Mi sveglio con il piccolo Jack che mi sbircia sedendo su un triciclo. Jess e Mio sono già sveglie con una tazza di caffé in mano e gli altri sbadigliano stropicciandosi gli occhi mentre mi faccio spazio fra i loro corpi avviluppati al suolo sotto le coperte.
Scambiamo tante altre parole assieme. Guardiamo dei video su youtube e ci scambiamo indirizzi facebook e myspace con cui ci terremo in contatto. Ce ne andiamo con un abbraccio in cerca di cibo.
Scegliamo di risalire a nord seguendo la costa piena di curve e scoviamo dei golfi bellissimi, ingrigiti dalle nubi e resi inospitali dal forte vento che scaglia le piccole goccie di pioggia sui nostri visi.
Sorprendende trovare in uno di questi golfi abbandonati due ragazze sulla 15 nuotare sopra due tavole da surf. Come se per loro, l’oceano che bagna quel golfo in una gelida giornata piovosa, fosse come il cortile davanti casa in cui giocare dopo scuola.
Rimango senza parole e aspetto sentirmi uscire un sospiro.
La fame incombe e ci troviamo a mangiare Fish & Chips da una signora cinese che non la smette mai di parlare. Ma é gentile e simpaticissima. Rende la nostra pausa pranzo ancora più inusuale ed indimenticabile. Guido da ieri, intrattenedo gli altri con conversazioni al limite del logorroico o sfoggiando un’ironia affabile e piacevole. Mio si sbaciucchia con Mauro. Silly mi chiede il perché ed il percome ho deciso di avventurarmi a giro per il mondo.
Melika e quel paio di tette che si ritrova, stanno in un angolo in silenzio, senza dire molto.
Arriviamo sotto consiglio di Mauro in un punto in cui la spiaggia diventa lunghissima e piatta. Ci sono auto parcheggiate davanti all’oceano, proprio sulla banchina ed altre che sfrecciano da sud a nord della spiaggia a più di 100 all’ora.
Sempra un parco giochi per macchine usate. Dove la spiaggia è un circuito lineare dove tutto é concesso, escluso immergersi in alto mare.
Spingo la macchina di mauro sopra i cento. Schizzi di acqua e vento entrano dai finestrini abbassati. Facciamo freni a mano. Foto. CI facciamo trainare in due dalla macchina, facendo perno sulle scarpe che scavano nella sabbia lievi solchi.
Fotografiamo i dintori e ci ripromettiamo di tornare un’ altro giorno per passare la notte in tenda lì.
La sensazione di presenza é devastante.
Attorno a noi ci sono pazzi scatenati che sfidano il grande pendio di sabbia e roccie che separa la spiaggia dalla collina su cui si guida per arrivare al mare.
C’é un 4WD con un cane dentro che parte dalla banchina e sfreccia a marce risotte fino al muro di sabbia fino a spingersi in cima alla vetta per poi scivolare a marcia indietro al punto di partenza.
Per un attimo sembra che si stiano per ribalatare con la macchina…
L’ultima tratta di strada in direzione Auckland si fa pesante. Sono stanco o annoiato, non so. Chiedo agli altri di fare una sosta per un caffé e così ci fermiamo in una caffetteria.
Tutto sembra così perfetto. La comapagnia con cui mi ritrovo ed ache i posti dove ci fermiamo per fare quelle che, di fatto, decidiamo passo passo di fare. Anche adesso si parla seduti ad un tavolo con il piacere di chi discute senza impegno di cose importanti.
Il posto é pulito e molto carino. I gestori sono due signori sulla 60ina che ci guardano curiosi e ci servono caffé, cioccolate calde e dolci da tutti ordinati.
C’é un gatto sul pavimento di cui impossesso e che mi porto al tavolo facendolo dormire sulle mie gambe, ma spela come un dannato e così mi viene richiesto di rimetterlo dove l’ho trovato.
Silly vede il pianoforte e ci si mette a suonare. Ci sono altri due clienti nel caffé che lo guardano male, ma appena ingrana e attacca a suonare come si deve, viene anche incoraggiato dalla gestrice che gli chiede un pezzo dei Travis.
Hanno un computer per i clienti proprio accanto al piano. Cerco gli spartiti per Silly e glieli mostro sul monitor mentre io canto la canzone a squarcia gola. Le ragazze sono stupite dall’effetto. Il francese e l’italiano a fare musica improvvisata nella caffetteria.
Il gestore ci posa sul tavolo del cibo come omaggio per la performance e la gestrice ci abbraccia ringarziandoci.
Arriviamo a casa per tarda serata, con un po’ di spesa fatta prima di arrivare. Mio mi insegna a cucinare sushi e con l’aiuto di Silly serviamo in tavola una bella piattata.
Bastano poche ora che siamo tutti esausti e così, distribuiti nelle varie stanze della casa di Mauro e Mia, ce ne andiamo tutti a letto.