12 Dicembre 2008
Quando mi sveglio, la casa é silenziosa.
Rosa, é a lavoro e Antonio, che ha fatto il turno di notte, sta dormendo. Faccio una colazione e rielaboro quanto afferrato la sera prima per capire cosa ci sia da fare.
Ulisse, al telefono mi ha detto che incontrerò Pablo, suo figlio con il quale vedrò la città e sarò introdotto alla grigliata Argentina.
Mari e Jessica, la notte prima, mi hanno parlato di Pablo e mi hanno cercato di spiegare che oggi avrei dovuto aspettarlo a casa.
Così mi siedo sul divano del salotto, vestito e lavato, ed aspetto.
Non ho con me nemmeno un pesos, perché non ho ancora cambiato i miei dollari e così evito di pranzare, onde evitare di mettere le mani sulle provviste della famiglia che mi ospita.
Alle 15, dopo 7 ore che espetto, Pablo non é ancora arrivato. Il telefono in compenso squilla in continuazione, ma non parlo spagnolo e non mi é stato precisato di rispondere per cui lo lascio squillare.
Torno in camera e decido di aspettare Pablo sul letto, nel caso si facesse vivo.
Quando mi risveglio sono le 18 e appare Jess, che con un bellissimo sorriso mi dice che Pablo passerà a breve e che assieme andremo alla festa.
Ho lasciato tutti i miei abiti extra in Nuova Zelanda, mettendoli su un annuncio per 10 NZD, comprensivi di un letto, una scrivania, un ventilatore aria calda, una lampada da scrivania ecc ecc.
Così adesso ho di nuovo il mio set da viaggio, con qualche maglietta e una camicia bianca.
La camicia bianca che per 1 Euro ho comprato in Cina nel 2006.
La stiro e decido di indossarla per la festa.
Pablo arrivo verso le 20:30, quando io sono pronto e con Antonio ho fatto qualche altra conversazione interessante.
Mari scende con addosso un abito da sera. Jessica é bellissima, con un abito cortissimo che le si stringe ai fianchi ed una pettinatura da vera modella.
Ha 16 anni e mi chiedo se la bellezza, qui in Argentina, sia un fattore estetico di serie o se é solo opzionale per alcuni adolescenti.
Partiamo per la festa, in compagnia di Pablo e gli altri.
Siedo nel bagagliaio di una macchina simile ad un fiorino. Pablo mi parla e mi ricorda Andrea, mio primo ed unico vero compagno di viaggio.
Si somigliano pure nel modo di muoversi. Gli si legge negli occhi un animo gentile, generoso e premuroso.
Alla festa sediamo al piano superiore di un ristorante con la sala da ballo.
Si tratta di una festa con cui le famiglie celebrano il termine degli anni scolastici superiori di una scolaresca.
A fare da padrona stasera, cibo, bevute e minigonne.
Io già comincio ad allentarmi il colletto della camicia…
A tavola siamo solo noi giovani, con una graziosa bambina di cui non ricordo il nome.
SI mangia una portata e si balla.
Si mangia una seconda portata e si balla.
Adoro ballare, dai tempi delle superiori. Ho come dentro la soggezione di trovarmi in un paese dove ogni singolo individuo sappia ballare meglio di un ballerino italiano esperto, ma poi scopro che é come in Italia.
La maggior parte dei maschi non balla per pudore, a meno che non sia ubriaco e così ne aprofitto e comincio a sculettare…
Dopo la terza portata, seguito da Pablo, sto già facendo il don Giovanni con alcune amiche di Jess per le quali mi spaccio come il turista italiano.
Voglio ballare con tutte e visto che qui é usanza, ogn scusa é per metterli le braccia la collo e sbaciucchiarle.
Sorridono. La lusinga, per una donna latina, non é mai di troppo.
Quando i genitori se ne vanno lasciando i figli a festeggiare ed il tasso alcolico aumenta, si balla per ore ed ore.
Anche Pablito, fino a poco prima indeciso sui passi, si muove con il resto del gruppo.
Io ballo e faccio lo scemo, perché per me il divertimento é alla base della serata.
Le ragazze che siedono le trascino in pista e quelle che ballano lontane le infastidisco con qualche occhiolino importuno.
Mari sembra invece non seguire il passo della serata e rimane spesso seduta in disparte con una strana espressione in faccia.
Quando decide di tornare a casa, mi propongo di seguirla. Sono all’apice delle dance, già sudo, ma é chiaro che ormai ho 25 anni e che in una festa di 17enni é meglio non calcare la mano.
Al massimo mi porto a casa un numero di telefono… ;-P
Così ci facciamo portare a casa da degli amici di lei, ci diamo la buona notte davanti alla porta di casa ed entriamo ognuno nelle proprie camere.