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Estratto dal mio primo libro, in uscita a Giugno:
“Lo confesso, faccio ancora parte di quei motoviaggiatori che amano il gusto dell’esplorazione, che preferiscono girovagare secondo l’estro e rischiare di perdersi. Ecco perché alla navigazione tramite gps ho sempre preferito le mappe. Percepire la carta al tatto, misurarne le strade a spanne, potervi scrivere sopra e utilizzarla per chiedere informazioni alla gente del posto, che a loro volta potrebbe scarabocchiarla per indicare un luogo d’interesse, una deviazione, una strada consigliata. Con le mappe non si corre il rischio di rimanere senza batterie, e le si possono conservare a distanza di anni: ogni volta che le si risfoglieranno, racconteranno la storia di ciò che si è vissuto.
Le mappe dicono molto, ma non tutto, e lasciano un certo grado di approssimazione che rende l’avventura ancora più una scoperta: ti dicono dove sei e dove potresti arrivare, e ciò che la scala grafica non permette di sapere è quell’incentivo in più per chiedere informazioni agli autoctoni, conoscere nuovi amici e posti che, forse, il navigatore satellitare non avrebbe saputo indicarti.”
E tu hai mai provato a “perderti” guidato dalla tua mappa sgualcita?
– foto: smarrito nei territori del Queensland, Australia nel 2007 –