C’era una strada molto più breve e bellissima che ci avrebbe portato da Arica a Ollantaytambo in meno tempo e anche senza esporci alle ore di guida notturna e nebbia e freddo etc etc.
Una strada che da Moquegua arrivava direttamente a Puno e che ci avrebbe portato a destinazione in 500 km in meno.
La domanda qui è:
Perché sto allungando la strada di 500 km con una scadenza fissata per domani, a pieno carico e in due?
Semplice: perché da Nasca a Urubamba c’è la strada più bella che ho fatto in moto da quando sono partito!
Questo post vorrei fossi quasi un elogio a questa strada che, assieme a quella che unisce Moquegua con Puno rappresentano due dei patrimoni asfaltati più importanti in Peru per il moto viaggiatore. Due strade queste, da pochissimi anni pavimentate e che presentano tutto quello che di bello c’è da farci con una moto
Curve, saliscendi, panorami, cambi paesaggistici, tornanti, locali accinti nello svolgere la propria vita quotidiana, coste, picchi di 4800 metri di altitudine, rocce, pinete, altipiano, deserti, vallate, fiumi, laghi, punte innevate ed ancora di più!
Per cui svegli di buon’ora faccio un controllo olio al motore e siamo già sulla strada per Puquio, dove si presenta uno dei manti stradali più immacolati e circondati di pura bellezza paesaggistica.
Il motore suona bene, la temperatura è gradevole ed è un piacere cimentarmi a percorrere questi 630 km di solo curve in sella alla mia TA, dopo essermela fatta con una 1200 Adventure a Gennaio e dentro una Ford 150 a Maggio.
Ylenia adora le curve e si diverte facendo foto a destra e sinistra. Il giorno sarà sicuramente intenso visti i km da fare per cui non sprechiamo molto tempo a fare riprese anche se in una occasione faccio scendere la mia cameraman e mi faccio registrare e fotografare mentre mi districo tra i tornanti di Puquio.
In questa zona siamo ancora a 1200 metri e le vette desertiche di Nasca si vedono in lontananza, ma continuiamo a salire e salire. Ricordo bene la prima volta che mi sono avventurato qui. Una curva dopo l’altra e una più bella dell’altra. Anche quella volta avevo con me un passeggero. Una cliente spagnola che era venuta con il fidanzato e che si era spaventata dopo che lui quasi esci fuori strada. Così mi ero fatto sti 630 km con lei dietro incollata a me che ogni tanto mi diceva “guidi da favola” (cazzo manco stessimo trombando!).
L’Adventure dell’azienda aveva solo il top case e la differenza adesso con la mia TA, che è molto più piccola e piena di valige a destra e manca, esegue le curve ed i tornanti con meno agilità ma senza sbavature.
Certo che lo spazio, in due, sulla TA non è che sia il massimo. Forse è anche per quello che ho sempre preferito viaggiare da solo. Questa moto a pieno carico è troppo scomoda in due, ma per un paio di settimane ci può stare.
I tratti più stretti e tecnici li faccio con cautela mentre quelli larghi e rapidi li faccio galvanizzatissimo. Ylenia non dice mai un pio e passa il tempo ammirando attorno a se e facendo foto e video.
Però noto, dopo qualche raffica di curva con staccata in velocità che la ruota anteriore emette un suono poco piacevole e così al villaggio seguente mi fermo a controllare.
Ma come? Viaggio 7 anni da solo e adesso che ti ho con me per 2 settimane ho pure le pastiglie dei freni da cambiare?
Ma porca di quella miseria!
Così inizia il processo di manutenzione alla stazione di servizio. Smonto la pinza, le sicure delle pastiglie e mi accorgo che ho trascurato sta moto talmente tanto che ho tutti i cilindretti incrostati e le sicure incastrate.
Vado a comprarmi uno sbloccante sperando in un DW40 ma quello che mi vendono è una boccettina di olio che faccio scorrere nella parte incastrata e che rimuovo a colpi di martello dopo qualche minuto di attesa.
Riesco a togliere la pastiglia vecchia dopo 15 minuti e procedo a montare quelle nuove che avevo con me. Ylenia intanto mi aiuta passandomi gli attrezzi, facendomi foto e tenendo lontano un moccioso che vuole a tutti i costi portarsi via i miei pochi attrezzi per la manutenzione.
A lavoro ultimato abbiamo perso un ora ed abbiamo una fame mortale per cui andiamo in cerca di un posto dove sederci.
Pranziamo poche ore dopo in una piccola osteria pulita e gremita di cameriere in tenera età che ridacchiano ogni volta che rivolgiamo loro la parola. Insisto perchè sia Ylenia a ordinare per vedere se riconoscono il suo accento cileno e la prendono a botte (tipici conflitti storico-politici fra cile e peru e cile e bolivia), lei ride e dopo pochi minuti arriva la zuppa di pollo.
Ci lasciano anche la zampa, giusto in caso dubitassimo fosse davvero di pollo.
Pieno benzina e siamo di nuovo in sella, sappiamo che sarà l’ennesimo giorno lungo e non vogliamo farci sopraffare dalla notte.
A questo punto il paesaggio roccioso desertico ha lasciato spazio a le pinete verdi e le montagne del pre cordigliera, siamo a 2800 metri circa ed il bello deve ancora venire. Iniziamo a salire sempre di pià e si rarefanno gli alberi e tutta la vegetazione presente fino a poco prima.
Cala la temperatura ed il termometro, nel punto più alto, scende a 4 gradi. Ci mettiamo tutti i rivestimenti interni, guanti e mascherine per la bocca e dalla mappa scopriamo di essere arrivati a 4700 metri sul livello del mare. Io ci sono stato varie volte ed alla fine non mi sento più male, ma ho con me delle pastiglie per l’altitudine in caso Ylenia avesse dei sintomi.
Siamo a 4700 metri!!!!!!!
Ganzo!!!!!!!!
Come stai Yle?
Bene perché?
Perché a me l’altezza sta cominciando a fare effetto e a te?
A me
Mmmm (ma guarda questa!)
Così con la scusa di farmi una foto mi mando giù due pastiglie come una bambina dell’asilo nido e intanto Ylenia è li che parla con un cane e scatta foto a bocca aperta, piena di meraviglia.
Credo sia proprio per vedere lei così che ho deciso di rivedere sti posti portandomi dietro anche lei.
Poi il sentimentalismo viene sbriciolato da una battuta
Yle ma possibile che non risenti nemmeno un po’ di questa mancanza di ossigeno?
E che ne so, si vede che ho sempre avuto poco ossigeno nel cervello
Mentre io sono lì piegato dal ridere ci rimettiamo in sella ed appare un lago azzurro cielo, in mezzo a quello che adesso è inconfondibilmente l’Altipiano Peruviano.
Il freddo è tale da farmi tremare dentro la tuta e farmi venire una gran voglia di pisciare. Non mi fermo solo perché trovarmelo con sto freddo ed i guanti da moto sarebbe impossibile e poi so che fra 40 minuti l’altipiano finisce di nuovo per farci arrivare alla valle che scende considerevolmente di altitudine ed il clima ritorna gradevole.
Ma credetemi, 40 km a 4700 metri di altezza con 4 gradi ci mettono un sacco a passare. Oltretutto il sole sta già calando e questo non aiuta.
Quando arriviamo alla grande discesa nella vallata la luce rossa del tramonto ci segue per un po’ ed è subito scuro.
Percorriamo qualche km con le ultime luci costeggiando il fiume della vallata, adesso incoraggiati dai gradevoli 22 gradi e poi continuiamo con gli abbaglianti accesi e i fari supplementari per un po’.
La strada è deserta e se passiamo per un paesino sono tutti dentro casa a mangiare. Un cucciolo è stato investito a morte dal veicolo passato prima di noi, sfreccio accanto alla carcassa insanguinata quasi senza poterlo evitare e la madre che lo lecca per cercare di risvegliarlo dal suo ormai eterno sonno ci attacca e corre dietro credendoci i colpevoli. Poi il cane sparisce nel riflesso dello mio specchietto retrovisore, il buio avvolge tutto quanto e davanti a me vedo solo la linea della carreggiata ad intermittenza e la luce blu intenso del quadro strumenti.
Quanto manca a Urubamba?
200 km!
Dipende, a che ora ce l’hai il treno a MachuPichu domani?
Alle 11
Potremmo dormire nella prossima città e fare gli ultimi 200 km domattina presto.
Così arriviamo ad Abancai, che ricordo come una cittadina sporca, grande, contaminata e brutta. Ci troviamo un ostello da due lire e andiamo in centro a farci un pizza. Prendiamo anche una bottiglia di Pisco peruviano che non riusciamo a mischiare con niente e, sedendo su una panchina della piazza, conversiamo con un bicchiere in mano.
Poi è il momento di riposare perché i primi due giorni sono stati intensi e, anche se domani ci aspetta un giorno fermi a Ollantaytambo, abbiamo ancora 200 km da fare e dobbiamo arrivare presto!