Così é mezzanotte, ed é sabato 17 a tutti gli effetti.
L’idea sarebbe quella di andare a dormire in tenda per un 4-6 ore, ma poi, vista l’abominevole quantità di FIGA che circola per le strade, parcheggiare le 4 moto ed entrare come dei gangster in un club e flirtare con qualche chica, sembra essere l’opzione più consona alle esigenze dei nostri ormoni.
Matias, giornalista di Canale 7, non si é lasciato scappare la tentazione di chiedermi qualcosa al riguardo del mio rapporto con le donne in viaggio e con quelle che saranno le donne in Argentina.
La mia risposta:
“Le donne sono un problema per il viaggiatore. Il viaggiatore vuole partire e la donna ti chiede di restare. Sono restato tante volte…
Le donne possono essere un problema, perché il viaggiatore vuole conoscere le persone e spesso si avvicina ad altre anime, di cui si innamora.
Una storia d’amore durante il viaggio é uno dei modi migliori per conoscere la cultura di un paese. Il modo di amare é universale, però in ogni paese é diversa.”
Così sediamo in bar. Ognuno di noi é indaffarato a conversare con la ragazza che gli gusta.
Facciamo le 5 del mattino.
Vengono scambiati numeri di telefono. Qualcuno di noi ripasserà domani notte per una notte di passione.
Arriviamo alla Dakar alle prime ore del mattino, con il sorgere del sole che taglia orizzontalmente gli specchietti della moto di un rosso accesso e denso.
L’aria si riscalda appena.
Al nostro arrivo, in Villa Eloisa, ci viene detto che con le moto non si entra.
Mi avventuro per una campo e scopro che una coltivazione di zucche porta dritti dritti sugli spalti.
Vado a dirlo agli altri che mi seguono, stando attenti a non rovinare il raccolto.
In men che non si dica siamo sugli spalti, seduti sulle nostre moto.
I primi spettatori ci fanno foto.
Ci appisoliamo un po’, mentre aspettiamo che le prime moto passino.
Mancano in realtà ancora 3 ore al momento in cui transiteranno da qui.
La gara non é a circuito aperto. Passeranno per una viuzza di campagna molto semplice. La terra é battuta e al termine del tratto c’é una sola curva a 90 gradi.
Mi chiedo dove la gente ritrovi il piacere, nel veder passare per un paio di secondi, 200 moto.
Ti fai 400 km di strada per stare qui in piedi sotto al sole e scorgere una moto passare.
Se sei fortunato, quelli ti fanno ciao con la mano.
Così, quando realizzo che mi sto annoiando da morire, comincio a girare in moto fra la folla.
Davide mi segue e succede una cosa inaspettata.
La folla ci circonda, perché convinta che questi due motociclisti attrezzati di borse e tenda, siano due motociclisti della Dakar appena arrivati al traguardo.
Siamo circondati.
E non ci sono parole per descrivere il calore e l’energia che la gente ci trasmette.
Posano con noi, ci fanno foto, video, interviste.
Al punto che perfino l’elicottero della Dakar si avvicina e stringe su di noi, curioso di capire perché la gente volte le spalle al circuito della gara e circonda noi due in moto.
Bambini, ragazzi, donne, vecchi, ragazze.
Una mandria di sorrisi felici che vogliono sapere, vogliono toccare con mano.
Chissà se veramente sanno cosa sia la Dakar.
Chissà se hanno mai visto prima una moto così grande.
Da una parte sento il dispiacere di chi sa che eventi come la Dakar, vengono organizzati in paesi arretrati, dove si gioca sull’ingenuità e l’ignoranza della gente.
Così si ottiene un prodotto migliore e miglior mercato.
Poi vedo una ragazza. Si chiama Fernanda e nella prima mattina le avevo dato un passaggio in moto.
La chiamo nella folla, per nome e lei si meraviglia ch’io ancora lo ricordi.
Comincio a gridare BESO BESO BESO BESO.
Ed ecco il nostro primo bacio pubblico.
Il direttore organizzativo della Dakar in Villa Eloisa mi si presenta di fianco. Sguardo serio.
Mi chiede come mi chiamo.
Io sbianco. “Ci ha beccati, siamo fottuti”.
Al collo porta una pass con su scritto “Director”.
Si chiama Roberto.
Gli dico che mi chiamo Gionata e che guido Honda Transalp.
Lui apre la mappa del circuito disegnata per l’evento e mi dice di autografarla. Lo stesso chiede a Davide.
Ci invita da lui per mangiare, lavarci e se abbiamo bisogno di qualcosa non abbiamo che da chiedere.
Ci porta dell’acqua e qualcosa da mangiare.
All’ora di pranzo siamo distrutti. Ci rifugiamo tutti e 4 all’ombra a dormire e poi andiamo a comprare della carne per fare il pranzo.
3 Kg di carne di alta qualità, con pane = 3 euro cad 1.
In Italia come minimo si pagano 30 euro…
Ci rifugiamo in un club che chiede 5 pesos per mettere il bbq a disposizione ed ha anche la piscina.
Matias prepara da mangiare ed io e Davide andiamo a fare il bagno.
Dopo poco arriva pure Fernanda.
Mi chiede cosa faccio stasera e se ho voglia di vederla a Rosario, dove vive.
Eccoci…
Le donne sono pericolose per il viaggiatore.
Le dico che non so, che non abbiamo nessun programma stabilito. Poi mi addormento accanto a lei, al sole e vengo svegliato quando il cibo é pronto.
Matias e Sebastian decidono di lasciarci, per ritornare a Buenos Aires la notte stessa.
Io e Davide vogliamo ritornare domani, usando tutte strade secondarie, perché il viaggio in moto in autostrada é il paradosso del viaggio e basta!
Così ce ne andiamo nel pomeriggio tardi, che quasi piove.
Compriamo da mangiare in un paesino lontano, piccolo, ospitalissimo.
Se c’é una ragazza alla stazione di servizio, al casello, in un ristorante, per la strada, ci fermiamo a fare i cascamorti.
Ma tu quando viaggi da solo fai sempre così?
Me lo chiede Davide, mentre lasciamo per l’ennesima volta il gruppo di ragazze che abbiamo riempito di complimenti, baci ed abbracci.
Si, tutti i giorni. ;-P
Ci fermiamo quando piove già troppo. Stasera é una sera speciale.
Ho la tenda nuova. La devo inaugurare.
E piove anche.
Non potrebbe esserci una notte migliore.
Svoltiamo in un campo e ci accampiamo dove capita.
Lo vedi subito se sei in una zona sicura oppure no.
Mangiamo i panini con gli affettati che abbiamo comprato prima e, subito dopo aver finito, ognuno si ritira nella propria tenda e buona notte.
Una storia d’amore durante il viaggio é uno dei modi migliori per conoscere la cultura di un paese. Il modo di amare é universale, però in ogni paese é diversa.”
a rileggere questa, non ci ho capito molto nemmeno io.
;-P