Il risveglio è lento. Sono abituato a dormire malissimo e così un letto con un materasso e coperta, mi sembra un lusso che quasi mi mette a disagio. Dormo male pure lì.
Eh che in viaggio, ci sono sempre un milione di cose a cui pensare. Cosa facevo ieri e perché. Cosa faccio ora e perché e cosa fare domani e perché.
A volta l’aspettativa per quello che verrà, mi rende più eccitato dell’evento stesso.
Così la signora dell’hostello mi bussa alla porta. In realtà è la figlia, che con l’amica aspetta ch’io sia pronto per pagare e salire. 30 pesos come concordato e la moto è ancora alla gendarmeria che aspetta. La vado a prelevare con un certo malumore, dovuto al freddo e alla fame e me ne vado senza fare troppi complimenti ai gendarmi, che mi fanno le solite domande.
Forse non mi è piaciuto il loro ricevimento ieri notte, quindi perché fare finta d’essere amico di chi non mi aggrada.
Così adesso ho 30 pesos con cui fare benzina. Con il costo dell’importazione in zone come questa, il prezzo sale e la quantità di litri che mi posso permettere, si abbassano di brutto. Vada per 6 litri. Ho ancora i 10 delle taniche extra, ma ci sono 250 km da fare e sopra i 4000 mt, dove l’aria è ridotta e la carburazione sfasata. In pratica i consumi vanno alle stelle.
Però a volte, almeno per me, funziona così: Se arrivo dove mi porta la strada in tutta serenità, bene altrimenti mi rimbocco le maniche e affronto le conseguenze. In questo caso, per un po’ di benzina in meno, già mi immagino fermo sul lato della strada, ad aspettare qualcuno che mi aiuti o che mi dica dove comprare benzina illegale. In ogni caso, il mondo non è un luogo malvagio e sicuramente non lo sarà con me, visto che mi aiuta da 4 anni or sono…
Così parto, a marcia un po’ più rilassata del solito, giusto per non aumentare i consumi. Ho con me 2 pesos con cui comprare cibo e così compro del pane. 4 pagnotte, una mela e mezza bottiglia d’acqua del rubinetto.
E davanti 250 km a 4000 mt in una ruta di terra dove non passa nessuno… Che potrei chiedere di meglio?
Così parto e mi imbatto nelle piste di sabbia, nei tornanti angusti, nei paesaggi mozzafiato Argentini, delle distese verdi giallastre di vegetazione di altura, nei lama e nelle vikune che mi fissano da lontano e scappano a velocità pazzesca.
La sensazione di presenza è devastante. A volte, penso che un viaggio così, non mi serva ad altro se non ad obbligarmi a chiedermi dove sono e cosa ci faccio lì dove mi trovo.
Non posso che pensare a questo. Non ci sono necessità se non quello di aprire gli occhi ed assimilare tutto quello che mi scorre davanti ed ai lati.
Per questo non ho timore di prendere la mia posizione contro chi “viaggia” in autobus o treno. Loro leggono un libro, ascoltano l’Ipod o dormono, mentre fuori tutto il mondo scorre ignorato.
Patetico
Immagino per questa gente sia più importante arrivare a “destinazione”, farsi la foto davanti al monumento tipico e raccontare agli amici “io l’ho fatto!”.
Ma cosa hai fatto? Hai dormito su un bus, ecco cosa hai fatto.
Comunque, il viaggio di oggi segue e segue, senza troppe distrazioni se non le soste pipì, con la brezza che mi rinfresca il pisello e la sete che piano piano sale, placata ogni volta da gozzate ponderate di acqua fredda.
Adoro bere a bottiglia, da quando sono partito, il 90% delle volte ho bevuto così. Si può dire che da 4 anni, ho usato il bicchiere tipo 4 volte.
D’estate, quando fa caldo, lascio uscire dalle labbra uno spruzzo d’acqua che mi scende nei vestiti e rinfresca. Una cosa semplice, ma bellissima.
Immagino che alle cene di lavoro, queste cose non si possano fare…
A 120 Km, la moto ha bisogno di un rifornimento e così svuoto le taniche nel serbatoio e mi auguro di arrivare almeno vicino a qualche paesello. Del resto, su 250 km, qui di centri abitati ce ne sono veramente pochi e se rimango troppo lontano, ho da vedermela con una o più notti in tenda, a 4000 mt = –15 gradi con un equipaggiamento da estate.
I salari bianchi si alternano ai corsi d’acqua alluviali ancora ghiacciati. Il silenzio, ogni volta che spengo il motore, è violato solo dal vento, che incoraggia la direzione in cui mi sposto.
A volte le vikune attraversano il sentiero o risalgono la dorsale degli altipiani incuriositi dalle mie canzoni stupide cantate ad altissima voce. Non mi annoio mai, nemmeno quando sono solo. Faccio lo scemo ripensando ai vecchi tempi delle scuole, e le vecchie battute che si sono incastonate nella mia memoria con il volto ed i sorrisi degli amici che le hanno partorite.
Mi mancano quelle serate senza alcol, droga e futilità, rese tuttavia speciali dall’affiatamento di 4 o 5 amici scemi.
Ne combinavamo delle belle. A volte esagerando.
Se le scrivo qui le cazzate a cui vado pensando, qualcuno si becca una denuncia.
Succede che, dopo qualche ora per niente tediosa, appare una segnalazione. Manca poco ad il villaggio seguente ed io sto quasi per finire la benzina
Perfetto – penso – sono capitato preciso preciso
Arrivo al piccolo paesello che è reso caratteristico da una raffineria super moderna con recinto e terminator in tutina bianca che vigila gli ingressi. Sono così felice che entro oltre la sbarra senza fermarmi ed al gesto di alt del tipo in bianco, rispondo un HOLA di saluto e tiro a dritto.
Chiedo dove comprare un 4 litri di benzina, che non arrivo alla città e mi viene fatto notare che NOOOOOOOOOOO, QUI è impossibile comprare benzina.
Ma nemmeno uno o due litri?
Impossibile
Te li pago eh!
Impossibile
Ma se non arrivo alla città rimango a piedi nel deserto e muoio di freddo (glielo dico con una certa ironia)
Impossibile
Così i coglioni mi iniziano a girare, producendo il tipico rumore di ventola moto che soffia su un motore in escandescenza. Giro il culo e me ne vado.
La sensazione di rimettersi in viaggio con la certezza che la moto si fermerà dopo pochi km e chissà dove, non è una bella sensazione. Davvero…
Sono lì a 40 km/h che fisso la strada che macino lentamente, con gli occhi serrati a metà ed una faccia che farebbe titubare un ottimista.
Dopo 7 minuti la moto inizia a fare pot pot pot e propot…
Ci siamo… – penso
La moto si ferma poco dopo, in salita, su un tratto diritto di cammino, tutto polvere e lontano dalla città passata ed 1 70 km dalla città con benzina.
Il sole è ancora a 3 ore dal sorgere e così, visto che non ho niente di meglio da fare, mi sdraio sul suolo accanto alla luce, lascio la poca luce di sole scaldarmi la faccia e mi metto a dormire.
Quando mi sveglio, ho un freddo allucinante alla schiena, eppure c’è ancora il sole. Non si odono rumori e nessuno sempre sopraggiungere. Comincia a camminare, calciando appena i sassolini che intaccano il manto soffice di sabbia. Faccio pipì, dico qualche parolaccia. Inizio a chiedermi come andrà a finire sta cosa, ma non con preoccupazione, bensì con impazienza…
Poi passa una camionetta dell’ambulanza, diretta alla città dove c’è benzina. Do per scontato che mi tirino su subito, ma fermi e diffidenti dietro il finestrino, ho da capire se sono loro che mi stanno convincendo a salire o se sono io che sto convincendoli ad aiutarmi.
Però in questi casi non insisto mai, semplicemente parlo facendo notare che a loro non costa niente aiutarmi e che a me si prospetta una giornata meno piacevole della loro.
Sali – mi dicono dopo un po’
Ah, grazie…
Salgo e MIO DIO!!!! Il tipo ingrana la prima ed io vengo scaraventato sul bandone della camionetta. E’ una vecchia ambulanza 4 x 4 che adesso il tipo usa per portare persone e beni da un punto all’altro del deserto. Con me ho preso solo la tanica da 5 litri, la borsa serbatoio, il casco ed il resto è lì, in mezzo al deserto disponibile per chiunque voglia staccare le borse e parti della moto con un cacciavite e rovinarmi il viaggio.
Il tipo guida l’auto a 130 km/h, mettendo a dura prova la mia adrenalina, che si solidifica fino a farmi rattrappire i coglioni e cingere la mani a forma di preghiera. Faccio un video, perché ho voglia di documentare il giorno in cui
- mi rubarono la moto nel deserto
- mi trovarono morto in un burrone a causa di una distrazione del conducente che guida rapidissimo.
Quando arriviamo in città, dopo un’ora di terrore, sento il bisogno di vomitare, ho sabbia su tutto il corpo e la faccia e mi sento spossato.
Spero ci sia posto per te al ritorno, altrimenti ti arrangi
Ho bisogno di vomitare – faccio io
Vai in quel ristorante e aspettami lì
Quanto tempo?
Così prelevo 300 pesos con la carte di credito in uno sportello e mi vado a bere un te, per ripristinare il vomito. Aspetto ore e già comincio a preoccuparmi per la moto a 70 km in mezzo al nulla di notte, dove passano solo persone con furgoni e camion. Alle 22, ancora non si vede nessuno. Io sono seduto davanti ad un televisore ma fisso l’orologio, poi la magia.
Eccoti qui, andiamo dai!
Ci sono posti per me?
Si si, tranquillo
Il tipo mi presta una tanica da 20 litri e così mi rifaccio il viaggio a 130 km/h, nel retro gelido della camionetta, con le esalazioni di benzina, la terra sul corpo ed il terrore di precipitare in un burrone e morire in un’esplosione. Inoltre, la paura di arrivare al punto in cui ho lasciato la moto e trovarci i segni dei pneumatici sollevati dai ladri, mi inquieta non poco.
Inoltre con me c’è un passeggero, ragazzo di 18 anni che raggiunge il padre per una visita. Siede silenzioso nel suo angolino buio di camionetta e non dice niente.
Però la moto è lì e, a – 8 gradi centigradi, riempio il serbatoio e faccio ritorno al paesello con la raffineria. Busso ad un gendarme a cui supplico di darmi un posto per la notte.
Il gendarme si chiama Arias ed è super cortese. Mi prepara un caffè e mi dice che ho una stanza tutta per me. Non mangio da questa mattina e così supplico per un po’ di pane.
Domani, prima di andarmene, esco e te lo ricompro – faccio io
Si, tranquillo, non importa…
Così mi siedo davanti al fornello, con un caffè in mano e la gioia di essere ancora in viaggio.
Domani si riparte.
Animo!!!!!, tu puedes, yo siempre te apoyare, recuerda que vas creciendo a medida que superas todas las dificultades…me gustaria mucho poder estar ahi para darte mucha fuerza pero lo hago a la distancia…