Il mio rapporto con questa vecchia transalp è decisamente emotivo e poco pratico. Lo vedi da come la trascuro, dal “poco che me ne importa”, dal fatto che la parcheggio per strada sotto casa d’inverno e dal fatto che poi alla fine lei è la mia unica moto.
Questo decennale affiatamento è scandito dalla vita che ho vissuto in sua presenza, km dopo km, anno dopo anno.
Se guardo al tempo che è passato e alle poche cure che le ho dedicato, noto una certa ricorrenza non programmata, come fosse un rituale mai celebrato. Ogni 5 anni la porto allo stremo (nel 2010 con l’incidente e adesso nel 2015) e le dedico un restauro importante. Se la guardi adesso sembra uscita dal concessionario e mai ti verrebbe di pensare che il telaio era crepato su più punti e le parti in ferro corrose dal sale e dalla ruggine.
Eppure mentre lo scrivo sorrido, perché mi ricorda cosa ho vissuto sulla mia pelle per causare alla moto questo lento e implacabile degrado. Per me è la veterana di una guerra vinta, la superstite di un naufragio o qualcosa di eroico che abbiamo affrontato assieme.
Che poi, a dirla tutta, credo che il restauro in sé per sé non abbia senso. È qualcosa di sciocco e poco pratico, perché se misurato in termini economici, mi è costato più di una moto nuova. Ma del resto la praticità non è tutto nella vita, anzi. Nelle cose che per me valgono la pena la praticità non è proprio degna di menzione. E comunque si, questo vecchio catorcio vale la pena perché mi ci identifico e la sua storia e la sua vecchia gloria parlano anche un po’ di me.
La verità è che io sono la mia moto.
Ogni anno è più vecchia, ogni 5 anni più provata dall’intensità con cui ho scelto di vivere la mia vita e le sfide che proponeva. E quando i segni sono troppo profondi e la trascuratezza con cui ho riempito l’attesa raggiunge il limite, le scrollo la polvere di dosso per ricordare a me stesso la mia passione per l’avventura e il mio dna di viaggiatore. E non importa quanto siamo fighi dal di fuori, perché dentro siamo sempre la stessa anima provata e indurita dal tempo e dai km. Non importa dove siamo andati né dove andremo, importa solo cosa siamo e cosa vogliamo. Perché la libertà per come la vedo io è un po’ anche questo, essere “perché si”, volerlo “perché si” e farlo “perché si”. Senza starlo a spiegare a chi vuole capirlo per forza.
Non so cosa penserò fra altri cinque anni, ma dopo 310.000 km già percorsi e altri km previsti con il nuovo viaggio, credo che un cambio moto sarà necessario.
Ho già messo la nuova Africa Twin Adventure Sport sul mio desktop, come vedete nella foto, ma la comprerò usata di terza mano per 800 euro, quando sarà il momento.
Fino ad allora io sarò la stessa vecchia honda transalp di sempre.
🙂
Forse la comprerà tuo figlio con 800 euro e la vedo difficile anche li visto le quotazioni della vecchia! Che anche se usata , vendono al prezzo di una moto nuova !
Tu devi sempre guardare al senso monetario delle cose è 🙂
non ti volevo creare illusioni per la nuova… e sopratutto non volevo farmele io 🙂
ma infatti io dico che la pago 800 euro, tu metti gli altri 4200 ahahhahahaha
io ti ho offerto la colazione! ora tocca a te offrire 😉
Gionata
Ogni volta che leggo il tuo sito c’è sempre qualcosa che vale la pena di essere letto, qualche parola che lascia il segno. Io ho sempre tenuto moto vecchie restaurandole, l’unica con cui non l’ho fatto, per ora è il TA per problemi logistici, ma a prescindere dalla moto prendersi cura della propria rosa le dà valore (riprendendo il piccolo principe ed un valore unico e univoco specialissimo per chi lo fa, che poi traspare anche fuori.
Ti auguro di fare tanta strada ancora con la moto di cui ti stai prnedendo cura.
Buona Giornata e buon restauro!!!
ERSUPPORTER
Grazie Paolo, sono contento del tuo commento.
E’ un momento così nella mia vita, mi farebbe gola riempirmi di balocchi nuovi e belli, ma nutro ancora molto rispetto e riconoscenza per i simboli vecchi e affidabili che hanno costruito questo ultimi 10 anni della mia vita.
Non so se si capisce, detto così