I tappi per le orecchie lasciano entrare il lontano martellare della sveglia.
Sobbalzo dall’intensità del sogno che mi tiene sulle spine da mezz’ora e non ci capisco più una sega.
Un uomo che spara nella fronte di un bambino, il fuoco, l’acqua, lamia e una musica new age che non se ne va nemmeno adesso che poggio i piedi a terra vicino al letto, prossimo al risveglio.
Sono le 6 e voglio andarmene da Antofagasta. Le batterie della SportCamera sono piene e quindi il tempo ed i soldi spesi qui non sono stati invani.
Faccio benzina e ne approfitto per rabboccare l’olio, dare una sciacquata alla catene e le carene prima di lubrificarla e bermi un caffè caldo. Il tempo fa schifo, ma siamo davanti al mare e dopo le 11 ci sarà un sole che spacca le pietre, anche se è inverno.
Sono sul punto di rimettermi sulla Ruta 5 – Panamericana, ma mi faccio uscire un commento al cliente dopo di me che mi dice che la strada via mare che passa per Tocopilla ed Iquique è due ore più breve. E’ più corta – dice lui – ed anche a livello del mare il che ottimizza anche i consumi.
Detto fatto.
E’ una strada che conosco, ma del resto conosco anche la Ruta 5 e credetemi, in questa parte di deserto, da Antofagasta a Arica non c’è proprio niente di bello da vedere, specialmente se ci passi per la merdesima volta.
Così curva dopo curva e nuvola dopo nuvola il cielo si schiarisce e così fa la mia panza che non contenta di un misero caffè, adesso chiede una colazione dei campioni. Entro in un piccolo villaggio di fronte al mare e vedo le insegne “desayuno” su ambo i lati. Entro, chiedo quello che hanno e riposo un attimo guardandomi attorno e facendo qualche video comento, specialmente in merito ai rabbocchi olio delle vecchie TA che in viaggio, possono causare qualche disagio.
Caffè caldo, uova, pane, prosciutto, burro. Ormai ho dimenticato da tempo le colazioni continentali o quelle all’italiana, fatte di latte biscotti o con le paste calde.
Qui in Cile si mangia pane anche al mattino!
La strada riparte con curve ed a volte tediosamente dritta, ma i sali scendi a precipizio sull’oceano sono sempre più belli ad ogni minuto, visto che il sole brilla alto e schiarisce il cielo che mostra i km a venire.
Non c’è quasi nessuno su questa strada il che è un bene, è tutta per me.
Arrivo ad Iquique all’ora di pranzo e stupito, approfitto della buona ora per fare un paio di ricerche.
Entro nel centro e chiedo dove si ingrassano gli ammortizzatori. Mi indicano un distributore Shell che raggiungo pochi minuti dopo ed un simpatico cileno abbronzato mi aiuto per 3 dollari a ricaricare i giunti cigolanti del mono ammortizzatore. La moto adesso non cigola più per cui mi dirigo di nuovo in centro in cerca di una officina meccanica che possa, miracolosamente, aiutarmi a trovare la piastrina per il millerighe che tiene fermo il pignone.
In una presunta moto officina trovo un signore che fabbrica kart da competizione e che subito chiude bottega per scortarmi da un amico motociclista che, secondo lui, “è l’unico qui in iquique che possa risolvere il tuo problema”.
Quello che non è noto ai più e nemmeno ai meno è che questa Transalp antica ha raramente toccato le sponte sud americane a parte l’Argentina nel 1989 e quindi certi ricambi sono quasi introvabili, specialmente fuori da Santiago.
Arrivo davanti alla porta di una moto officina ed il proprietario ha già chiuso per la pausa pranzo. Quando siamo sul punto di andarcene esce una signora dalla porta di lato ed il signore che mi ha accompagnato la chiama per nome e chiede del figlio.
Sta mangiando, magari vi può aiutare più tardi.
Il signore insiste e fa uscire il proprietario che un po’ scocciato mi dice che può aiutarmi però fra due ore, dopo pranzo. Lo capisco benissimo e mi scuso per il disturbo e cerco di andare a fare qualcos’altro per giustificare l’attesa ma comincio a pensare che stare lì fermo 2 ore in più senza la certezza di trovare quella piastrina è forse un gran spreco di tempo.
Poi penso di cambiare le gomme e mettere su quello che ho legato dietro, alleggerire un po’ il bagaglio ed evitare di farlo domani che entrerà in Perù perdendo tempo alla dogana.
E quel tempo mi serve
Detto questo scendo in centro, trovo chi mi farà il lavoro, gli smonto le valige, gomme e compro qualcosa da mangiare. Il lavoro viene eseguito magistralmente ma non rapidamente, dal momento che il gommista perde la concentrazione ogni volta che un passante lo saluta o instaura una conversazione. Se poi passa una bella figliola allora si ferma tutto e lì io mi spazientisco.
Alla fine il lavoro è terminato in due ore ed io sono anche in ritardo con l’orario d’apertura dell’officina dove spero troverò la piastrina.
Arrivo ed alla porta il proprietario mi riceve con in mano un pignone.
Aspetti, io mi riferivo alla piastrina del pignone.
Ah – dice lui – quella non ce l’ho.
Entro con lui ridendo per non strapparmi i capelli di testa, ma il nervoso mi passa quando vedo le moto che custodisce e vende e gli usati che sta revisionando.
Hai una africa twin?! In Cile?! E da dove è venuta – faccio io incredulo
Ce ne sono, poche ma ce ne sono. E quella è in un ottimo stato
Mi avvisino e vedo graffi, rotture, bruciature, parti ossidate ed una moto che è stata veramente trascurata.
A me tanto “ottimo stato” non sembra, guarda qua…
Purtroppo la cultura motociclistica in Cile ed il mercato ristretto nazionale abbassa di molto la qualità degli usati che si trovano in giro ed una Africa così, che in Italia compri per 1300 euri, in Cile la copri per 6500 euri. Garantito.
Mentre vedo le moto gli spiego a cosa mi riferivo con piastrina del millerighe e senza prestare attenzione a quello che il proprietario sta facendo continuo discorrendo il perché lo sto cercando e bla bla bla.
Entra ed esce da una porta e mi si avvicina con una piastrina in mano e mi dice:
Questa?
La guardo e quasi guidato dalla sfiducia lo congedo dicendo “no troppo piccola”. Poi ci ripenso:
Aspetta un attimo. Prestami una 10 a T a snodo per favore.
Incredibilmente la piastrina è quella giusta ed il prezzo a cui me la vende, come pezzo usato è di soli 8 euro. Dico soli perchè sto pezzo di metallo in Italia costa 3 euri nuovo ed in Cile 70 dollari.
Adesso però è tempo di andare e raggiungere Arica. Foto di gruppo per ringraziare e poi via di nuovo sulla tediosa Ruta 5.
Il sole cala a 100 km da Arica dove passerò la notte per presentarmi alla dogana il giorno dopo, di mattina presto.
Le ore pià belle sono sempre quelle che precedono il tramonto, dove l’asfalto si colora di rosso e la temperatura non è mai troppo fredda o calda.
Sono km di curve dove gioco con la SportCamera e con le macchine che supero in velocità.
Senza il peso dei pneumatici dietro e con miglior aderenza grazie al treno nuovo offerto da Metzeler adesso il passo che attraversa il canyon è un gran divertimento.
Arrivo di notte, cenando in una trattoria cilena che mi sorprende con una bistecca al pepe nero che innamora.
L’inverno è già sparito. Qui si respira la brezza del Cile del nord, il Perù del sud e la salsedine sollevata dal vento.
Ogni volta che penso che viaggiare da soli in moto possa essere difficoltoso (soprattutto per guasti e poche conoscenze motoristiche, nel mio caso), mi basta leggere uno dei tuoi post, dove ogni problema viene risolto con molta o senza alcuna difficoltà…ma viene SEMPRE risolto. Grandioso, tutto ciò è molto motivante!
Io credo che il segreto sia darsi il tempo di trovare una soluzione!
Nonostante l’ora, mi sono svegliato alle 5 in preda alle ansie di clienti che non pagano, di problemi di stanchezza, il lavoro che va, ma solo se ci si mette moooltissimo impegno. Insomma, non riuscivo a dormire, poi ti ci sei messo tu, col tuo viaggio in giro per il mondo e così sono qui a scrivere un commento al tuo ultimo post, due ore e mezza dopo, sveglio irrimediabilmente, ma rinfrancato e senza ansie. E ti spiego perchè. Anche io, come te, ho intrapreso un viaggio molto avventuroso in questo mondo; il mio non è fatto di chilometri, panorami e forature, ma è allo stesso modo imprevedibile e non so mai cosa si cela dietro una curva. Il mio viaggio è fatto di fantasia che mi serve per lavorare e pagare le bollette (in ritardo e sempre con la mora), è fatto di figli piccoli, di alzatacce notturne, di meraviglia e stupore nel rendermi conto che Carletto o Giorgetto ha imparato qualcosa di nuovo. Dirai, ma questa è la vita che fanno un pò tutti, ma qui ti sbagli, non è mai lo stesso viaggio, ed è comunque un avventura.
Ad ogni modo ti dico questo perchè è naturale, nel conoscere l’esperienza di un altro, fare paragoni e l’approccio che cerco di applicare nella vita mi spinge a tirare fuori da quello che conosco la cosa bella (un pò come fai tu). Ebbene chedendo venia (per usarti come specchio su cui riflettere la mia vita) ti ringrazio viaggiatore toscanaccio! Perchè la mia avventura adesso può ripartire con più leggerezza e meno ansia grazie all’essere stato in tua compagnia per qualche chilometro e qualche disavventura… Ciao.
Grazie Davide, davvero un bel commento e tanta vita fra le tue righe