C’é una bellezza tutta sua negli addii.
Io la conteplo, la cerco, la desidero e poi, dopo mesi di lunga attesa, la faccio mia. Ci sono voliti 10 lunghi mesi di attesa per rimettermi in viaggio.
Quando mi sono fermato in Nuova Zelanda per lavoro, avevo con me le ultime 70 euro.
Persino un prestito ai miei, ho dovuto chiedere. Un prestito che non ho ancora restituito.
E fanno bene alcuni forum lettori di motociclismo ad insinuare che "no, non credetegli al Nencini, il suo é tutto un progetto di Marketing. A quello i soldi gli straboccano dalle tasche".
Se penso quanto mi inorgoglisci ognuna di quelle ignoranti critiche, non posso che augurarmi di riceverne ancora e ancora…
Perché le critiche gratuite della gente, non portano altro che la seguente verità.
Ti criticano perché é proprio al tuo posto che quelle persone vorrebbero trovarsi.
Poi non é che lo faccio apposta a fare quello che faccio. Non faccio un dispetto a nessuno. Io nel 2005 ho preso e me ne sono andato per la mia strada, con 2000 euro in tasca e le congetture di chi restava.
E guardami adesso…
Durante questo addio, l’anno appena passato in Nuova Zelanda mi sembra che una frazione dei quasi 4 già trascorsi dalla mia partenza dall’Italia.
Eppure se fossero stati solo questi, i mesi fin’ora passati dal mio addio a casa, sarebbero già stati abbastanza per dimostrare a me stesso e a chi critica, che "si, io mi sono fatto da solo!".
Quando sono arrivato a Christchurch nel Dicembre 2007 non conoscevo nessuno, non avevo una casa, un lavoro o un amico su cui contare. La mia é nata come un’avventura e così vuole continuare ad essere.
Poi sono volato ad Auckland, ho conosciuto Mauro, Mio, Andrea, Louise. Ho viaggiato in lungo ed in largo. Ho corteggiato viaggiatrici con cui ho passato emozionanti nottate a fare l’amore dentro la mia tenda, accampati abusivamente in qualche campo contadino con i greggi al pascolo.
Ho toccato i cuori degli altri con la mia storia e così, il mio viaggio ha fatto si che il mio cuore si facesse toccare a sua volta.
Per alcune persone sono stato un esotico personaggio da scoprire, per altri un buon amico, per molti altri una amara delusione.
Ho poi trovato casa, lavoro ed esteso il mio network sociale a serate con i colleghi, pomeriggi con gli amici e nottate con amanti sempre diverse e casuali.
Ho arricchito i volti dei bimbi a cui ho insegnato, di sorrisi divertiti e pieni di amore ed ho introdotto nuovi concetti della cultura che mi appartiene per fare della mia presenza non solo un caso ma un privilegio.
Ho dormito ogni notte che é passata sotto un tetto, il mio o degli altri e non mi sono mai fatto mancare del cibo. Ho vissuto dignitosamente ed ho conquistato l’approvazione dell’azienda di cui ora porto il nome.
Honda.
Ho riparato la moto senza per questo dovermi indebitare ed ho curato la mia malattia, quando c’é stata, senza rinunciare agli impegni che mi ero prefissato.
I mesi sono passati e così il tempo mi ha portato un nuovo compleanno, un nuovo Natale, una nuova Pasqua e con esse, tutte le piatte ricorrenze che il costume e la cultura hanno messo in terra.
Ho vestito per 12 mesi con gli stessi 3 paia di jeans, le stesse 7 magliette e le stesse mutande, perché ogni dollaro risparmiato é un giorno in più sulla strada che percorrerò domani.
Ho lavorato duro al sito, imparando cose nuove e creando una comunità di Viaggiatori.
Ho ottenuto un contratto di giornalista con un motomagazine italiano ed ho scritto per Honda Magazine australiani e Neo Zelandesi.
Ho fatto della mia permanenza in Nuova Zelanda, un’altra vera avventura, non nelle vesti del barbuto viaggiatore, ma nei panni dello straniero cui spetta il compito di trarre dalla sua permanenza in città, il meglio che possa.
Ho forse rubato il cuore ad un paio di donne, che fra molte altre (madonna quanto ho scopato in Nuova Zelanda, da mettersi le mani nei capelli) si sono distinte per la loro apertura mentale e per la grande sensibilità di madri, amanti e femmine quali sono.
Ho anche convissuto, per un breve periodo di tempo e fatto partecipe della mia vita Nicole, una delle donne con cui ho trascorso più tempo da quando sono partito.
All’aereoporto, oggi giorno della mia partenza, c’é solo lei, che a tratti piange sulla mia spalla senza trovare le parole di spiegarsi e a tratti cerca di fingere una comune eccitazione per la partenza.
La stringo a me a lungo, perché per me la sua presenza é stata speciale, preziosa e sarà nel tempo indimenticabile.
Non é in nome dell’amore che si ripone in una donna parte della propria fiducia.
Spesso é solo in nome di quella completezza che un uomo va da sempre cercando e che spetta indiscutibilmente ad una donna con la stessa anima.
Passo il check-in, il controllo doganale e come l’anno prima in Australia, anche quest’anno lascio il paese con una multa non pagata.
400 dollari che mi sono stati lasciati da pagare 4 giorni prima della mia partenza, perché quel giorno il poliziotto si era svegliato con il piede sbagliato…
Sull’aereo siedo accanto ad un posto vuoto.
Non ho musica da ascoltare, ma solo un paio di libri da leggere.
"La buona terra" Pearl S. Buck.
Leggetelo. Parla di questo post che ho scritto: L’avventura é lontana dalla città!
Quando atterro a Buenos Aires, 11 ore dopo, sono le 16 dello stesso pomeriggio in cui sono partito.
Chi lo ha detto che la macchina del tempo non l’hanno inventata. Io sono 3 anni che ho vissuto nel "futuro", rispetto all’Italia. Il fuso orario….
Ho appuntamento con i familiari di un mio lettore, che si é offerto di aiutarmi in questa prima fase del mio arrivo, facendomi venire a prendere all’aereoporto per poi ospitarmi a casa dei suoi durante l’attesa per la moto.
Cerco fra la calca di gente fuori dal check out, ma non so chi esattamente io stia aspettando. I cartelli con i nomi non portano il le mie sigle o il mio nominativo e così decido di sedere su una panchina.
L’aereo é arrivato con un’ora di ritardo. Che la famiglia se ne sia già andata?
Passa un’altra ora e vedo nella folla che aspetta i passeggeri del volo seguente, una signora di bassa statura accanto ad un ragazzo giovane che tengono un foglio con il mio nome.
Ci abbracciamo.
Quando sono in macchina, seguo la linea dell’autopista dal finestrino, incespicando in un pessimo spagnolo che mi viene spontaneo praticare solo perché in Nuova Zelanda ho frequentato due ragazze Messicane.
CI si capisce.
Arriviamo a casa e ci sistemiamo. Faccio la conoscenza dei componenti della famiglia e riassaporo il profumo latino che da un tocco ben conosciuto a tutto l’ambiente.
Sistemo le mie cose in camera, ma conto già i giorni in cui farò le valigie di nuovo e metterò tutto in moto per ripartire di nuovo.
Antonio, mi parla del problema delinquenza e turismo in Argentina. Mi parla della storia che ha reso questo paese una destinazione promettente per gli italiani del primo dopo guerra e mi mette in guardia dall’avventurarmi da solo in città.
La delinquenza….
Mi ritiro in camera per leggere un libro, mentre arrivano anche Mari, Jessica ed il suo ragazza. Hanno la mia età, più o meno e mi invitano a cenare con loro.
La bistecca é buonissima. Non toccavo carne di così alta qualità dai tempi in cui ho visitato la Turchia. Quasi mi commuovo.
E con la carne c’é anche del vero pane in tavola. Fresco. A pagnotte.
La cena viene consumata tardissimo, forse perché i programmi di tutti sono variati a causa del mio arrivo o forse perché, come in Grecia, in questo paese si mangia ad orari diversi.
Dopo cena mi intrattengo con Mari e Jess, lavo i piatti e pratico il mio spagnolo.
Da quel poco che sento, mi sembra di capire d’essere appena stato invitato ad una festa per l’indomani.
Ora sono stanco, sono in Argentina, ma devo ancora rendermene conto.
Non é in nome dell’amore che si ripone in una donna parte della propria fiducia.
Spesso é solo in nome di quella completezza che un uomo va da sempre cercando e che spetta indiscutibilmente ad una donna con la stessa anima.
mi stai facendo la scrematura del meglio di ciò che ho scritto!!!!