E’ sabato. Mi sveglio piuttosto tardi ed arrivo in città spingendo la moto che, intanto, é rimasta a secco di nuovo.
Durante l’avviamente del motore nella prima mattina, la batteria non ha fatto ed ha emesso il tipico ticchettio. La stazione di benzina é situata proprio davanti ad un grande centro Honda, ma é chiuso perché di sabato restano aperti solo fino alle 12.
Smonto la moto alla stazione di benzina e noto che, dei 6 compartimenti acqua della batteria, 4 sono vuoti e 2 sono a metà.
Io vorrei tanto sapere come fa la batteria a ridursi in questo stato.
Riempio la batteria con acqua di rubinetto e mi auguro che non ci sia troppo da spingere. Caricherò la batteria con l’alternatore, durante le ore di viaggio che mi porteranno a Dunedein.
Miracolosamente, la batteria funziona come fosse carica e così sfreccio a sud dopo una lauta sosta pranzo.
Ora c’é una cosa da dire.
Le donne, fanno la differenza.
E c’é anche un’altra cosa da dire.
Le donne fanno la differenza anche per il mio giro del mondo in moto.
Non penserete mica che la spinta a continuare questo viaggio sia la moto e tutto quello che é compreso nel mondo dei motori, eh!?
Per confermare ciò, mi capita di fare un sorpasso azzardato ad una piccola macchina che sfreccia sulla statale diretta a Dunedin.
Mi posiziono davanti all’auto all’ultimo istante e, dopo poco, la macchina mi supera di nuovo. Il sorpasso é piuttosto lento e così noto le faccie divertite ed i sorrisi beffardi di 4 giovani ragazze che mi guardano mentre la macchina che una di loro guida, mi supera ad alta velocità.
Inizia il gioco.
Supero a mia volta, passando lentamente accanto alla loro auto e noto, negli occhi divertiti delle 4, un tono stizzito nel cesticolarmi quello che in Italia equibale ad un “vaffanculo”.
Lo esprimono con il dito indice e medio alzati in segno della lettera V, puntando il palmo verso di loro e sollevanto la punta delle due dita verso l’altro, come gli inglesi erano soliti fare ai francesi, durante la guerra.
Io rispondo con il gesto di fare un pompino, mimando con la mano che non tiene il gas, un grande uccello che entra ed esce dalla visiera del mio casco.
Loro ridono e ridono ancora di più quando metto la mano sui miei pantaloni e mimo quella che é la ben riconosciuta sega!
Non ci pensano due volte. A 120 km/h, mi superano di nuovo e si sollevano la maglietta, mostrando il reggiseno.
Io non mi arrendo ed, in piedi sulla sella a 130 km/h, mi sbottono i pantaloni della tuta con una mano, mi slaccio la zip della giacca, mi tiro giù i pantaloncini e mi abbasso le mutande, sfrecciando di fianco a loro con il culo all’aria ed una mano che lo sculaccia.
E continua, ritto sulla moto, a mimare questa cosa posizionandomi davanti alla loro macchina, che mi segue a 130 km/h.
E allora, non lo avessi mai fatti, le tipe ripassano, lentamente accanto alla mia moto, in velocità.
Parte la maglietta e adesso anche il reggiseno si é slacciato. La tipa dietro alla conducente, ha una seno bellissimo. Bianca come tutte le kiwi, ma generoso e tonico. La mia moto segue a manetta.
Faccio segni di svenimento. Faccio segni a forma di cuore con tutte e due le mani, mentre la moto oscilla su un lato. Faccio segni tipo “chiamami”. E loro scrivonoun numero di cellualre su un pezzo di cartone (della scatola di birra che intanto si stanno bevendo).
Il numero adesso é nelle mie mani. Urlo con il casco alzato di fermarsi per un caffé, mentre nella mia fantasia già si svolge un’orgia sul lato più nascosto della strada.
Dicono che é ok e che proseguiranno fino a che non trovano qualcosa. Poi però, io continuo sulla statale 1 diretta a Dunedin e loro svoltano su un’altra statale, facendo cenno di chiamare il numero.
A Dunedin chiamo, ma il numero é occupato. Poi mi rendo conto che sono ancora eccitato per la cosa e che sto agendo senza riflettere. Anche se le chiamo, cosa accadrà mai?
Siamo in due punti ben distanti della NZ adesso e chissà ce ci rivedremo più. Ma le donne, gentaccia, che belle che sono.
Faccio sesso con una barretta di cioccolata che mi divoro sulle scale della piazza centrale della città e vengo avvicinato da un locale che mi parla della strada più ripida del mondo, situata proprio in Du nedin. Vorrei rimanere qui per la notte e magari andare a fare due salti in discoteca, visto che é sabato, ma sono in viaggio e proprio non si può.
Arrivo allora a Baldwin street e, per la prima volta, noto che mi trovo sulla strada più ripida del mondo.
La faccio tutta in moto con una mano sola, tenendo la videocamera con l’altra. Appena arrivo in cima, riconosco fra le faccie divertite dei presenti, il sorriso di Nyyti (la finlandese conosciuta a Nelson) e Jennifer (la sua amica tedesca).
Decidiamo di andarci a fare una doccia nella piscina pubbblica e di uscire assieme in città per una birra, accampandoci chissà dove per la notte.
Loro dormono nel van ed io in tenda. Massì dai….
La serata la passiamo al Saturday Night Fever, locali anni 70 troppo bello dove balliamo. Facciamo una bevuta in un pub, ma poi siamo stanchi ed é ora di andare in cerca di un karaoke in cui cantare. Hanno solo quello stile orientale, dove si paga per cantare e così decidiamo di usare le ultime energie della sera per trovare un posto per la notte.