1 Agosto 2012
La sveglia suona tardi ed il cielo è grigio.
Ho ancora un sacco da fare prima di rilasciare la frizione e festeggiare dentro il casco per cui le celebrazioni lasciano spazio alle procedure.
Mettere su le valigie, le gomme di scorta, vestirmi, rabboccare l’olio e fare le riprese della ripartenza prendono sempre troppo tempo e l’impazienza subentra alla gioia.
Ma ci siamo quasi.
Negli ultimi due anni in Cile ho fatto queste strade della regione Metropolitana di Santiago un centinaio di volte per cui mi vado a mettere dove non ero mai stato.
Spunto a in una fresca e ombreggiata statale che costeggia un poggio. La moto sembra ok, i pesi delle borse bilanciati ed il motore suona bene.
Ci metto solo un attimo in più ad accorgermi che anche quella strada l’avevo fatta nel 2009 però in senso contrario per cui imbocco il Passo La Dormida e mi “godo” qualche piega dentro la prima nuvola del giorno.
In realtà ho tanto di quel peso questa volta (gomme in particolare) che non azzardo nessuna piega mozzafiato e la prendo con calma, vinto come sempre da quel presentimento che avevo anche nel 2005 il giorno della partenza, terrorizzato pensando che all’ingranare la prima avrei lasciato dietro di me decine di paccottaglie.
Però la moto l’ho preparata con parsimonia e Max ha fatto un lavoro egregio per cui tutto resta dove dovrebbe ed io salgo e scendo dal passo giocando con la Drift che mi è stata fornita da Sport Camera.
Avevo usato questa videocamera in uno dei tour fatti nel 2011 ma non ne avevo mai esplorato le potenzialità.
Adesso che la moto che guido è di nuovo la mia TA e non la GS1200 dell’azienda per cui lavoravo, mi rendo conto di questo questa Drfit sia ideale per quello che faccio.
Video ad alta risoluzione con angolature impossibili da ottenere con il mio vecchio metodo (mi appiccico la videocamera con lo scotch sul casco), foto in sequenza ed anche un telecomando per il controllo a distanza.
Geniale!
E’ comunque inverno ed il clima non supera i 12 gradi. Più mi scendo il passo La Dormida avvicinandomi a Valparaiso e più il cielo si schiarisce. I cartelli con le indicazioni sfrecciano davanti a me, ma non ho la più pallida idea di dove sono diretto per cui non mi ci soffermo più di tanto.
Valparaiso si? Valparaiso no? Foto sul molo con la moto nuova? Na….
In realtà quello che mi appaga di più di una bella foto da mettere sul sito per accumulare commenti dei lettori, è proprio il senso di totale assenza di orientamento. Il non sapere dove si va, il non curarsi minimamente del dove sarà domani o fra 30 minuti esatti scaturisce in me una sensazione di serenità e libertà che sta alla base di tutta la passione che nutro per il viaggio.
Per cui lascio alle spalle Valparaiso e lascio che i km a venire mi suggeriscano dove andare. I cartelli non aiutano e la mappa che ho con me dice sempre la stessa cosa. Il GPS non lo uso per cui continuo verso nord e chi vivrà vedrà!
Sbaglio finalmente strada e rimetto i piedi a terra risvegliandomi dal piacevole trans dei primi km in libertà causandomi un sorriso con qualche ripresa insolente alla telecamera, poi guardo a nord e rimbocco la strada “giusta”.
L’idea sarebbe di non fare autostrada, per evitare quei km tediosi e costosi di cemento, ma ho peccato di presunzione ed il non ricordare questo pezzo di strada mi sta facendo perdere tempo per cui raggiungo l’imbocco per Illapel, sulla Panamericana.
Però ovviamente, avendo dimenticato di fare il pieno nella mattinata, il sensore della riserva decide di non funzionare lasciandomi a piedi sull’ennesimo Passo.
La prendo con la filosofia di quello che se la caverà e mi ricordo che nella borraccia del fornellino ho la bellezza di 1.65 litri di benzina datati 2011. La metto dentro al serbatoio come fosse aceto balsamico di Modena e mi incammino direzione sud in cerca della stazione di servizio più vicina.
Ovviamente la stazione di servizio più vicina è sempre sull’altro lato dell’autostrada su cui guido.
Noto però che c’è una passerella in prossimità della stazione di servizio e senza pensarvi due volte scavalco l’autostrada entrandoci a manetta per non dare nell’occhio. La moto è talmente larga che quasi rimango incastrato nei punti in cui devo svoltare, ma riesco ad uscire e fare il pieno decidendo anche di mettere qualcosa nello stomaco.
Nel 2009 avevo fatto tutto lo sterrato che porta fino alla Serena, attraversando tunnel e sperimentando la cortesia dei locali che vivono la parte rurale del centro Cile. Ci era scappata anche una piccola avventura ed il mio arrivo a Vicunia (non ho la “n” spagnola sul computer, abbiate pazienza) era stato attenuato solo quando un carabiniere mi aveva detto che il tanto ambito Passo Aguas Negras era chiuso per neve.
Questa volta, per non ripetermi ma anche per non disintegrare le staffe per il peso dei pneumatici, prendo la strada parallela a quella sterrata che è tutta asfaltata. Non la conosco e per la prima volta da questa mattina rimetto gli occhi alla strada davanti a me con quella dose di ansiosa sorpresa della quale ho subito il fascino per tanti anni, avventurandomi nei 5 continenti senza sapere dove fossi e cosa ci fosse alla prossima curva.
La strada presa è spettacolare e viste le lente procedure del mattino + perdersi e ritrovarsi prima dell’autostrada è esattamente l’ora che preferisco per guidare. La statale è stretta, isolata e piena di curve veloci e saliscendi. Passo per il Passo La Viuda ed il Passo Illapel ed il ritmo della giornata è così piacevole che quasi non riesco a contenere la felicità.
Passano le ore, il sole cala ed i km avanzano piacevolmente, senza fretta e con la luce migliore per immortalare quegli angoli di paradiso che questo paese ha ancora da offrire a chi lo conosce troppo bene.
Il pre cordigliera si stende davanti a me ed ai fari accesi della TA mentre l’ultimo raggio di sole ci illumina tutti ed attorno non c’è altro che il silenzio.
Esisteranno sti posti in Europa? Possibile che per vedere sto ben di dio uno debba andare dall’altra parte del mondo?
Cala il sole e adesso sono fermo in uno spiazzo dove le nuvole all’orizzonte si colorano di rosso e la Canon G12 mi permette di fare dei giochetti con gli effetti.
Accendo i faretti alogeni di profondità Givi che ho montato ieri, abbaglianti e continuo la mia salita nelle prime ore della notte, per niente intimorito dal freddo che sta calando sul suolo e dalla scarsa visibilità.
Arrivo a Ovalle all’ora di cena, faccio il pieno e senza indugiare nel condire la mia sorpresa con un moccolo, mi accorgo che il bullone del perno che teneva su la staffa del finale marmitta è caduto ed ho il finale LeoVince nuovissimo che poggia da ore sulla staffa givi.
Graffio marmitta nuova = Moccolo notturno.
Fermo tutto, cerco un lampione, mi impossesso del metro quadrato che mi serve incurante se si tratti della zona più malfamata del quartiere e con gli attrezzi in mano mi invento qualcosa.
Ho con me due spessori di un aggeggio che non ho mai potuto montare sulla TA e mi invento un perno temporaneo che però salva il finale da morte certa.
Imbocco la statale che mi riporta all’autostrada e decido di calmare i bollori facendo un paio d’ore in autostrada a 140 in silenzio cercando un posto ideale per accampare.
Lo trovo otre la Serena in un bellissimo tratto di costa rocciosa a strapiombo sul mare.
A farmi compagnia i freni ad aria dei tir a centinaia di metri di distanza, che echeggiano in questo paesaggio lunare. Assieme ai tir c’è la luna piena che sembra sedere davanti alla mia vita con uno sguardo di pretesa / attesa chiedendomi / si “vediamo cosa combini sta volta” ed il sapore delle onde del mare che, a decine di metri sotto di me, evaporizzano nell’aria la salsedine invernale della mezzanotte.
Ho ancora tanta energia, ma so che dormire presto equivale a un presto risveglio per cui prometto di fare solo un paio di foto notturne con la G12 in modalità Tv e giuro che vado a nanna.
E SBENG! Siccome partire tardi non era abbastanza – sbagliare strada non era abbastanza – rimanere a secco non era abbastanza – perdere la staffa della marmitta non era abbastanza, adesso ci mancava solo urtare la G12 sul tre piedi e disintegrare il display mettendo tutto fuori uso.
Così adesso la luna piena se la ride mentre i freni dei tir e le onde sugli scogli scompaiono sovrastate da un grido fiorentino echeggiante che invoca tutti i santi dell’universo
Poi tutto tace e mi chiudo nel sacco a pelo con violenza, sperando che il risveglio mi dica che era tutto un brutto sogno.
Ma ne dubito!
O Gionata!!!!! Ma por*** di quella maiala impestata!!! C’hai sempre la moto a pezzi insomma…. Ed ora anche la fotocamera…. Dai che se sei stato capace di accendere una moto a spinta per un eternità, troverai anche la forza di resistere a questi “dettagli” XD
E vabè dai Ale, non va sempre tutto per il verso giusto però con un minimo di pazienza le cose si risolvono. Per esempio credo che la fotocamera si possa addirittura risolvere per 70 euro.
Grande Gio !!!!!!!
Great ride for you !!!!
Thanks Mauricio!
Partireper Moccolare…non per arrivare. Cmq dalle foto si nota un certo cambiamento: maturità ed esperienza su tutte….
Si in effetti Fra i miei moccoli sono maturati abbastanza! ahahha
oh gionata se un giorno dovessi scrivere un libro avventura io lo comprerei subito!!! rendi bene l’avventura:-)
In realtà il libro ho già iniziato varie volte a scrivere però per finirlo mi ci vorranno altri 7 anni! ;-P
Como estás Gionata? Que bueno que sigas viajando. Mucha suerte con todo.
Un abrazo
ok allora mi aspetterò “L’ENCICLOPEDIA GIONATA NENCINI transalp viaggiare in moto la maiala ……. ecc, ecc,” Vol.1! ha ha!
HAHAHAHAHAHA