Mi sveglio di soprassalto. E’ Arias che mi scuote e richiama con un tono di voce preoccupato
Oh, sei vivo?!
Mmmmmmmmmmmmmmm
Ah ok…
Temeva che per l’altura ci fossi rimasto secco. Ed io che dormivo così bene.
Il sapore del caffè non è mai stato così buono e nemmeno quello del pane bruciato sul fuoco, con un po’ prosciutto appoggiatoci sopra.
Questo paesello conta 80 persone e sotto il sole non si sente freddo. Entro all’ombra e sono –1 gradi centigradi. Impressionante.
Faccio presente a Arias che proseguirò al nord, diretto verso il Chile, senza passare per il Passo Jama.
Non mi piace l’asfalto è per i maricones
Ahahahahah – risponde divertito
Allora mi dice che devo proseguire lungo la linea di tralicci dell’energia elettrica e sarà lungo il Passo Sico, che entra in Chile, lungo un cammino tutto di terra.
E’ molto bello, ti piacerà!
Così mi metto in macia, ma noto da subito che l’altezza rende il comportamento della moto più difficile. Strano, perché a 6800 mt, non aveva fatto tutte queste storie.
In discesa non ci sono problemi, ma una volta in piana o in salita, la moto vomita e rallenta. Poco dopo la dogana, dove vengo avvisato di non bere l’acqua dei rubinetti, la moto comincia a non tirare più. Sono in prima, su un tratto abbastanza in pendenza e la moto sale a 10 km/h con uno scoppio lento e affaticato.
La cosa segue, fino alla dogana Cilena, dove la vetta viene tagliata in due da una linea transitabile che appare come una salita piuttosto ripida.
La moto non ce la fa e per arrivare in cima, devo pure pattinare con gli stivali. Tutto è tranquillo, ma dopo un po’ ho un crollo nervoso e comincio a gridare alla moto.
Forza CAZZO!!!!!!!!!!!!!! CHE CAZZO TI PRENDEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE!!!!!!!!!
Quando urlo così, la moto si riprende e risale a velocità normale, dopo di che siamo da punto e da capo. Sembra quasi che senta tutta la rabbia con cui la critico e che cerchi di rimediare.
Dopo una lunga discesa, il problema non sembra migliorare e così la crisi nervosa ritorna. Prendo a calci la moto rompendo qualche plastica già di per se sbriciolata.
MA MI SPIEGHI CHE CAZZO TI PIGLIA?!?!?!?!?!? DIMMELO!!!! EH, CHE CAZZO C’HAI CHE NON VA, ORA!!?!?!?
E mentre urlo questo, non sono poi così lontano dal rendermi conto che sono veramente impazzito dalla rabbia, a sbraitare contro una moto che ha solo un filtro dell’aria intasato e non carbura.
FORZA, VEDIAMO CHE CAZZO C’HAI ORA PORCA PUTTANA – urlo mentre mi slaccio li casco in malo modo e getto i guanti a terra come fossi nel mezzo di una rissa
Stacco la borsa sinistra, smonto la fiancata e stacco il filtro dell’aria. Nero.
O VEDIAMO ORA EH! VEDIAMO SE C’HAI QUALCOSA DA RIDIRE!!?!??!?!
La cosa non finisce e con tutta la rabbia che ho in corpo, salgo in sella, accendo il motore e spalanco a 120 km/h fra le vette piane del Passo Sico che si sporca di una nube bianca di terra che sollevo con il mio arrogante passaggio.
Arrivo a Socaire più tranquillo, ma corroso dallo stress ed in cerca di cibo. Non ho più benzina e non so se ne troverò nel paesello, ma penso bene di mettermi a tavola e mangiare qualcosa con 3000 pesos.
Finalmente di nuovo in Chile – penso
Con il buon umore, scopro che per 1000 pesos al litro troverò benzina e che da ora in poi è tutto asfalto, così posso proseguire senza filtro e cercare una soluzione nel domani.
La meta dovrebbe essere San Pedro de Atacama, da quel che dice la mappa, ma non ho ben chiara l’idea di che posto sia, visto che molti me lo hanno descritto come bello.
Quando sono in tanti a parlartene, vuol dire che sono in tanti ad esserci stati. E questo diffida dall’essere un luogo di nicchia. Piuttosto un luogo turistico.
Arrivo nella città a sole calato, con la netta sensazione di non sapere bene come impiegare lì il mio tempo. Per curiosità chiedo in più ostelli il costo e scopro che siamo sui 8000 – 10000 pesos a notte. Carissimo.
La città ha hotel in fronte a ristoranti che non hanno niente a che vedere con quello che mi è sembrato il Cile negli scorsi 4 mesi e 7000 km. Questo posto è uno schifo, buono solo a sprecare soldi in intrattenimenti patetici e poco culturali.
Così mi vado a cercare un supermercato, mi compro un panino e mi vado a rintanare nella Valle della Morte, dove ci sono solo stelle, silenzio e la paura d’essere mangiato vivo da un Puma.
Mi hanno detto in diversi che farà un freddo cane, ma abituato a ieri notte, adesso sono seduto fuori dalla tenda, senza fuoco e senza torcia elettrica che taglio un panino e ci metto dentro il formaggio.
Non ho addosso nemmeno la giacca e non mi fa freddo. In compenso però, che paura sto posto!
Mi sistemo sul piano duro e netto del deserto, dove l’umidità ha formato uno strada argilloso secco su cui i miei passi rimbombano e fanno scricchiolare la cordigliera di sale. Chiudo la tenda e buona notte