8 Gennaio 2008
Prime discussioni.
Tra me e Lei. Immagino ciò avvenga quando il sesso migliora di giorno in giorno, ma la relazione non va da nessuna parte.
Mi sembra ovvio. Almeno dal suo punto di vista.
Dal mio, siamo entrambi viaggiatori. Io per la mia strada. Lei per la sua. Io giro il mondo. Lei torna negli stati uniti d’America fra 20 giorni.
Per questo motivo, mi sento sereno nel condividere il mio tempo ed il mio corpo con lei. Perché se non lo faccio adesso non lo posso fare più.
Il punto della questione é che lei ci tiene a me. Ed il mio provocarla sessualmente fuori dal contesto intimo, le ricorda quanto prettamente sessuale questa relazione sia sempre stata.
Il secondo punto della questione é che anche io a lei ci tengo. Ed il mio provocarla sessualemente fuori dal contesto intimo, mi aiuta a non intraprendere discussioni sentimentali o aprire a lei certe porte che potrebbero creare confusione.
Per cui lei mi dice che dobbiamo rallentare un attimo.
Ed io annuisco senza commento.
Non é la prima volta che mi capita, ma in un certo senso, é anche la prima volta che mi capita in questo modo.
Le persone spesso agiscono in modo strano, quasi paradossale, quando sono messe in relazione con altre persone.
Si crea tutta una serie di interpretazioni che sfociano in un circolo vizioso di situazioni in cui le aspettative e l’orgoglio, decompongono l’armonio su cui l’unione di due persone si basa.
Ed il tempo. Oh! Quello si che é un gran bel figlio di puttana.
Ma procediamo per passi.
Dopo le discussioni andiamo in città. Siamo affamatissimi. Il tempo fa schifo. Visitiamo le cascate che sono uno spettacolo e riaccompagniamo a casa una tipa tedesca che si é fatta tutta la strada a piedi dal centro città di Taupo.
Per spuntino un Kebab da 9 dollari poi é tempo dell’internet café. Per ammazzare il tempo, visto che piove da tutto il pomeriggio, mi concedo qualche attimo davanti alla telecamera.
Andiamo in cerca di un nuovo posto per accamparci, ma ci arrendiamo dopo il primo tentativo. Forse é perché questo é per tutti l’ultimo giorno di viaggio assieme e siamo in parte stressati dalle esigenze del viaggio di gruppo ed anche dispiciuti per l’imminente separazione.
Lei sembra serena, nonostante i discorsi del mattino. In realtà non mi ha detto ninete se non che dovremmo rallentare un attimo. Tutto quello che scrivo qui fa parte di quella serie di interpretazioni che sfociano in un circolo vizioso di situazioni in cui le aspettative e l’orgoglio, decompongono l’armonio su cui l’unione di due persone si basa.
Chissà.
Torniamo nello stesso posto. Ma ci accampiamo sull’erba. Mangiamo cibo comprato al mc donald ed in pizzeria. Siamo forse un po’ stanchi di cucinare e di cenare così a tarda notte.
Mi addormento mentre mangiamo, appoggiando la testa sulle mie ginocchia.
Sembro un paraplegico e così tutti finiscono il proprio pasto e se ne vanno a letto. Lei mi sveglia e mi porta in tenda con se.
In tenda e con l’intimità mi ritiro su un attimo e le dico le seguenti parole.
“Mi spiace se ti sei sentita abusata in questi giorni. Non era mia intenzione. Ho semplicemente apprezzato la nostra carnalità come parte di tante cose di te che mi piacciono.”
Mi dice che non si é sentita abusata. Voleva solo evitare di pensare alle stesse cose anche al di fuori della nostra intimità.
Le parole fanno seguire le coccole e mentre sdraio abbracciato a lei e parlo, mi sto per riaddormentare. Lei mi ringrazia e mi dice che viaggerà anche nel sud della nuova zelanda, dove viaggerò anche io.
Sto per chiudere gli occhi e lei tace. Aspetta.
Poi con slancio che tradisce una certa indecisione, dice: “Ci tengo a te, sai?”
E visto che suona come l’inizio di un discorso importante a me, quanto suona a lei, lascio le palpebre cadere e mi addormento.