15 Gennaio 2008
Con la Poste Pay ho poi comprato il web fare per Pitson, nell’isola del sud. Prezzo 105 NZD. Partenza ore 10:35. Clod é sveglio e mi abbraccia un’ultima volta prima di andare a lavoro.
Kate é in camera e vado a svegliarla quando la signora dell’assicurazione bussa alla porta.
Se avessi fatto a modo, l’avrei svegliata con un bacio sul collo dato dal cuscino, ma ho bruciato l’occasione ieri sera.
Merda.
Faccio colazione e mi preparo.
Monto in sella di fretta e mi incammino per la città gridando ai passanti sui marciapiedi
“Mi scusiiiiiiiiiiiiiiiiii, per il porto?!?!?!?”
I neo zelandesi, come gli australiani e come gli inglesi (gli anglosassoni in poche parole) non hanno questa cultura da mercati. C’é chi mi ingnora di proposito. Chi mi punta e ride e chi cerca di rendersi utile. L’unica signora che cerca di darmi indicazioni é, ovviamente, l’unica che non ha idea di dove si il porto.
La macchina davanti a me rallenta e mi fa cenno di seguirla con la mano.
Sono davanti al porto in men che non si dica. Accosto di fianco al conducente che é padre di famiglia con moglie e due bimbi a bordo. Sorrido. Lui dice CIAO perché ha visto la bandiera italiana sulla moto. Io gli dico I LOVE YOU SIR e sgasso diretto verso al porto.
Sono a bordo dopo 30 minuti.
La nave non é enorme e poi sono 3 ore di viaggio.
Mi sdraio sotto a delle scale con il cappellino Honda a mo dipara sole e dorme per 2 ore. Quando mi sveglio stiamo passando nello stretto fra due dei golfi dell’isola del sud. E’ bellissimo. Visto dal mare, le due coste sono verdissime con barche a vela ovunque che scintillano sotto al sole.
E le due strscie di terra verdeggiande sono così vicine l’una con l’altra. Sembra una scena di Jurassik Park.
Nella parte interna della nave mi fermo ad osservare una dona pagliaccio che intrattiene i bambini e contruisce loro forme fatte con i palloncini. Chiedo una corone e lei mi fa un fiore da mettere in testa. Adoro il suo vestito a pallini e lo fisso intensamente mentre mi chiedo come diavolo si faccia a realizzare una roba del genere, se non a mano.
Arrivo al porto di Pitson per l’ora di pranzo. Il palloncino é attaccato al casco, ma vola via per il vento in men che non si dica. Fermo per il pranzo, dimentico di cimprare anche le scorte per la notte e così mi ritrovo a digiuno fino all’ora di cena, dove sarò costretto a comprare due bustine di istant noodle per un prezzo folle.
Salgo fino ad uno dei golfi che si raggiungono olter un tratto sterrato. Dopo aver comprato i noodle ritorno in un punto in cima alla montagna dove ho trovato la postazione perfetta per la tenda e la moto.
Ma sono passate due ore da quando ci ero venuto la prima volta e adesso la cima é ricoperta di nuvole bianche e fredde. Ad un cetro punto mi appare il sole rosso che tramonta, al di sopra delle nuvole e poco dietro le montagne. Uno spettacolo mozzafiato a cui però, non posso fare una fotografia decente per colpa della vegetazione.
Mi accampo con le ultime luci del giorno e tento una salita sull’erba bagnata con la moto, ma cado 5 volte in 2 minuti. Il dorso della montagna é stertto e ripido e la moto slitta. Manca poco che non mi scivola a valle per centinai di metri. Menamale il motore si spegne con la prima innescata.
Riesco a rimetterla in piedi, ma sono esausta. Decido di fermarmi dove sono e di accamparmi con la tenda poco più su. Durante le ore di preparazione cena sono ancora dentro la nuvola. L’umidità mi si accumula sulla faccia, sul naso e sulla torcia. Comincia a gocciolarmi acqua da ogni sporgenza della faccia.
Indosso il cappello di lana per la notte, i pantaloni lunghi ed anche la giacca Givi. Quando entro in tenda mi addormento di botto.