Vedo una strada
Presento qui in anteprima il brano con cui mi sono aggiudicato il premio speciale della critica per il premio “Premio racconto breve 2006 – Pagine da gustare”.
Il tema di questo concorso é:
“Storie e tradizioni enogastronomiche della tua terra”.
Il brano con cui ho concorso, tratto dal mio inedito Vedo una strada, é il seguente:
– Sei stanca?
Non rispondi.
Mi sorridi divertita, aiutandomi a togliere il casco. Me lo sfili dolcemente posandolo a terra. Adesso ho solo occhi nei tuoi occhi; nei tuoi occhi stanchi. Nei tuoi occhi immensi. Pregni di quella stanchezza bellissima, velata e composta; immensamente bella.
Ti ringrazio per il casco e tu mi abbracci stringendomi a te, poi baciandomi, avvolgendo la mia bocca con il sapore leggero delle tue labbra. Poi mi sussurri qualcosa; qualcosa che è come una proposta e mi entra nella testa fino a sciogliere ogni tensione.
– Facciamo un bagno, ti va?
Su quella spiaggia soltanto noi, i nostri corpi in attesa sulla sabbia bianca ed il calore di un’acqua fantastica. Mi cammini dinanzi, già pronta con indosso il tuo costume preferito. Sento la sabbia infrangersi sotto i miei piedi, lasciandomi abbandonare ad uno stato di rilassatezza mai provato prima. Sto per raggiungerti quando ti vedo scomparire sott’acqua per poi riemergere poco più a largo.
Passeggio fin dentro il bagnasciuga avvertendo lungo le mie caviglie e fin sopra i ginocchi, una freschezza temperata, capace di mitigare le mie tensioni e dilatare il mio stress fino a dissolverlo. Ti vengo incontro abbandonandomi sempre più a questo fresco benessere, socchiudendo i miei occhi irradiati dagli ormai ultimi raggi di sole. Seguo i fruscii dell’acqua che smuovi, nuotando, e ti sento gioire in piccoli canti ed esclamazioni gioviali che trasformano il mio percorso verso di te in un’attesa ancor più concitata.
Ancora ad occhi chiusi, nuoto aspettandomi di poterti raggiungere a largo senza doverti cercare. Odo un tuo grido divertito dietro le mie spalle e voltandomi di sorpresa, scorgo la tua figura nuda che corre vicino ala riva, tenere in mano il tuo costume. Lo getti sulla sabbia e rientri di corsa in acqua urlandomi di lanciarti anche i miei boxer.
Me li sfilo entusiasta, scrutando da lontano chilometri di costa desolata. Nuotiamo nudi adesso, e soli. Avvolgendoci durante ogni immersione ed abbracciandoci appena fuori dalla superficie dell’acqua.
E’ un bagno interminabile, salato come il mare, ma addolcito dai nostri corpi che giocano complici, perdendosi e ritrovandosi fin quando sarà notte. Usciamo ad asciugarci che già si contano le stelle nel cielo.
Mentre monto la tenda poco distante dalla moto, ascolto la tua voce intricarsi nell’elenco delle possibili pietanze da preparare per cena. La fiamma del fornello a gas illumina il tuo profilo nella notte e riscalda la tua pelle salata dal mare. Esco poco dopo dalla tenda sistemata per la notte. Ti raggiungo lentamente dove avevi disposto i nostri piatti e le posate e ti osservo amalgamare pazientemente la pasta al suo condimento, usando quel mestolo che, ricordo, ti portasti da casa rubandolo fra le stoviglie di tua madre.
– Gli spaghetti sono pronti…
Sorrido e ti ringrazio, avvicinandomi e baciandoti sui capelli. Seduti vicino alla riva, degusto ogni tua parola assaporando la pasta che hai preparato, così calda, così saporita e penso. C’è solo una soffusa luce di luna piena a renderci riconoscibili l’un l’altra; mentre scandisci il ritmo del tuo pasto colpendo il fondo del piatto con la forchetta, distinguo nella penombra le tue fattezze di donna, di ragazza, di persona che mi siede vicino.
E questa pasto ha il sapore di tutto quello che abbiamo lasciato alle nostre spalle.
Sapore della casa da cui mesi prima siamo partiti per questo viaggio avventuroso chiamato scoperta.
Il ticchettio delle posate scandisce le nostre parole e diffonde il calore che i nostri cari ci hanno insegnato lungo gli anni della nostra sempre sbagliata giovinezza. Adesso adulti, adesso noi, la casa non appare più un traguardo ma una dimora.
Ricordi di parole fra i piatti dei commensali di cene importanti, di pasti rapidi davanti alla tv, di celebrazioni di eventi.
Ricordi di parole ed assaggi del tempo che lentamente passa e condisce la nostra memoria di nuove emozioni e di suovi sapori.
Su questa stessa sabbia, lontano da quelle che erano le tue mani fra i fornelli e prossimo a baciare le tue mani che ora mi sfiorano per invitarmi a parlarti di me, ci nutriamo del nostro presente per fare di esso ciò che sarà il futuro di domani.
– Non so come spiegarmelo, ma devo ammettere che da quando siamo partiti prepari dei piatti sempre migliori…
– Stasera non potrai certo insinuare di rimpiangere quelle orribili pietanze che vi mangiavate tu e Alberto durante quel viaggio in autostop…
– Non saranno state prelibatezza ben cucinate, ma vivere quella avventura accompagnati da un’alimentazione sballata come quella, aveva i suoi benefici…
– Ad esempio?
– Ad esempio…mangiare non per il piacere di mangiare bene, ma farlo per il semplice piacere di poterlo fare insieme, se pur in modo così disordinato ed irregolare.
E’ a quel punto che ti sento posare il piatto sulla sabbia, alzarti lentamente e venirti a sedere al mio fianco, cingendomi la vita col braccio destro e posando la tua testa sulla mia spalla nuda e salata. E poi tacere.
– Solidea? Ho detto qualcosa che non avrei dovuto?
– …
– Solidea?
– …pensavo, ecco tutto. Pensavo a quanto desideravo seguirti durante quel tuo viaggio e quanto avrei voluto ripercorrere ogni momento in cui mi sei stato lontano. Adesso che sono qui, forse più libera di qualunque altro momento mai vissuto nella mia vita, mi sembra irreale tenerti per mano e pensare di essere in uno dei tuoi viaggi. Anche il solo pensiero che non dovrai raccontarmelo una volta ritornati a casa, ma che potremo ricordarlo assieme come una cosa che appartiene solo a noi, bhé, mi fa sentire bene. Mi fa sentire libera. E ti devo tutto per questo.
– Solidea, io…
– …voglio che tu sia salvo, Nathan. Prima non lo sapevo, non lo capivo. Ma averlo compreso ha dato un senso a gran parte della mia vita. Quella che ho vissuto crescendo, quella che ho vissuto sbagliando e quella che sto vivendo vivendoti. Spero tu possa salvarti, seguendo i tuoi desideri, i tuoi ideali e non tradendo i tuoi obiettivi per niente al mondo. Così come mi auguro di poter far parte di quel viaggio, di quella realtà o semplice esperienza che contribuisca a farti ottenere quella salvezza che stai cercando e che mi hai insegnato a desiderare. Del resto io vivo d’amore e averlo considerato adesso che stiamo assieme da così tanto tempo mi ha fatto capire che tipo di salvezza io stia cercando…
– …tu vivi d’amore…
E così, seduti uno di fianco all’altra, tutto sembrò acquisire una forma assoluta, una consistenza salvifica ed eterna, complementare ai nostri slanci di vita.
Eternamente profondo, capace di ricoprirci entrambi fin dove le nostre abitudini ci avevano prima privilegiato e poi resi corpi miseri esposti ad una luce grave sui nostri animi fino a quel momento incompleti, fino a quell’istante fragili, il cielo vegliava sui nostri profili incantati.
Vi era “notte” dentro ai nostri cuori, come vi era amore e poi musica. Energica danza o perpetuo battito dal quale ritmo poter scandire una vita magnifica come la nostra, che si affacciava sul mare che ci aveva fatto incontrare, sul mare che ci aveva riscoperti e, forse, sullo stesso mare che ci avrebbe saputo, un giorno, separare per sempre.
Stelle sopra di noi e stelle dentro ai tuoi occhi, che mi osservano placidamente riflettendo la suadente rotondità di una luna che ci ammira, osservandoci complice e incredula. Meravigliandosi nello scoprire come dal piccolo cosmo della nostra unione possa svilupparsi così tanto sentimento, così tanta maestosa e spietata poesia.
Poi fu la luna, con le sue lacrime a bagnare le nostre labbra intrise in un bacio lungo tutta una notte e dolce come lo stesso amore da cui la nostra unione è stata partorita.
Lunga quella notte ed umili le lacrime di quella luna che piange per noi e che idrata di passione i nostri corpi umidi, avvolti sulla risacca e poi sulla sabbia.
Lunga quella notte ed incantevoli le note della sua melodia, mentre dirigono le nostre danze d’amore fin sopra la nostra coperta e poi fin sotto di essa.
Lunga quella notte e fragili i nostri sospiri, i nostri gemiti sotto le stelle. Fragili come il tuo corpo di donna. Fragili come il mio cuore di uomo. E fragili quei nostri sospiri, lunghi come profondi deliri in cui le nostre carni sono un solo corpo ed i nostri piaceri colmano un unico salatissimo, dolcissimo mare.
E sarà lì che sfoceranno i nostri pensieri, i nostri viaggi ed i nostri incantevoli, loquaci corpi, intrisi di un succo che sarà seme e grembo di una passione infinita.
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La premiazione avverrà l’8 Agosto 2006 alle ore 22,00.
stupendo =)
la frase che più in assoluto mi è piaciuta è la seguente fava dei miei stivali:
“Ricordi di parole ed assaggi del tempo che lentamente passa e condisce la nostra memoria di nuove emozioni e di suovi sapori.”
e a seguire:
“Sorrido e ti ringrazio, avvicinandomi e baciandoti sui capelli. Seduti vicino alla riva, degusto ogni tua parola assaporando la pasta che hai preparato, così calda, così saporita e penso. “
Avevo una musa ispiratrice a quei tempi. E già sognavo di viaggiare in moto con lei.
Quella musa si chiama Carlotta.
fossi in lei mi sentirei onorata! poi basta scureggia ti ho fatto troppi complimenti da ieri!!!!
credo che lo sia stata….
a suo tempo.
questo racconto ha 6 anni…