14 Agosto 2006
Strani insetti sul mio letto mi mordono su tutto il corpo, mantenendomi sveglio su quella soglia di veglia che mischia l’inizio di ogni sogno con il fastidio causato dai morsi che si accumulano sulla mia pelle.
Stordito, accendo la luce e non trovo niente. Il letto appare disfatto, ma nessuna traccia di animali da schiacchiare.
Quando suona la sveglia delle 8, sono da poche ore addormentato. Mi ritrovo sulla motorbike lungo la strada che mi porta all’ambasciata del Laos. Sono l’unico a compilare il modulo per il visto.
50 USD.
Sembra che l’eccitazione per questa nuova destinazione, allievi l’attrito con cui sborso altri 50 grani, così tutto d’un botto. Con quei soldi ci viaggio per una settimana.
Passo 10 ore a lavorare all’internet point. Mi rendo conto che di cose ne vorrei sempre fare 10000 ed il tempo non mi basta mai.
Quando verso l’ora di cena incappo di nuovo in Murrai, scorgo alle sue spalle anche Alì e la piccola Emy. Quest’ultima é il souvenir che il suo ex fidanzato inglese le ha lasciato prima di fuggire chissà dove nella terra nativa.
Alì ha 26 anni e non 30 come racconta. Mi ci sono volute 3 settimane il mese scorso per scoprirlo. Oltre alla sua età, Alì aveva mentito anche sui suoi figli. Ne ha due, non solo una.
Rotanak ha 7 anni e non ho ancora capito di chi sia figlio. Fa i tavoli della #10 Guest House ci giocavo per distrarlo da quella infame solitudine a cui la madre lo sottopone per farsi scopare dal baldo giovane di turno.
Lei li chiama tutti “darling”.
Ironico ed anche personalmente spiacevole pensare che in quei 3 giorni e 4 notti assieme, il suo unico”darling” oer io.
Come già confessavo ad Hui Ping il mese scorso
mi sento ingenuo. Credo sempre che le donne che mi avvicinano o si lasciano avvicinare, si sentano attratte da me enon che abbiamno secondi fini. Non é sola prerogativa della donna quella di volersi sentire attraente, ma anche dell’uomo. Almeno a me ogni tanto farebbe piacere.
Hui Ping sorride, non si scompone in sciocchi commenti ma la sua espressione rivela la dolcezza che prove per le mie parole. Sarà dopo quelle mie parole e quel suo assecondarmi in silenzio, che avvertirò l’impulso di avvicinarmi e farla mia.
Il nostro primo bacio é romanticissimo ed in qualche modo rivoluzionario per mia intimità e pudore.
Va contro ogni altro approccio fisico io abbia mai adottato con una donna fin’ora.
Dopo Hui Ping questo “baciare” tutto nuovo si ripeterà senza mai esitare o smentirsi. Non é capitato invece ieri con Murrai.
Nudo ed avvolto dalle sue mani, con le mie lungo la sua schiena ed i suoi fianchi e le mie labbra sui soi capezzoli.
Quel bacio non si é fatto desiderare o non ha suscitato il proverbiale riverbero.
Niente.
La bocca di Murrai si schiude fuori tempo. Non segue il mio ritmo e nemmeno persuade la mia lingua a farsi seguire.
E’ un bacio infantile, che non mi piace. Così le mie mani suoi suoi fianchi risalgono fino sulle sue guancie e la mia bocca accoglie ore le sue labbra morbidissime nel tentativo di dare armonia al loro schiudersi.
Niente.
Eccitato il mio sesso, ma non le mie mani. Teso il mio scroto ma non il mio corpo.
Questo é accaduto ieri, ma é tutto quello che adesso vedo parlando ad un palmo dall’orecchio di Murrai che divertita, mi sussurra nell’orecchio.
Alì é vicina e ci guarda, ma é abituata a vedermi amoreggiare per gioco con la sorella minore.
Murrai si invita in camera mia per le 23 di stanorre. Le dico “Maybe”, ma so già che non mi farò trovare. A volte basta un bacio per rivelare tutto.
Ascolto Murrai e le sue proposte fatte con il suo grazioso inglese e spio Alì che finge di non badare alla mia conversazione con la sorella.
Studio le sue gambe color cioccolato e riassaporo la linea dei suoi glutei che, sudeando, ho stretto con virilità stordito dalle sue grida di piacere, durante quelli che erano stati i suoi molteplici orgasmi.
Alì e il suo seno minuto e soffice, Alì e la sua schiena tagliata in due dai suoi lunghi capelli neri. Alì e la sua bocca schiusa, ad occhi stretti, in un gemito che lentamente cresce e rivela quel che sembra stupore o tatale abbandono.
Alì e le sue mani sulla mia schiena e sul mio collo che stringe scagliandomi contro erotici insulti.
Le adoravo. Le volevo.
Per vivere l’illusione di sentirmi dominato, quasi vinto. Sfidato al punto da desiderare la sua ennesima sottomissione. Questo alternarsi dei ruoli, questo assecondarsi senza parole, solo con impulsi.