18 Dicembre 2008
La marmitta di Davide é pronta e così, in sella sullo scarabeo 50 con uno zaino vuoto e i miei documenti, ci rechiamo a DakarMotos per recuperare il tutto e, se possibile, parlare con Sandra per sapere se ci sono state delle novità per la spedizione.
Lungo la via che porta a Florida ci sono alcune altre commissioni da fare e così finiamo per passare due ore sul motorino ed arriva quasi in ritardo a Florida con il culo che fa un male cane.
La marmitta ce la consegna il proprietario della ditta, che é italiano e viva in Argentina da anni.
Hanno fatto proprio un bel lavoro.
Diretti a DakarMotos, decidiamo di fermarmi a fare la spesa e comprare qualcosa da mangiare.
Dopo anni passati in Oceania, é un piacere arrivare alla gastronomia di una normale supermercato e farsi fare due benedettissimi panini imbottiti.
Invece che i solidi 3 salumi e 3 formaggi, qui come in Italia, la gastronomia trionfa di una varietà degna di un paese latino.
Usciamo con 4 panini ripieni, dei grissini all’italiana, una bibita e le risate dei commessi.
Al gastronomoloaio (oggi mi va di chiamarlo così) dico più volte che lo amo.
Le mie battute affettive sembrano mettere tutti di buon umore.
Sandra non c’é, ma Javier é contento di sedere con noi e mangiare quello che gli offro.
Siede con noi un ragazzo argentino che guida una nuovissimoa BMW FS800 (credo). Mi ci siedo e mi immagino il prossimo giro del mondo in sella ad una di queste….
"Troppa tecnologia", dico. Se ti si svalvola la centralina, sei fottuto.
"E poi sembra di guidare un Transformer".
A me piace quello stile semplice e formoso degli anni 80. Le cose non si rompevano per dei motivi inutili, ma anzi, erano disegnate per durare nel tempo. Adesso invece sembra che siano disegnate per farsi sostituire dopo pochi anni….
Così la marmitta é in mano nostra ed il cibo é nelle nostre pance.
Di ritorno a casa di Davide rallentiamo in prossimità della Villa 31, ossia quella che é separata dalla città dall’autostrada.
Insisto perché Davide rallenti e guardo giù fra i viottili cercando di assaporare quello che sarebbe un giorno assieme a quelle persone.
La sera stessa chiedo a Karolina via telefono come poter accedere ad un posto così pericoloso come una Villa e lei mi dice che proprio questo lunedì, lei ci andrà per uno spettacolo di circo.
Sono invitato.
Evvai!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
La sera arriva a casa di Davide un certo Alessandro.
Lui fa il fotografo, ha 23 anni ed ha vissuto per un po’ in Equador, dove per lavoro ha creato un album rappresentativo di una tribù dell’amazzonia equadoriana mai colonizzata o contaminata dalla cultura bianca.
I suoi racconti sono fantastici e suscitano in me per l’ennesima volta, la convinzione che a contatto con la natura, l’uomo sia un essere felice e protetto.
Più forte, più sano, meno infelice e meno misero di quei valori di cui una società moderna urbana, sempre ci priva.
Alessandrò mangia con noi Milanes e pasta fatta da me e si racconta. E’ qui per farsi conoscere perché Sabato mattina partirà con Davide per il Brasile in moto.
2500 km in due, su una Honda Falcon 400.
Il fatto é che Davide non lo conosce bene e Alessandro non é mai andato in moto prima.
Se si pensa che l’idea dei due é di fare il primo giorno 1000 km. Quando me lo dicono, io rido e dico:ù
"Buona fortuna…."
;-P
Alessandro ci invita a visitare i suoi coinquilini. Nel gruppo che rirconda un tavolo rotondo piazzato al centro di una stanza piena di fumo di sigaretta, stanno amci di molte nazionalità latine.
Italia, Colombia, Argentina, Cile.
Chiedo alla ragazza Colombiana di parlarmi della Colombia e di dirmi se valga la pena rischiare ed avventurarmici.
Lei dice che il suo paese é un bel posto, ma nei posti sbagliati, si rischia grosso.
"Stai lontano dall’amazzonia, dalla selva. La guerriglia si nasconde proprio lì!"
Tutti gli altri sono daccordo.
Quando le parole terminano ed il fumo di sigaretta aumenta, io soffoco e così anche Davide.
Così, armati di moto e scooter, torniamo a casa dove continuiamo a parlare di viaggi in moto davanti ad un ultimo caffé.
A me piace quello stile semplice e formoso degli anni 80. Le cose non si rompevano per dei motivi inutili, ma anzi, erano disegnate per durare nel tempo. Adesso invece sembra che siano disegnate per farsi sostituire dopo pochi anni….
approve 😉
Perchè non siamo più persone: siamo consumatori. E se un oggetto si rompe, visto che non ne puoi più fare a meno, lo devi ricomprare.
Comunque è una trasformazione che, a quanto mi risulta, è cominciata negli anni ’70.
Attenzione! Mino all’attacco con la saga “il commentatore più accanito”, “il lettore più attento”.
Secondo me vince Jem!
Sarò il tuo peggior incubo… MWAHAHAHAH
jem é degli anni 80.
sono convinto che non ti rompi mai!
ma perkè io ti amo forte favaaaaaaaa
esatto amore!!!!!!!!!!!