27 Gennaio 2009
Mi chiedono spesso cosa farei se mi si rompesse la moto lontano da tutto.
Mi chiedono perché non porto kit riparazione gomme o forature.
Mi chiedono cose a cui non so rispondere. Però le cose accadono.
Sono che qui non si prevengono i problemi meccanici. Qui semplicemente, si risolvono così:
Mi sveglio presto, ma ritorno a letto perché sono morto di freddo durante la notte.
Quando il sole é sorto e riscalda un minimo la tenda, mi concedo un paio d’ore di sonno decenti.
Rientro in Rio Gallegos in tarda mattinata e mi chiudo in un Locutorio Internet per capire come posso prelevare soldi con le carte che ho.
Non trovo niente.
Riesco solo a mettere 24 euro della postepay vecchia su quella nuova, dove ho ricevuto due donazioni dai miei lettori.
Esco dal locutorio senza risposte e mi aggiro come uno zombie pigro per la città che, per la prima volta dall’inizio del mio viaggi qui, si presenta a me con un’energia diversa.
Le persone non sorridono.
Se vedono la moto non guardano e non sembrano manifestare alcun interesse per un “turista” come me.
Agli occhi loro sono sicuramente di passaggio, ma questo non li smuove di un millimetro.
Al Carrefour intervisto la cassiera a cui pago la mia colazione.
Mi dice che la gente non ride perché é mattina e si lavora.
Me lo dice sorridendo, allegramente, come se la mia domanda ed il mio flirtare con lei l’avesse risvegliata da un sonno profondo.
In alcune stazione di servizio ho pagato con la carta debito NZ. Il benzinaio mi ha più volte chiesto se desideravo pagare con carte de horo e la cosa ha sempre portato a termine la transazione con successo.
Così provo in uno sportello ATM di una banca a caso e scopro che il menu banco de horo mi permette una transazione di 300 pesos al giorno.
Considerando che spendo molto meno, direi che ho trovato la soluzione per ora.
Così mi avvio verso la dogana Argentina a stomaco pieno e con una buona notizia in più.
Alla dogana c’é una fila interminabile.
Le persone si sorpassano. La coda é disposta in piedi, senza numero, senza ordine.
Per un attimo credo sia tutto assurdo. Penso che sia solo un momento di traffico temporaneo, ma apprendo dai commenti della gente in fila con me che copre questa tratta da anni, che la burocrazia Argentina semplicemente é male organizzata.
Ci metto due ore e mezzo a ricevere un timbro di uscita per l’Argentina.
In tutti gli altri paesi fin’ora attraversati, questo timbro non richiede più di 20 minuti.
18 dei quali sono di coda e 2 per presentarsi allo sportello e farti timbrare la pagina del passaporto.
Così impreco e vomito domande ai presenti per capire dove diavolo sia l’orgoglio di accogliere stranieri e turisti in Argentina mettendo a loro disposizione ufficio doganale così impreparato e di qualità scadente.
Questo non rispecchia forse l’incapacità professionale delle persone che ci lavorano?
Durante la sosta faccio la conoscenza di Emma e Nina, due ragazze di 22 e 25 anni che viaggiano da sole facendo autostop per tutto il paese.
Mi consola il fatto che ogni qual volta mi impettisco per qualcosa, ci pensano le donne a sbollire i miei animi.
Quando ho fatto con la trafila di carte e attesa, aspetto le ragazze fuori dalla dogana e le rincontro alla dogana di ingresso del Cile, 100 m più avanti.
In Cile le cose funzionano.
In 7 minuti ho fatto. Ed ho pure compilato un modulo di importazione temporanea della moto.
E’ imbarazzante pensare che l’Argentina possa detenere un turista per più di 2 ore in piedi per un timbro.
Nemmeno in Africa cazzo!
Così io e le ragazze ci diamo appuntamento ad Ushuaia.
Loro mi invitano a cercarle nell’Hotel dove alloggeranno ed io prometto di trattarle da vero latino (orgia? ;-P )
Le ragazze trovano subito un passaggio su un pick up guidato da una coppia sulla 70ina.
Io mangio tutto il mio salame prima di entrare nel paese, perché é vietato importate cibi Argentini in Cile e mi incammino a passo lento.
A 65Km c’é l’attracco del ferry che porta sull’altra sponda del fiume che taglia la ruta 3 in due parti.
Il costo per il ferry é di 28 pesos in moto.
Impiega 20 minuti.
Ritrovo Emma e Nina anche sul ferry. Scambiamo due parole e riconfermiamo il piano.
Loro ripartono in auto ed io le supero sulla via che diventa presto un lungo tratto sterrato che termina dritto dritto con il nuovo confine dell’Argentina, lì dove inizia la Terra del Fuoco.
Sfreccio a 110 km/h sul terriccio. Un divertimento totale. Non ho sgonfiato le ruote e così le buche più profonde risultano brusche e scomode da assorbire, ma la moto senza filtro aria adesso ha un raggio di 240-270 Km e così posso abbondare con il gas.
Piove e piove, il terriccio si ammorbidisce e l’effetto soffice che registro sulla guida della moto, é molto piacevole.
Poi succede qualcosa.
La ruota posteriore spesso sbanda per la superficie sconnessa del sentiero di terra, ma con gas costante la moto si riallinea sempre.
Stranamente adesso sbanda da già un paio di chilometri, anche su terra piana, senza riallinearsi.
Mi fermo e scopro che ho forato.
E sono ancora a 27 km Rio Sebastian, piccolo centro abitato che appare sulla mappa.
Inizio a spingere la moto in prima, a colpi di frizione.
Le ragazze in auto mi sorpassano.
Non chiedo nemmeno aiuto, perché sto pensando a cosa fare.
Come fatto in Australia, potrei smontare la ruota dietro e fare autostop fino alla città e ritornare a ruota riparata, oppure guidare la moto lentamente fino al gommaio più vicino.
Certo che 27 km a mano in prima sono veramente tanti.
Dopo due minuti si fermano due tipi con un pick up.
Mi dicono che mi portano in città e che é un piacere essere d’aiuto.
Carichiamo la moto dietro, ancorandola con una corda stretta.
Nei sedili posteriore c’é tutta la mia roba, incluse le moto valigie e altre cose.
Rio Sebastian non ha nemmeno la pompa di benzina, figurati se avevano un gommaio.
Mi rendo conto che sono ad oltre 150 km dal primo gommaio e che Rio Grande é l’unica città dove posso trovare chi mi rimetterà in marcia.
Fortunatamente Fidel, il ragazzo che mi ha preso su, lavora nel petrolio e sta andando a Rio Grande per concludere una trattativa da 50000 dollari.
Dice che mi porta fino alla città e che troverà per me un gommaio.
Quando arriviamo abbiamo alle spalle un’ora di viaggio e due dogane. Quella cilena é rapida come sempre, quella Argentina é un po’ più lenta solo perché scopro che la doganiera parla italiano e che la sua collega ha 23 anni ed é single.
Parliamo e ridiamo mentre compilo i moduli.
Ho gli ormoni a 6000, ahimè.
Fidel mi porta in città. Il gommaio é chiuso e così lui mi porta in albergo con se.
Sono in viaggio per lavoro e paga l’azienda – mi dice.
Esce in auto per concludere la trattativa e mi lascia in camera a lavarmi e accomodarmi per la notte.
Uso anche internet e ricarico le batterie delle fotocamere.
Insomma.
Se penso che volevo spingere a mano la moto…
Fidel mi parla degli indios, della conquista del deserto, dei sacrifici, delle uccisioni
Hey Gionata
I was there last April in Ushuaia – the end of the earth so to speak.
Im following your journey!
Lyn
Lyn, it is such a pleasure to be finding you here.
Hope you are sweat and sound…
;-P
Ho fatto la stessa strada poco più di un mese fa. Che storia Gion! Mi fermo a Santiago qualche gg. Dai gas!
io ci ho pure bucato….
tu?