7 Dicembre 2007
Ho mandato un sms a mia madre e mio padre chiedendo loro un prestito.
Le tasse che ho versato in Australia e che devo risquotere mi verranno rimborsate fra 3 settimane. Rimasto con 30 dollari, ho chiesto ai miei familiari un prestito di 500 euro con cui coprire le spese mediche ed ottenere il visto con cui iniziare a lavorare.
Appena sveglio controllo i fondi sulla poste pay e corro felice ad acquistare una colazione e la scehda sim del cellulare con cui iniziare a organizzarmi per analisi mediche/visto/moto/lavoro.
Lei é partita con un amico inglese per un’escursione. La saluto mentre siede in auto sul posto passeggero aspettando per il verde.
Acquisto il biglietto aereo in contanti e la sim (02102229596) Vodafone con la carta di cedito. Il mio volo é domani alle 8:15 per Auckland. Prenoto uno shuttle bus per l’aereoporto da 17 dollari e pago un letto per una notte nello stesso hostello in una stanza dormitorio da 24 dollari a notte.
Stanza 220. Appena entro due ragazze americane mi danno il benvenuto. Puzzo come una capra e chiedo se sia un problema il fatto che mi debba togliere i vestiti in loro presenza. Mi dicono di no, che quello é un dormitorio e che non mi devo preoccuapre. Mi ero, in effetti, scordato che negli ostelli certe cose non sono un problema.
Passo tutta la giornata alla biblioteca di Christchurch ad aggiornare il computer e mi guardo un video sul giro del mondo su BMW in 180 giorni (un prodotto commerciale veramente bello) mandatomi da uno dei miei lettori. E’ un video talmente bello e di qualità che non posso non sognare di poter un giorno fare un giro del mondo simile.
Il mio del resto é ben diverso.
Torno all’hostello per le 22 con un hamurger per cena. In cucina incontro le due americane che mi invitano a bere della birra al loro tavolo. Mi offrono una bottiglia marchiata con un nome sconosciuto.
Mi raccontano del loro giro in NZ e dei loro studi in Australia. Sono giovani e una é piuttosto carina. Finiamo dopo poco a parlare di sesso ed a farci domande piccanti giocando a “Never have i ever….” che corrisponde un po’ al nostro tipico “Obbligo o verità”.
Entriamo nella stanza assieme e, fra una battuta e l’altra, ci diamo la buonanotte dai rispettivi materassi del letto a castello in cui siamo sdraiti.