E’ il momento di continuare il nostro viaggio e di ritornare sui nostri passi per il Cile, dove c’è un aereo nazionale che da Antofagasta riporterà Ylenia a Santiago, un giorno prima che finiscano le sue vacanze estive.
Di sterrate ne abbiamo fatto tanto, ma non è ancora finita. Dobbiamo ancora vedercela con il più sgradevole di tutti, quello che da Caranavi ci riporta a La Paz passando per Coroico.
Prima di andarcene da Rurre, prima di lasciarci alle spalle questa isola di memoria e momenti e cambi di pagina, passiamo rapidamente a lasciare il nostro ultimo saluto a Familia Feliz ed ai bambini. Sono appena usciti dalla chiesa della mattina e stanno per entrare in classe, ma mi permetto di trattenerli un po’ con me per fare una foto assieme ed anche una davanti alla casa che abbiamo costruito con il progetto umanitario del 2009: 2 case per gli orfani di Familia Feliz.
Ed eccola lì ragazzi, come promesso nel 2009, come documentato durante i vari mesi in cui ricevevo aggiornamenti fotografici dagli altri volontari e come promesso in questi giorni prima di arrivare.
Grazie a tutti per aver reso possibile questo progetto, dall’inizio alla fine.
La casa è bellissima, abbiamo fatto un bel lavoro.
Ylenia monta in sella e ripartiamo ad un ritmo che adesso non è più agitato ne nervoso. Ogni buca la evito con gentilezza ed il display non supera quasi mai i 90 km/h. Arriviamo a Yucumo in assenza di benzina e ce la andiamo a cercare in una casa dove la vendono di contrabbando. Mi fanno un prezzo un po’ più alto ma è sicuramente più economica che comprarla a La Paz con il prezzo triplicato per i veicoli internazionali.
Prima di rimetterci in marcia ci rincontriamo per caso con il vecchio signore che ci ha offerto uno spazio per la tenda qualche notte prima, ci saluta, ci benedice e siamo di nuovo in cammino.
Vediamo sotto la luce del solo tutti quei posti che poche notti prima avevamo percorso nella più totale oscurità, poi avanziamo verso Caranavi che dista sicuramente varie ore da dove siamo. Notiamo che la strada che abbiamo percorso all’andata adesso è spesso interrotta da grossi macchinari che la stanno ampliando per farla diventare uguale a quella superstrada che è già prossima all’essere asfaltata da Yucumo a Rurrenabaque.
Evitiamo qualche blocco approfittando delle piccole dimensioni della moto, ma in certi punti proprio non si riesce a passare perchè hanno tirato già tonnellate di terra con la scavatrice.
L’unica cosa che rimane da fare è aspettare e sperare che ci aiutino a passare appena possibile.
Riusciamo ad arrivare a Caranavi per l’ora di pranzo anche se avevamo previsto di arrivare molto prima. Torniamo a pranzare nell’unico posto decente che conosciamo dove quel signore ci chiamava eroici. Si sorprende nel sapere che in questi 3 giorni in cui non ci siamo visti siamo arrivati e tornati da Rurrenabaque in moto, perfino in due. Parla ad Ylenia quasi con un tono di reverenza perchè secondo lui una donna che regge tutti quei km e sabbia e polvere e buche è una donna eroica.
C’ha mica torto oh!
Ci riempiamo la pancia con una zuppa e con del riso che sono sempre ottimi ma forse quei piatti un po’ più conditi di carne alla brace che ci eravamo serviti la notte prima ci fanno soffrire un po’ la nostalgia dei sapori veri.
Riempio il serbatoio, pago e via di nuovo fra le nubi di polvere. Questa strada è completamente nuova anche per me per cu mi aspetto qualche sorpresa ad ogni curva anche se l’unico imprevisto e che ci sono lavori anche su questo tratto dal momento che estende la parte asfaltata di 80 km che parte da La Paz.
Il traffico qui è intensissimo e la polvere è la peggiore che abbiamo incontrato finora considerando anche che è impossibile superare e che la strada è strettissima e costeggiata da un precipizio che scende fino al fiume.
Rischioso quindi anche superare per non mangiarsi la polvere.
Il momento del nostro arrivo a Coroico significa arrivare all’asfalto e trovare a soli 80 km un po’ di civiltà per rimetterci con le batterie in carica, in tutti i sensi. vedere il cartello dei km mancanti crea una certa concitazione che al nostro arrivo celebro baciando l’asfalto.
Il sole sta calando ma abbiamo la piacevole sensazione del cemento sotto le ruote ed arriveremo a La Paz in un’oretta circa.
La strada sale sale sale fin sopra le nuvole e comincia a fare freddo per cui ci fermiamo per mettere di nuovo gli interni delle giacche, i guanti da inverno e chiudere tutte le prese d’aria della tuta da moto.
E’ incredibile come nella mattina facessero 37 gradi e adesso stiamo già scendendo sotto zero.
Raggiungiamo il picco dell’altipiano che dovrebbe essere attorno ai 4500 metri ed è notte fonda, la temperatura è gelida e non ne possiamo più, vogliamo solo arrivare, farci una doccia calda e cenare.
Ma la strada è intrecciata ed al nostro arrivo a La Paz il traffico ci rallenta troppo ed arriviamo nella zona degli hotel che sono già le 20 e non sappiamo dove cercare. Non ci sono stanze disponibile, nemmeno all’hotel più caro della zona che consulto per disperazione. Decidiamo quindi di tornare in centro, vicino alla piazza e ne troviamo uno quando sono già le 21:30 ed i ristoranti sono tutti chiusi.
Malumore.
Non ci facciamo nemmeno la doccia per evitare di rimanere senza cena e montiamo su un taxi a caso in direzione del centro commerciale per rifinire a mangiare patatine fritte fredde e pizza mal cucinata in un fast food tarocco boliviano del quale non ricordo il nome.
L’umore non è alle stelle ma il cibo ci fa tornare voglia di pensare al domani, giornata in cui continueremo sull’asfalto per la maggior parte del tempo per poi arrivare al salare di Uyuni, che ho tanto aspettato di poter mostrare a Ylenia.
Ci sono andato un paio di volte in tour, con le Bmw del mio datore di lavoro ma ci volevo assolutamente passare con la mia Transalp.
Giusto per scattarle qualche foto come si deve.
Non è la stessa cosa.