12 Agosto 2012
Finalmente ci siamo!
Ci svegliamo pieni di grinta, salutiamo la famiglia che ci ha dato uno spazio per dormire, però solo dopo aver preparato un paio d’uova al tegamino ed aver condiviso con i proprietari una tazza del nostro te dolce.
Vado a fare compre nella casetta di legno accanto, scoprendo che la strada asfaltata che ieri notte non mostrava niente, oggi pullula di case, sentieri, bambini, persone e chi più ne ha più ne metta.
Adesso dobbiamo solo arrivare a Rurre e goderci un meritato riposo lì, visitando i bambini e le case di Familia Feliz ed anche approfittando della cittadina per farci una sana scorpacciata e lavare i panni, se necessario.
Siamo ancora a 150 km, ma è una buona ora e sappiamo che arriveremo per cui avanziamo ad un buon ritmo, ottimisti!
Così ritorniamo sullo sterrato che non sembra poi così cattivo e avvistando Yucumo in lontananza mi ricordo della diarrea di quella notte del 2009, la notte in tenda ed anche il risveglio pieno di fango e guadi da superare.
Ci fermiamo a fare benzina e sembra che non ce ne sia così dobbiamo aspettare solo un po’. Paghiamo il prezzo normale perchè qui la legge dell’aumento di costo per i veicoli stranieri non è ancora arrivato. Il bello del vivere remotamente lontani dalla civiltà. Che bello!
Ripartiamo sulla strada che oggi non è più una strada ma una superstrada in costruzione con macchinari di tutti i tipi ed uno strato ampio e liscio di terra pronta per essere asfaltata. Invece di arrivare in una ora, ad una media di 120 km/h arriviamo in 45 e senza potermene rendere nemmeno conto sto decelerando per apprestarmi ad entrare in Familia Feliz, dopo 3 anni dal mio ultimo saluto.
E’ cambiato un po’ tutto, ma il luogo rimane comunque quello.
Ci sono pochi ragazzi ma Joel, uno dei volontari, mi riconosce da lontano e mi vieni incontro.
La mia gioia è tanta e l’euforia è così incontenibile che sembro un cretino che saltella da tutti i lati. Ylenia se ne rende conto e sorride immaginando i ricordi che mi stiano pervadendo in questo momento. Vedo attorno a me anche la casa che abbiamo costruito, adesso ultimata, abitata e con un bellissimo orto davanti la porta principale. Non chiedo nulla per non buttarla subito sulla questione delle donazioni e mi godo quei pochi minuti con i ragazzi che sono presenti e che mi riconoscono.
Abbiamo voglia di passare tempo con loro, di giocare e vedere anche i volontari, ma dal momento che sono tutti in città approfittiamo di darci appuntamento per la sera quando saranno tutti presenti e potremo giocare a calcio come ai vecchi tempi.
Il problema – dice Joel – è che non abbiamo un pallone
Ci penso iooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo!
Ed è così che adesso il ritmo in moto è lentissimo, quasi a non volere fare le cose di fretta. Voglio vedere ogni singolo metro di terra che separa Familia Feliz da Rurrenabaque, rivivere quei tragitti che facevamo per andare a comprare cibo e lavare i vestiti o per usare internet. Mostro a Ylenia il punto in cui ho distrutto la moto e mi sono distrutto la faccia, poi vedo la stazione di servizio, la tranca ed entriamo a Rurre su quella bellissima strada ciottolosa costeggiata dalle vette verdi del Beni ed il suo fiume color terra.
Sono completamente in estasi, conosco tutto, so tutto e mi muovo come fossi tornato a casa dopo una pausa di tre anni. Ho le farfalle nello stomaco e porto Ylenia nell’hotel più bello che conosco, dove speravo di poter far passare la notte ai miei familiari nel caso fossero venuti a trovarmi a Familia Feliz.
Prendiamo la stanza, ci laviamo e siamo subito fuori e morendo di fame insisto per mangiare esattamente nei posti dove mangiavamo io, Steve ed Indira altri due volontari che si sono poi innamorati, sposati ed hanno una figlia di un anno.
Qui è dove pranzavamo, qui è dove usavo internet, qui è dove lavavo i vestiti, qui è dove compravo il gelato, qui è dove…
E vado avanti per minuti e minuti finché quasi mi lascio scappare una domanda che non ha ne parte ne arte.
E se venissimo a vivere qui, lontani dalla metropoli di Santiago e aprissimo un ristorante o un ostello?
Se ne ragiona, se ne fanno delle considerazioni ma si sa che questa non è altro che una conversazione da tavolino, fra un primo, un secondo ed il dessert.
Passiamo a prendere un pallone e poi ci facciamo un giro da tutte le parti, finché cada uno fa quello che gli va e decidiamo di ritrovarci alle 18:30 per andare a giocare a calcio con i bimbi di Familia Feliz.
Non ho molto da fare per cui mi metto su internet un po’, poi vado a far lavare la moto e a saldare le staffe delle borse laterali che sono un po’ lente.
Il tutto mi costo 3 euri ed una bottiglia di coca cola per il saldatore. Che bello ritornare ai tempi in cui i miei risparmi mi fanno sentire ricco.
Arriviamo e Ylenia siede con alcuni volontari mentre io gioco il mio pessimo calcio a piedi nudi con i bambini.
I forti di un tempo sono ancora i più forti, ma i bambini sono cresciutissimi.
Finisco la partita sudato fradicio e decido di andare a salutare Melissa, la fondatrice che mi accoglie sorpresa e ci lascia passare per andare a vedere tutto quello che c’è di nuovo. Entro subito nella casa costruita con i fondi raccolti su partireper.it ed è bellissima. La abitano 13 ragazze di cui una è la volontaria che la gestisce. Stanno cenando in una grande tavola di legno messa nel retro della casa, la cucina è ampia e al piano di sopra ci sono letti a castello di legno pesante con zanzariere.
Sono emozionatissimo, considerando che quando me ne sono andato erano da poco arrivati i materiali e adesso mi trovo al suo interno.
Ci abbiamo creduto in tanti per far diventare questa casa una realtà!
Approfittiamo degli ultimi minuti di luce per fare un giro attorno alle case e ce ne sono due nuove, un orto gigante, delle vacche, dei cavalli al pascolo ed anche il depuratore d’acqua che ha installato un amico di Campi Bisenzio che si è interessato a Familia Feliz dopo il mio addio ed ha donato direttamente dalla sua azienda il depuratore per poi volare fino a qui ed installarlo da solo.
Mi avvicino al depuratore e la cisterna e vedo l’etichetta che dice:
FILDROP, Campi Bisenzio, Firenze.
Racconto un po’ i dettagli a Ylenia e certe volte non ho parole per descrivere tutto quello che è successo qui fra le ore di volontariato vissute in campo ed il materiale che ho messo su partireper.it per trasmettere tutto questo ai miei lettori.
Assieme al Tour Motato, questa iniziativa è una delle più grandi con cui ho saputo coinvolgere i miei lettori e ne sono pienamente soddisfatto.
Il nostro tour dentro Familia Feliz finisce di notte, pochi minuti dopo mentre i bambini stanno già tutti mangiando ed i nostri stomaci cominciano a lamentarsi. Vogliamo farci una cena a dovere e so già che opzione abbiamo per ottenerla.
Viaggiamo di notte in moto, con il casco, lentamente fino a Rurre quasi per uccidere lo spauracchio che mi è rimasto dalla notte dell’incidente ed arriviamo sani e salvi, senza problemi in città per celebrare la giornata con una cena abbondante e dopo, chissà, una birra o due in uno dei tanti pub dove non ero mai entrato nei tempi del volontariato.
Sono felice, come non lo ero da tanto tempo.