Gionata in viaggio, TAPPA 4: Nuova Zelanda

11 Dicembre 2007

Sveglio verso le 11, decido di interrompere la monotonia di questi giorni e vado in città. Mentre mi vesto cerco il giubbotto Clover. Lo cerco. Lo cerco. Lo cerco. Lo cerco. Lo cerco. Lo cerco. Lo cerco. Lo cerco. Lo cerco. Lo cerco. Lo cerco. Lo cerco. Lo cerco. Lo cerco. Lo cerco. Lo cerco. Lo cerco. Lo cerco.

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Mentre questo processo infinito continua, mi rendo conto che sono diversi giorni che non ce l’ho più e realizzo che é andato perduto durante lo sdoganamento in Auckland.

Faccio mente locale e chiamo i seguenti posti

Il backpacker in Christchurch

Lo shuttle bus diretto all’aereoporto di Christchurch

La compagnia aerea

Lo shuttle bus diretto al centro di Auckland

La libreria in cui mi sono fermato appena arrivato in città

Contatto anche i due aereoporti, ma niente. Il giubbotto Clover é andato smarrito e adesso mi sento miserabilmente privo di un elemento essenziale. Mi sento in colpa perché é stato omaggiato dai ragazzi di Cose di Moto e perché adesso, finché non lo trovo, non potrò rimettermi in moto.

Vado in città sconfitto dalla brutta notizia e mi reco all’ufficio immigrazione. L’unica buona notizia é che, senza motivo apparente, il mio visto é stato approvato senza il bisogno di fornire visita medica alcuna. Questa poi………… Mi suona talemente inusuale ed non professionale da togliermi il gusto dell’esaltazione. O fose ancora penso alla giacca Clover…. CAZZO!!

Mi informo per aprire un conto bancario, ma il visto mi sarà dato domani e così devo aspettare.

Quando ritorno a casa Mio sta meglio, ma decide di stare a casa. Mauro invece, nonstante cominci ad accusare malumori generali, decide di portarmi fuori a cena con sé. Ci sono degli amici italiani, olandesi e russi che vogliono mangiare al coreano. Non posso rinunciare. Se non altro avrò di che pensare ai tempi in cui viaggiavo nei paesi in cui la giacca ce l’avevo ancora.

Merda.

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La serata riesce bene. Il ragazzo italiano che vive ad Auckland é come Mauro e come me. Un italiano che in Italia non si sentiva a casa e che é partito in cerca di qualcosa di meglio e l’ha trovato. Lui apre il suo ristorante fra 4 mesi e mi propone di lavorarci. Dico che di fare il cameriere ho smesso. Non ce la faccio più. Adesso preferisco cambiare pannolini e vetirmi da pirata per guadagnarmi da mangiare.

Loro bevono Soju sotto mio consiglio. Io parlo di donne, giapponesi, viaggi, italiani, società, provincialismo ad Ivan che, giustamente capisce e non replica in segno di consenso. La sua ragazza olandese mi guarda spesso stupita da tanta nostra rabbia nel parlare del modo in cui l’Italia non sia riconosciuta nel mondo come un grande paese ma come l’ultima ruota del carro. Si parla anche di Berlusconi. Se mi sentisse mio padre dubiterebbe di me….

Torniamo a casa contenti. Mauro ora é peggiorato, ma ha tempo per mostrare ai miei nuovi amici il materiale di cui dispongo. Video e magazine attirano la solita attenzione, ma poi partono le domande che sono molto più interessanti.

Tutti vanno a letto e io mi pianto davanti al pc come faccio sempre di notte.

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Relativo a Gionata Nencini

Mi chiamo Gionata Nencini, toscano classe 1983 e viaggiare in moto è la mia più grande passione. Nel 2005, a 21 anni, parto per il giro del mondo con in tasca solo 2.200 euro e oggi ho uno storico di 800.000 km percorsi in solitaria attraverso 78 paesi. PARTIREper è il blog che racconta le mie esperienze e quelle della mia community.

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