1 Giugno 2009
Nella mattina ci sono gli ultimi programmi da sbrigare. Adriano posticipa il suo ingresso a lavoro per accompagnarmi dal dottore, in farmacia e dal suo amico Pollo, dove ho richiesto 2 litri di olio motore minerale.
20-50…
Così andiamo a fare il Coltivo del foruncolo che per 60 pesos viene dilaniato con un pezzo di ferro e prelevato per un’analisi da laboratorio. Il dottore è anziano e con le mani rugose. La sua diligenza antisettica, mi lascia un po’ a desiderare.
Poi entriamo in farmacia per comprare dei cerotti per me e degli antibiotici.
Non mi fanno lo sconto e così mi volano altri 50 pesos.
Rimango senza contanti Adriano, non posso nemmeno comprarti un pensierino…
Fa niente fratello, non preoccuparti!
Così ritorniamo a casa dove controllo le candele, la catena, l’olio ed aiuto Adriano a capire come sapere se la carburazione è ricca o povera. Lui mi ascolta interessatissimo. Io gli parlo con il beneficio del mio medesimo dubbio, ma credo che questo passo che Max mi ha insegnato 4 anni fa, lo ricordo ancora bene.
Se sono nere, chiusi un po’ la vite. Se sono chiare, la apri.
Ho in previsione il passo de Los Andes al ritorno e, per evitare di perdere troppi colpi ad alta quota, chiudo entrambe le viti di un mezzo giro.
Solo che lo faccio in maniera sbagliata e non me ne rendo conto.
Per il pieno benzina ripasso dallo stesso YPF dove ho conosciuto Liz. Ora che ci penso, non l’ho mai chiamata, povera anima… Ed era pure carina!
Mi fermo a fare un pieno, ma ricordo che la carte di credito non funziona e così cerco di trovare una soluzione con le nuove poste pay che ho da poco rinnovato.
Dovrei avere un po’ di soldi qui, proviamola perfavore – dico alla ragazza che lavora fuori
Tu sei l’italiano o il francese?
Francese io!? No no, italiano.
Si mi ricordo. Hai chiesto il numero alla Liz qualche giorno fa.
Si, e mi spiace non averla chiamata. E’ qui a lavoro? Vorrei salutarla…
L’hanno licenziata…
???
Trattava male i clienti…
A me ha trattato con i guanti di seta…
Il pagamento va a buon fine e così mi rimetto in marcia, ma dimentico di gonfiare i pneumatici. Sto cercando la ruta 7 che porta al passo della cordigliera, ma sbaglio strada e copro 100 km inutilmente. Così mi fermo a gonfiare le ruote e mentre attendo che il battistrada si raffreddi, ordino un panino allo spaccio del distributore.
Sono 11 pesos…
11 Pesos? E che cazzo c’è dentro a sto panino, l’argento?
Ridono tutti i presenti, inclusa una signora che mi chiede da dove vengo. Io insisto con la questione del prezzo, non perché mi manchino i soldi, ma perché la gente è bene che si renda conto in che cazzo di circolo vizioso di consumo viviamo.
Cioè, tu quanto guadagni a lavorare qui?
90 pesos al giorno, più o meno
8 ore di lavoro al giorno, immagino?
Si
Ecco. Ti rendi conto che tu, per comprarsi sto panino di merda, devi lavorare un’ora e mezza?
E lì succede una cosa che non mi aspettavo. Lui si ferma, ci pensa e mentre ci pensa i suoi occhi si spalancano come lui stesso fosse colpito da una rivelazione che mai lo aveva sfiorato. Poi ritorna in se e con un sorriso riconoscente mi dice che, si, ho ragione.
Così me ne vado con il mio panino ed un’ora e mezza del mio salario virtuale in meno, gonfio le ruote e me ne vado.
Arrivo al passo de Los Andes, questa volta di giorno, con il sole e senza pioggia. Bellissimo il cielo, bellissima la neve e bellissima l’aria secca che mi entra sotto la tuta da moto.
Trovo il famoso ponte degli Inca e mi ci fermo per fare due foto e restare in silenzio, mentre immagino una cultura rigogliosa popolare questo luogo, prima che i coloni assassini ci costruissero una linea del treno, una strada, degli hotel e ci mettessero pure delle bancherelle con dei souvenir pseudo-inca fatti in fabbrica dai cinesi.
Me ne vado con un certo malumore.
Lo ritrovo però alla dogana, dove aiuto due ragazze straniere allo sportello. Una esce dall’Argentina con un mese di ritardo e adesso le chiedono 300 pesos di multa. La sua faccia ammutolisce ogni mio slancio ironico di sdrammatizzare.
Allo sportello cileno di ingresso invece sono tutti super seri. La poliziotta al numero 3 mi rimanda al numero 1, poi al 5 e poi finalmente mi passa i documenti firmati.
Al controllo dei bagagli, il ragazzo mi trova le medicine e mi dice che sono campioni non autorizzati alla vendita.
Te li hanno venduti?
Si
Che bastardi
No dai scherzo, me li ha regalati una dermatologa. Volevo vedere la tua reazione.
Pago il pedaggio di 600 pesos cileni per non so che ed entro di nuovo in Cile, alleggerito da non so che peso mi portassi dietro.
Sono come felice ed ansioso nello stesso tempo. Non voglio tornare da Elena e non voglio nemmeno accettare l’invito di Pia a stare a casa sua. Ogni qual volta mi faccio ospitare da qualcuno, i tempi si prolungano più del previsto.
Arrivo in centro città a due isolati da casa di Elena e sento la forte sensazione di allontanarmi ed organizzarmi in maniera diversa. Entro in un internet caffè e contatto Paula e Pia.
Alla prima faccio sapere che accetto il suo invito per la cena di domani, visto che sono tornato a Santiago ed alla seconda chiedo le coordinate di casa, per andarla ad incontrare.
La trovo a 15 minuti di strada poco più avanti, in una vita tranquilla di Vespucio. E’ fuori con la zia e con la coinquilina, che fuma una sigaretta.
Ha 23 anni, è altissima e mi guarda seriamente. Per un attimo faccio il promemoria delle nostre mail, per ricordare se sia stata veramente lei ad invitarmi o se, a casa sua, mi ci sono invitato da solo.
Come è seria tua nipote – faccio alla zia, cercando di sdrammatizzare – non è che ha cambiato idea?
No no, tranquillo. Pia è così e basta.
Dentro ci conosciamo meglio ed io mi riscopro assai più spontaneo, rilassato e cordiale con queste 3 donne a parlare dei rispettivi ex fidanzati, che non seduto con 15 transalpisti a parlare di moto e cagate che non mi interessano.
Fra me e me penso che è già abbastanza ovvio quanto io preferisca la compagnia al femminile di quella al maschile. Non è per una mera questione di sesso o no. E’ per una questione di serenità. Con le donne mi sento sereno. Con i maschi mi sento sempre in competizione!
La zia e la coinquilina se ne vanno. Io e Pia ci conosciamo meglio e parliamo tutta la notte. Fuori dal cortile, c’è il suo laboratorio di artigianato. Ha un piattello girevole di legno su cui compone vasi di terracotta a mano e poi li inforna e li vende.
Le tazze, i piatti ed alcuni dei vasi che abbiamo usato in cucina, sono lavori suoi.
Così dalla cucina passiamo al laboratorio, dove creo anche io la mia scultura. Dal laboratorio passio al bagno, dove mi faccio una doccia e dal bagno la raggiungo in camera sua, dove parliamo sdraiati sul suo letto, come se ci conoscessimo da una vita.
Ci addormentiamo uno accanto all’altra, sopra le coperte e quando comincia a far freddo, pieni di sbadiglia, ci svegliamo e pigramente ci mettiamo sotto le coperte.
Grazie per l’ospitalità – le dico fra uno sbadiglio e l’altro
E’ un piacere – mi dice ed i nostri piedi si toccano sotto le coperte
Sei un ghiacciolo – le dice stringendomi a lei
Anche tu
Sento che il cuore le batte fortissimo dentro al petto e che adesso è sveglia e con poca voglia di dormire.
Voltati…
Si volta e ci baciamo.
Poi le mia mani le tolgono gli abiti di dosso e ci aggrovigliamo nudi nel suo letto.