Il bippettio di un furgone adibito al carico di pecore, ci svegli nella prima mattinata. Jennifer ancora russa, io salto nel furgone e coccolo Nyyti sdraiando accanto a lei con la testa sul cucino su cui batte il sole.
Le ragazze non commentano. Decidiamo di arrivare a Bluff, nel vero sud dell’isola e di farci un caffé mentre ci scambiamo le foto che abbiamo fatto assieme in questi giorni con le rispettive fotocamere.
Riguardiamo il video dello spogliarello ed anche quello del leone marino. Rivediamo le foto della cena sulla spiaggia e per un attimo ripenso a quel bacio.
Ripenso al sorriso di Nyyti, a quello che in realtà mi ricorda ed al perché, dopo quel bacio, non ho più cercato le sue labbra.
Già una volta, in Cambogia, avevo condiviso la mia intimità con una donna così. Ali, era il suo nome.
Nyyti e Ali, per chissà quale motivo, mi ricordano un volto. Un sorriso ed un modo di farmi essere, che solo un’altra donna, prima di chiunque altra, ha saputo suscitarmi.
Non é un caso che questa donna di cui non rivelo il nome, sia stata anche l’unica a farmi innamorare.
Forse negli occhi di Nyyti e nel suo bacio; nel profumo della sua pelle e nel colore dei suoi lineamenti, io ci rivedo fin troppo di quello che la mia amata musa del passato, mi ha lasciato di sé.
E forse, io di quel ricordo, ho paura. Chissà.
Dopo il caffé andiamo sulla vetta di un monte ancora assieme ed é lì che decido di dire ciao ed abbracciare le mie compagne di strada. Forse ci rivedremo, forse no.
Sulla strada da solo, raggiungo Invercargill per la seconda volta e mi fermo per un po’ di domande in un centro Honda. Noto che le viti pilota del carburatore, prima settatae su 2 giri e mezzo, adesso sono apertissime.
Il tipo più esperto infila un dito nella marmitta e dice, con il dito nero sporco di residui, che la carburazione é troppo ricca.
Io anche non riesco a fare più di 200 km con un pieno. Ma é mai possibile?
Se il problema dipende solo dalle viti pilota, ora che setto la carburazione su 1 giro e mezzo, i consumi dovrebbero ritornare come prima, no?
E se non tornano, da cosa può dipendere l’alto consumo di cui é vittima la mia moto?
CAZZO!
Sei mesi con i consumi raddoppiati, non é certo l’ideale per uno squattrinato come me. Chissà quanti soldi avrei risparmiato a quest’ora…
Sono diretto non so dove o per lo meno, a nord, ma dalla parte dell’ovest. Tuttavia, continuo a risalire senza avere la ben che minima idea di cosa sto andando a vedere o di cosa voglia vedere. Mi fermo in qualche lago. Faccio qualche pezzo di sterrato. Faccio foto. Faccio tutto quello che faccio di solito, ma questa volta rimango in sospeso con la domanda.
Scopro soltanto più tardi che in realtà mi sto avvicinando al bivio che mi porta a Milford Sound ed ancora non ho deciso se vogli farmi 240 km andata e ritorno o se invece voglio tirare a dritto per Queenstown.
Paolo, l’italiano incontrato alla piattaforma dei pinguini, diceva di non perdermi Milford Sound, ma é anche vero che il tour in barca costa 65 NZD. Ed io, a qeusto punto del mio viaggio, quei soldi non ce li ho.
Arrivo alla città in cui le strade si diramano e, vinto dalla curiosotà, mi dirigo nella zona dei fiordi, verso Milfod Sound.
E meno male.
UNO DEI POSTI PIU’ BELLI DI TUTTA LA NUOVA ZELANDA.
Il mio entusiasmo rinasce ed il sole, ormai prossimo a calare, sembra reilluminarsi di nuova luce. Faccio decine di foto e tanti video e finisco la mia corsa poco prima del tunnel che é stato scavato durante gli anni di depressione.
Mi tiene compagnia uno dei pappagalli di montagnia che si é innamorato della mia moto e si sta mangiando tutti i miei adesivi.
Oltre il tunnel, freddissiom e tetro, mi si apre la visione di alte montagne rocciose da cui spruzzano getti d’aqua glaciale che cade in verticale fino alla base per creare altro ghiaccio.
Una ragazza siede nella sua macchina al lato della strada con in mano la fotocamera. Io posiziono il tre piedi e noto un ragazzo in bici sudare sui pedali mentre raggiunge il punto più alto della salita, dove io e la ragazza abbiamo parcheggiato.
Noto una bandiera attaccata sulla bici e chiedo al ragazzo se é italiano o irlandese. Si presenta come Steve, dice di lavorare nel villaggio di Miford Sound e mi chiede se sono venuto per la gita in barca.
Dico che è troppo costoso per me e lui, dispiaciuto, dice che é un peccato ch’io sia venuto fin quassù per poi perdermi tutto quel ben di dio.
Lui lavora per la compagnia che organizza la gita in barca e mi offre un biglietto gratis. Devo solo dargli il mio nome e presentarmi domattina alle 8:40 dicendo alla ragazza dello sportello che sono suo amico.
Per la notte mi accampo dentro alla foresta, dove mi preparo la cena seduto su un tronco.
E’ tutto buio, la baia di Milford dorme e si sentono in lontnanza i rumori dei gestori del bar che chiudono bottega.
Mi appare in lontananza una luce che punta verso di me. Non é possibile che sia il DOC a quest’ora e, non mi interessa, non mi smuovo da qui nemmeno se mi fanno la multa. La cena é pronta e la tenda é montata.
La voce di una ragazza mi chiede se sto campeggiando e così scopro che una coppia che ha fatto l’autostop fino a qui, sta cercando un posto per accamparsi.
Dico di fare come fossero a casa loro. la natura e la foresta sono di tutti.
Si accampano accanto a me e siedono con me per il te che ho preparato. Viene fuori che hanno viaggiato in Mogolia, Sud America e che sono pure dei CS. Ridiamo per la coincidenza. Mi dicono che domani, se sono a Queenstown, posso stare sul loro divano.
Ci incamminiamo nella foresta dopo cena, con un lumino, invitati dal rumore di uno scroscio d’acqua e troviamo fra le grandi foglie umide, un ruscello in cui io mi lavo prima di andare a dormire.
I due campeggiano sotto un telo di nylon e sopra una coperta isolante. Nessuna tenda. Nessuna attrezzatura galattica.
Ma il ragno nero gigante me lo ritrovo in tenda io, mentre i due già dormono ad un metro dalla mia moto.
Buona notte.