13 Febbraio 2009
La moto é carica e la tenda e rimontata nel suo sacco blu.
Miriam viene con me fino a Chile Chico, dove aspetterà il pezzo di ricambio inviato da Coihaique.
Ma hai almeno verificato che il pezzo sia stato inviato oggi? – chiedo io
Il tipo al telefono mi ha detto che lo avrebbe spedito…
Così con una certa perplessità nei confronti della buonafede organizzativa di Miriam, partiamo per Los Antiguos e la frontiera con il Cile.
Pieno benzina, giusto per azzerare il contachilometri e vedere come andiamo con i consumi. Le taniche sono piene ed ho benzina anche nella boccetta del fornello da campeggio, in caso estremo.
Ma il fatto é che sulla Carrettera Australi non ci sono problemi per quanto riguarda il reperimento benzina.
All’ingresso con il Cile mi é richiesto di aprire le borse e mostrare il contenuto. E’ la prima volta che accade, da quando sono partito. Ed ho attraversato il confine con il Cile ben 2 volte prima di adesso.
Miriam siede sulla borsa morbida che monto sul posto passeggero.
Ha con sé lo zaino dove trasporterà il cardano, una volta ritiratolo in Chile Chico.
Io ti porterei anche fino a Coihaique Miriam – le dico – ma se non ti metti in contatto con il tipo e appuri che il pezzo é effettivamente fermo lì, rischi di farti 380 km di strada con me sullo sterrato e scoprire che il pezzo é già stato inviato qui a Chile Chico.
Riproviamo a chiamare Coihaique a questa ditta TAT, che ha pronto il pezzo di Miriam. Nessuno risponde.
Miriam si connette per un attimo, io ho prelevato i miei primi soldi cileni e adesso parlo con una coppia di svizzeri che viaggiano con un camion attrezzato ad abitazione.
Parlano italiano ed hanno una gran voglia di parlare e parlare.
Chiedo loro della parte organizzativa per la spedizione del mezzo e scopro che Grimaldi spedisce veicoli ed offre 6 cabine da 2 per il trasporto di 12 dei proprietari dei mezzi trasportati.
Non servono casse, non servono spedizionieri.
E’ un mezzo a seguito e semplifica di gran lunga tutte quelle tiritere tipiche della spedizione cargo.
Lascio Miriam in città, con la proposta di chiedere ai pompieri di ospitarla per qualche notte, mentre aspetta il pezzo della moto.
La saluto e mi chiedo se per fare un viaggio in moto, serva più maneggiare bene una moto o possedere una certo intuito pratico.
Così imbocco l’unica strada che esce dalla città e sono subito proiettato nel pieno della Carrettera Austral.
Vento forte, strade sterrate, valli bellissime e laghi dai colori azzurro sgargiante.
A confronto della Ruta 40, questo é 10 volte meglio!
Ci sono spunti per delle riprese video ad ogni curva e così mi fermo e mi fermo, monto il tre piedi, mi cade la moto, la rialzo, il vento sposta l’obiettivo, lo raddrizzo e lo fisso con una corda, riporto la moto in strada per la scena del video, mi impantano nella sabbia, giro l’obiettivo sulla moto impantanata e mi riprendo mentre cerco di uscirne, e così via, per minuti e minuti di vento forte e sudore che secca sotto la tutta che indosso.
Discendo adagio lo sterrato ripido a causa del forte vento.
Oggi, stranamente, la moto sembra più pesante del solito. Non mi sento per niente a mio agio a guidare con questo vento.
Però non ho scordato che sulla Ruta 40, pochi giorni fa, con le stesse condizioni, sfrecciavo a 100 km/h su un piccolo binario di terra piana.
Così proseguo, incantato dall’acqua azzurra che ondeggia a valle e chiedendomi quale possa essere l’inquadratura migliore per il prossimo video.
La strada si annoda su tornanti stretti ed angusti, poi si riapre su linee dritte e lunghe che scendono vertiginosamente dalla vetta di un’altura fin giù a valle.
Ripenso alla discussione che ho avuto all’internet café, mentre aspettavo Miriam impegnata su internet.
Mi sono tolto gli stivali, sedendo su una sedia ed ho lasciato i piedi traspirare. Il signore di fianco, anche lui connesso dal suo proprio laptop, si é più volte girato a guardarmi.
L’ho notato, ma non gli ho prestato attenzione.
Di dove viene? – mi ha chiesto tutto ad un tratto
Italia
Ed in Italia vi togliete le scarpe così, in un luogo pubblico dove ci sono altre persone?
Bhé, no – faccio io – in tono mortificato
E’ una questione di rispetto! – ribadisce lui, mentre io già infilo il secondo stivale
Guardi – faccio io – io sono il peggior ambasciatore italiano al momento, ma mi scuso lo stesso per averla importunata
E a questa cosa ci penso e ci ripenso.
In Argentina non era mai accaduto, ma é anche vero che in Argentina la gente si comporta più come noi italiani, che non come i tedeschi che si sono insediati in questa parte del Cile del sud. E chissà se in Germania mi avrebbero fatto notare lo stesso.
La strada prosegue e prosegue e diventa sempre più bella.
Però la giornata peggiora di ora in ora e adesso il cielo é tinto di un grigio triste e che non promette niente di buono.
Comincio ad avere fame, e non sono molto lontano da Cochrane, la città al sud che mi prefiggo di raggiungere per la notte.
Mi fermo in un supermercato di un popolino di campagna, dove la gente mi guarda con attenzione.
Ci sono ciclisti in viaggio dall’Europa che siedono davanti agli ostelli o che hanno la bici parcheggiata davanti al supermercato.
Entro senza sapere esattamente cosa mangiare.
Vedo del pane e chiedo alla cassiera se ne ha altro da vendermi, ma mi reindirizza alla casa verde alla fine della strada, dove la proprietaria ha affisso un cartello “Pan”.
Con me, davanti alla porta, c’é una coppia giovane di Santiago.
Compro il pane per 400 pesos (50 centesimi).
E’ ancora caldo. La signora lo vende dalla cucina di casa sua, che é arredata come una normale cucina della casa di una signora di 70 anni, ma ha un enorme tavolo al lato del lavello dove sono disposti sacchetti di plastica per confezionare il pan venduto, un mucchietto di farina al centro ed il pan cotto disposto sotto ad un panno bianco.
La coppia parla alla signora in castigliano ed io ascolto assuefatto dal tono gentile e premuroso della donna che, come faceva mia nonna, decora ogni parola con quella ironia innoqua che appartiene ai tempi dei nostri nonni.
Senza malizia e senza presunzione.
Semplicemente un’ironia bonaria.
Sono una fornaia, ma sono anche una dormigliona – dice la signora, quando la coppia le chiede a che ora passare domane per altro pane
Non passate troppo presto, eh!
Sorridiamo, paghiamo la nostra porzione di pane e ringraziamo.
Ho lasciato la moto poco più lontano, dove adesso sta un bambino di 3 anni con un cane minuscolo che scodinzola e si rotola attorno ai suoi piedi.
La madre, appena mi vede, esce di casa e mi da il benvenuto dalla porta semi aperta.
Che lindo perrooooooooooooooooooooooo. Come si iama?
Regalo… – dice il bambino
Il bimbo si chiama Franco, mi dice la madre. Chiedo alla signora dell’acqua fresca per riempire le mie bottiglie vuote. La signora si offre di soddisfare la mia richiesta.
Saluto Franco, dopo aver abusato del cane con una eccessiva dose di coccole. E’ stato come giocare con una palla di pelo animata, che però scodinzola e lecca le dita.
Da mangiarlo vivo!
Arrivo a Cochrane a tarda notte, dopo un pieno da 185 km (wow, 15 km in più!!!!).
Non faccio benzina, ma vado in cerca di un internet point, perché sono troppi giorni che non mi faccio vivo a casa.
Seduto di fianco a me un ragazzo.
Mi chiede in inglese da dove vengo.
Scopro che é olandese, che viaggia in bici da 6 anni e che é già stato in Africa.
Dimmi tuttoooooooooooooooo!!!!! Ci voglio andare anche io!!!!
Mi spiega che la parte a ovest é la più dura ed avventurosa, mentre quella ad est é la più turistica. Anche lui come me e molti altri, si ferma per fare qualche lavoretto e racimolare qualche soldo.
La scorsa settimana ho dipinto una piscina e quando posso insegno Diving. Ho la licenza!
Lui esce e mi saluta, senza darmi email. Non ha un sito. E dice che odia l’idea di poterne avere uno.
Io rimango a litigare con la Wireless, cercando di portare pubblico al mondo il mio diario di viaggio, che forse un giorno verrà usata da altri per studiare il nomadismo moderno!
Al posto del ragazzo, ora siede una ragazza cilena molto alta e femminile. Una sua amica, dopo un’ora circa, entra e le ricorda di sbrigarsi.
Così andiamo a berci una birra o un bicchiere di vino da qualche parte – spiega lei all’amica
Anche io voglio bere la birra o il vino, posso? – faccio io
Ok, mettiti d’accordo con lei
Così la ragazza mi spiega dove vanno a bere e mi dice di esser lì in 10-15 minuti.
Tira più un pelo di figa che la wifi e così pago la mia ora e vado in cerca del pub. Le ragazze mi trovano parcheggiato davanti al locale, con la moto ferma ed io che cerco una via d’ingresso.
E’ chiuso, andiamo all’altro
Ci sediamo in un pub che non é altro che una stanza con qualche tavolo, una sfera vetrata da discoteca che gira e musica a tutto FOHO. Le melodie offerte dalla casa sono brani messicani piuttosto datati, ma danno al contesto una nota latina se non altro.
Ridiamo e ci raccontiamo. Loro stanno in un ostello ed io spiego che mi accamperò nel bosco. Le invito ad invitarmi a casa loro per quando sarà a Santiago.
Una ragazza convive con il ragazzo, l’altra é interessata e la più bella, ingegnera di 32 anni, dice che non ci sono problemi.
Dopo la mia birra in lattina da 1000 pesos (1,2 euro), mi congedo per la notte. E’ tardi, é buio, ha piovuto e quello che realizzo é che non ho ancora mangiato.
Così vado in cerca della strada che entra nel bosco, scelgo un posto sotto agli alberi, scopro che un cane all’internet point mi ha mangiato la sella di pecora e mi mangio uno dei panini avanzati dalle mie compere di oggi.