe nascondersi l’oblio.
La cosa che però è nuova e che mi diverte è il perchè sto entrando in Venezuela realmente. Certo voglio vedere anche questo paese e tutte quelle cose lì, ma ho una piccola missione da compiere. A Ylenia piace il rum e qui vendono dell’ottimo rum ad un prezzo stracciato. Per cui una volta arrivato a Maracaibo che sembra a distanza buona per il primo giorno, farò shopping. Pago prendo le mie cose e me ne vado con la maglietta tutta bagnata per vedere se resisterò al calore infernale. La tuta da moto non la metto più e la lego su una borsa laterale perchè con il calore che fa sarebbe un suicidio mettersi a fare le pratiche doganali e le file completamente vestito in goretex.
Arrivo a Maicao poco dopo e davanti a me appare l’arco che annuncia il mio imminente ingresso in Venezuela. Parcheggio davanti alla dogana colombiana con il sole che mi martella il collo ed un ragazzo dalla faccia rassicurante mi scorta fino dal poliziotto che mi controlla i documenti. Passo davanti la scrivania di una bella colombiana che con un sorriso gigante mi controlla il permesso temporaneo della moto e mi dice che sono a posto. Devo solo farmi timbrare il passaporto e sono ok. Uscendo verso l’ufficio immigrazione trovo il ragazzo ancora lì fuori ad aspettarmi e un po’ scocciato gli dico che non ho dollari da cambiare per cui entro a timbrare il passaporto. Quando esco lui è ancora lì, con la faccia gentile appiccicata fra le due orecchie. Cedo ed apro il portafogli, porgendogli i pesos colombiani che mi avanzano ed un biglietto da 5 dollari che mi è rimasto dall’Ecuador. Mi ritrovo con un sacco di Bolivar e, senza rendermi conto di cosa sta accadendo, entro in Venezuela e mi metto in fila, nuovamente, appesantito dal calore.
Mi lascio catturare dalle persone in fila, i tratti somatici delle persone, gli scolli delle signorine, il venditore ambulante di bibite ed il casino che c’è per strada. Passa una ora e tocca a me, ma ho già lasciato passare avanti una vecchietta ed una madre giovane con un bambino. Quando mi chino per vedere dentro la fessura dello sportello vedo un agente doganale gigante seduto sopra la propria massa e coccolato da un’aria condizionata talmente forte da congelarmi la faccia sudata che ho.
Gli passo il passaporto e me lo rende pochi secondi dopo dicendomi che per la moto devo avanzare 5 km e fare i fogli ad un’officina che si chiama Seniat. Speriamo bene. Questa è sempre la parte più pericolosa del viaggio. Se mi fanno storie perchè non ho patente internazionale e carnet de passage sono nella merda.
Arrivo al Seniat e scopro che è cambiato l’orario e sono tutti via per la pausa pranzo per cui devo aspettare. Maracaibo, secondo quello che dice la mia mappa, non è poi così lontano per cui mi rassegno e vado a prendermi una bottiglia d’acqua.
Signora – annuncia intravedendo una sagoma al femminile dietro la porta di un negozio alimentari – quanto costa l’acqua?
Signorina! – mi risponde lei rivelando la sua giovane età
Ah signorina, certo… quanto costa l’acqua?
15 Bolivares
E la birra?
5
Hai capito…….?
Ho qualcosa come 100 Bolivares e ne sto scoprendo il valore proprio adesso.
Quando finisco di bere noto che l’ufficio ha aperto ed entro rischiando una broncopolmonite per lo sbalzo di temperatura causato dall’aria condizionata. Mi presento allo sportello il tipo mi fa due domande e mi dice che mi servono copie del passaporto, libretto e patente di guida. M dice anche che a 2 cuadras c’è una fotocopiatrice aperta per cui mi metto il cuore in pace ed esco nuovamente al caldo umido portandomi dietro la borsa serbatoio, il casco e la bottiglia d’acqua.
Io odio camminare portandomi le cose dietro, ma per motivi di sicurezza non posso farne a meno.
Per tirarmi su il morale faccio il cascamorto con la ragazza delle fotocopie che ride alle mie battute e fa ridere me. Esco compiaciuto e meno teso dal suo negozio, ho le fotocopie in mano e posso affrontare il rischioso processo di importazione con uno stato d’animo migliore.
Il ragazzo però non ha voglia di farmi problemi ulteriori per cui riceve le copie e si mette subito a stilare il formulario facendomi qualche domanda di tanto in tanto.
Colore?
Bianco….
Anno di fabbricazione?
1987
E così me ne esco con il mio permesso di 90 giorno e con la carta scaduta dell’ACI che per l’ennesima volta mi salva il culo passando per assicurazione moto.
Sono proprio un cattivo esempio gente, non mi copiate!
Parto arrabbiato con il caldo e spero di non fermarmi mai. Di fatto non rispetto nessuna cunetta, posto di blocco, stop, semaforo, segnale. Vado sempre avanti perchè il calore mi sta strozzando. Arrivo a Maracaibo in men che non si dica e non ho ancora un posto dove rimanere o un Couch per cui mi siedo in un McDonald con free wifi e comincio le mie ricerche. Faccio in tempo a mandare qualche CS Request che il cavo del mio netbook muore per sempre e non carica più. A batteria ultimata sono anche sfavatissimo e comincio per casualità una conversazione con i ragazzi seduti accanto che mi dicono che in Venezuela esistono due cambi monetari ufficiali.
Completamente preoccupato per il netbook, il cavo rotto, il rum che non ho trovato, il posto in cui dormire non faccio caso a quello che mi dicono anche se partecipo attivamente alla conversazione.
Con cosa hai pagato il tuo hamburger – mi chiedono?
Con carta di credito!
Ecco, hai appena pagato quell’hamburger 12 dollari!
COSA!???!?!?!?!?
Si, qui ci sono due cambi. Quello ufficiale che ti da 4.3 Bolivares per dollaro e quello non ufficiale o di contrabbando che ti da dai 17 ai 20 Bolivares per dollaro.
Ecco perchè alla dogana con 5 dollari mi hanno dati 85 Bolivares…
Ma ho il brutto difetto di concentrarmi su una priorità al punto da gestire tutto il resto in automatico, senza criterio alcuno per cui, uscito dal McDonald vado immediatamente in cerca di un ricambio o accessorio per riparare il mio netbook e, spinto dall’abitudine, mi reco al primo bancomat che vedo per fare il primo prelievo nel paese ed avere un po’ di liquidi.
Aspetta no! – esito dopo aver premuto il pin ed “invio”
Ma il bancomat ha già processato la mia richiesta e stanno uscendo 600 Bolivares che, invece di costarmi 35 USD mi stanno costando 139 USD. E quando entro nel negozio e nel centro commerciale mi rendo conto che tutto mi costerà carissimo e che ho buttato via dei soldi stupidamente! Avevo anche 300 USD in contanti che avrei potuto cambiare poco a poco qui proprio per i giorni di viaggio invece di usare la carta di credito.
SONO UN COGLIONE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
A quel punto la mia priorità non è più il netbook ma darmi del coglione per le prossime ore ed avvilito eseguo parsimoniosamente tutte le attività necessarie e pensate maledicendomi per la cazzata fatta.
E’ notte e trovo un internet mentre la moto bolle ed io sto perdendo la pazienza. Un CS mi ha invitato a casa sua e mi ha lasciato l’indirizzo. Vengo accolto a braccia aperte, ma il mio umore è talmente basso che la serata passa pacatamente ed anche in silenzio, mentre mi sfogo con Roger che mi accompagna ed al quale spiego l’enorme cazzata che ho fatto nel prelevare i soldi.
Non ci compri un cazzo con 600 Bolivares qui
Si, me ne sono reso conto
Ma non è il caso di annoiarvi qui, però si è il caso di mettervi al corrente di sta cosa, casomai ci veniate voi qui.