9 Gennaio 2008
Che grande donna.
Mi sveglia con un sorriso. E poi mi mette le mani nei pantaloni. Quando Mauro mi chiama dalla spiaggia dicendo che la colazione é pronta, io grido
VENGOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!
E la mano di Lei accelera mentre entrambi ridacchiamo. Il fatto é che dietro a questo piccolo ultimo momento di fugace intimità, io ci interleggo molto più di quanto ho fino a quel momento taciuto.
Lei ha capito e non rinuncia a quello che la rende felice.
Magari vorrebbe rivedermi. Magari viaggiare con me e concedersi una dolce illusione. Ci ha provato. Mi ha detto che ci tiene a me ed io le ho detto che lo so. Che lo sento. E che per questo la ringrazio.
Ma oltre quella mia affermazione, non c’é stato nient’altro e così nient’altro lei si aspetta da me. Sorride con me mentre ci rivestiamo e mi siede accanto bevendo il caffé ridendo alle mie battute e baciandomi sul collo.
Non ci sono pressioni. Non ci sono richieste.
Quando loro sono pronti a partire, io mi faccio trovare in piedi davanti alla staccionata che separa il mare dal parcheggio.
Ieri le avevo detto scherzando “Domani, quando te ne andrai, mi vedrai ritto in piedi che sventolo la mia mano. E forse ti faccio vedere anche il culo prima che sparisci dietro la coltre di polvere che sollevi con la macchina”
Rideva ieri. Ride anche oggi, mentre da in piedi alla staccionata le dico “I told you”
Mi saluta. Mi manda un bacio.
E’ felice. Serena. La vita continua. Il tempo che concediamo alle persone é un dono di cui é meglio godere finché se ne ha la possibilità. Senza aspettative. Senza esigenze. Senza pretese.
Quando durante le ore di sesso le ho sussurato di essere mia per una notte, é stata Lei a dirmi “Io non sono di nessuno”.
Quando trovava delle piume per terra, se le attaccava sempre sul cappello o se le legava con dei nastrini sui capelli.
Perché? – le ho detto
Mi piace la libertà di chi può volare. Voglio volare anche io – mi ha risposto.
Adoro questa donna. Adoro il piacere che mi donato e le cose che mi ha lasciato vedere ed imparare. I segreti che mi ha fatto rubare ed apprendere.
Adoro il pensiero di Lei che é già ricordo.
Adoro essere stato presente quel giorno in cui ci siamo stretti la mano, scambiandoci i nomi. Ed il giorno in cui l’ho baciata ed anche questo giorno, in cui senza rancore o rimorso, ci diciamo “Ciao!, ci vediamo in California.”
Chissà.
Sono di nuovo solo. E sono felice.
Adesso ho 7 giorni di ricordi a cui pensare. Pinzi di sandflyes da grattarmi e una moto da guidare verso wellington.
Sulla mappa appare una targa che segnala un tratto di sterrato di 90 chilometri. A metà di questa tratta c’é un lago che sengna l’inizio della famosa NZ great walk. Arrivare fino al lago sembra un’impresa semplice, se non per il fatto che poi, una volta sullo sterrato, non ci sono segni di vita o benzina.
Perdo tempo a gironzolare nella campagnia. Mi innamoro degli animali che se la passeggiano per le strade. Ad un certo punto un animale che sembra una quaglia, attraversa la strada con 15 pulcini microscopici. Non ho tempo di frenare. Sgommo ma sono già sopra di loro.
Una tragedia.
Urlo “nooooooooooooooooooooooooo” e, a moto ferma, mi volto a contare le vittime. C’è però solo un piccolo pulcino che giace a terra immobile. Fisso l’animaletto e sto per scendere per vedere da vicino cosa ho combinato.
Ma quell’ammasso di peli si rizza su in un battibaleno e sgambetta via fra i cespugli in cerca della madre.
Poi ci sono maiali. Cinghiali. Cavalli. Mucche.
A volte mi sento più vicino a loro che alle persone come me. C’é una sorta di muta benevolenza negli animali di campagna. Come se facessero da collegamente fra un paesaggio e l’altro.
La strada sterrata é molto selvaggia. Anche difficile da percorrere in moto. Sbando varie volte, ma non cado. Il fango é pastoso e fresco. Il peso della moto mi sbilancia ma riesco a tenermi in piedi.
Faccio qualche film, poi delle foto. Un posto d’incanto.
Al fiume, presso l’ingresso della NZ great walk, trovo un tipo solitario in macchina che mi scatta due foto. Ha una faccia generosa e calma. Quasi mi spiace dovermene andare senza scambiare qualche parola di più.
Sono di nuovo sul cemento e mi ritrovo sulla via che percorre la costa. Decido di puntare alla penisola che si stacca dalla costa ed andare in cerca di un posto in cui dormire finché c’é il sole.
Ne trovo uno in cima alla collina che guarda il mare. Un posto bellissimo e molto isolato. Prima di accamparmi compro le provviste per la notte e l’acqua con cui cucinare. Mauro e Mio mi hanno omaggiato di qualche scorta che abbiamo comprato assieme per i giorni di viaggio.
Ceno sotto le stesse, nel selenzio della notte e spaventato da qualche ragno troppo grande.