Grazie a Sonia Prandini e Stefano Santella per le 100 euro donatemi.
C’é il sole.
E questo posto adesso é completamente diverso. Se prima le strade erano vuote, grigie, inabitate e desolate adesso bambini giocano a palla inseguiti dai cani che fiutano agli angoli di ogni porta in cerca di qualche scarto di cibo.
Le signore mi danno il buon giorno ed figli che accompagnano i padri a lavori sui furgoni da campo urlano al loro passaggio
Guarda che bella moto, papà!!!!
Sorrido loro e faccio l’occhiolino…
Noto che le frecce, dopo i tanti chilometri di asfalto, sono staccate e penzolano fra il radiatore e la ventola.
Noto anche che la catena sta segando il cavalletto centrale.
Che i consumi non sono migliorati.
Che la marmitta si sta arrugginendo.
Ma chi se ne frega…
Riparto a motore caldo, senza fretta e con la voglia di arrivare a Chaiten, alla fine della Carretera Austral. Imbarcarmi per Puerto Montt sarebbe un modo interessante e forse meno costoso che ritornare in Argentina e fare tutto il giro e passare dalla turistica Bariloche.
Arrivo al ponte dove ho perduto la tenda. La luce del sole rende l’acqua trasparente ed il corso dell’acqua é adesso lento e pacifico.
Non si ode nessun rumore di pioggia che echeggia e l’erba delle sponde su cui ricammino adesso sperando di trovare quello che cerco, é asciutta e fresca.
Sorrido mentre mi rendo conto che, dentro di me, ho ancora la speranza di ritrovare casa mia (la tenda) e che la speranza stessa non mi ha mai abbandonato.
Come se per magia, i due giorni che ho passato a Mirella, avessero fatto riapparire la mia tenda.
Riparto con un dispiacere fortissimo. Adesso che me ne vado lontano da Villa Manhuales e dal ponte, so che ho detto addio per sempre alla possibilità di ritrovare la mia tenda.
Per me quel materiale aveva anche un valore affettivo.
Per comprarlo ho lavorato come un mulo in Australia. Le trattative che ho fatto per farmi fare più di 500 AUD di sconto e la felicità di provare il sacco a pelo per la prima volta all’inaugurazione del Tour di Oceania.
Ripenso alle notti di fuoco che ho passato su quel materasso con Iris a Darwin e con Diana in Nuova Zelanda.
E ripenso all’odore di “casa” che per me tutta quella paccottiglia di roba aveva. Al fatto che, una volta aperta la borsa posteriore, quella roba era sempre lì, a darmi la buona notte e farmi sognare.
Una volta in Australia, poi Nuova Zelanda, poi Argentina e poi Cile.
E adesso eccomi qui che ripenso a quanto stupidi ci si possa riscoprire per un poco di disattenzione.
Non avevo messo i picchetti alla tenda, me ne sono andato ed il vento se l’è portata via…
La strada sterrata, ancora umida e piena di tornanti, appare bellissima, ricoperta da tutta quella vegetazione.
Mi hanno detto che la chiudono 6 ore al giorno per lavori, ma gli addetti ai lavori, affascinati dalla massa multicolore della Honda Transalp, mi lasciano sempre passare.
Al posto di blocco per l’ennesimo tratto di strada sotto lavori, c’é una ragazza che ferma il traffico.
Mi fa cenno di rallentare e fermarmi.
Sollevo la visiera del casco. Faccio l’occhiolino.
Sorride e, con quel pudore che solo le donne sanno manifestare, si volta dall’altra parte, fingendo di non curarsi dei miei occhi su di lei..
Le donne…
Quado arrivo a la Junta, a metà strada con Chaiten, scopro che sono le 14 e che non ho mangiato.
Allora mi avventuro nel supermercato della stazione di servizio, dopo un pieno e faccio lo scemo con Blanca e Evelyn, le due cassiere bellissime cilene.
Blanca ha capelli neri lunghissimi, che porta intrecciati sulla spalla destra. Piccola statura, seno abbondante e occhi profondissimi.
Ha 23 anni e quando le dico che sono single e che cerco la fidanzata arrossisce.
Quando se ne va per la fine del turno di lavoro, mi metto a parlare con Isach, un ragazzo Israeliano che sta facendo l’autostop senza successo da 5 ore.
Ha un modo molto timido e introverso di porsi, il suo spagnolo non é fluente e nemmeno il suo inglese. Però ha una personalità dolce e non posso fare a meno di ternerlo lì con me a mangiare.
Compro una bottiglia di CocaCola per tutti e due.
Se vuoi ti porto in moto fino a Chaiten, però starai scomodo – gli dico
Non importa, possiamo provare.
Bene, allora ora mi riposo un attimo dopo pranzo e scarico la posta e poi andiamo
Benissimo
Così scarico la posta, ma mentre sono lì a fare le mie cose una ragazza mi raggiunge
Ciao, sei tu l’italiano in moto?
Che sorpresa!!! – faccio io – si sono io, e te che ci fai qui in bici?
Eh stiamo viaggiando su un tandem!
Nooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo
Ed ecco la storia che vi racconto oggi:
Angelo e Valeria viaggiano in bici.
Angelo ha un’officina dove costruisce bici su misura. Il tandem su cui viaggia é fatto da lui. Mi dice che nei mesi di stagione alta, la clientela é così buona che può permettersi di viaggiare per i restanti mesi.
Un po’ come il gelataio…
;-P
La compagna ha perduto il lavoro a causa della crisi ed in attesa di decidere cosa fare, viaggia con Angelo.
Sono una coppia adorabile, piena di vitalità e dall’amore per la scoperta del mondo attraverso il viaggio.
Quando dico loro che noi che viaggiamo in moto siamo degli sfaticati e che il viaggio in bici é IL PIU’ NOBILE DI TUTTI, loro sorridono modestamente.
“E tu che ti sei fatto 165000 km scusa?”
“Si, ma io devo solo mettere benzina e usare una mano!!! – pensa a chi come voi i 165000 Km se li pedala tutti sulle proprie gambe!!!!”
Parlamo della crisi in Italia e mi rendo conto che da quando sono partito, ho evitato di imbattermi in tanti problemi economici che molti dei miei coetanei hanno.
Da un certo punto di vista, aver viaggiato all’estero ed aver lavorato in posti come Australia e Nuova Zelanda, mi ha fatto guadagnare molto di più di chi é rimasto a casa a coltivare la propria carriera…
“E allora perché gli italiani non viaggiano??? – chiedo io”
“Non so – rispondono”
Ci salutiamo con un abbraccio e con uno scambio di mail.
Andate a vedervi SPAZIOBICI.IT!!!!
Riparto da solo, perché durante le ore di conversazione, l’israeliano ha trovato un passaggio e se n’é andato senza dirmi niente.
Che buono…
;-P
Le ultime notizie dicono che il vulcano a Chaiten, mia meta finale, é eruttato ieri e che hanno evacuato la città
Dici sul serio? E pensare che io ci stavo andando per prendere il traghetto…
Riparto con il serbatoio pieno e un scarsa idea di cosa fare.
Il traghetto per Quellon in Cile, parte anche qui da La Junta, ma fra 4 giorni
Io qui, altri 4 giorni non aspetto. Vado al Chaiten e vedo se il traghetto é ancora aperto…
Ma hanno evacuato la città!!!!
Così mi rimetto in marcia, ma riinizia a piovere.
A pochi chilometri da Villa Santa Lucia, un piccolo paesello dove hanno rifugiato gli abitanti di Chaiten in capanne, incontro altri due in bici.
Il ragazzo mi fa ciao con la mano, ma si ferma.
Penso che abbia bisogno di aiuto e mi fermo anche io.
Todo bien? Que pasò?! – chiedo urlando da dentro il casco
Ma sei italiano?
Nooooooooo! Anche te? Ma che cazzo c’é oggi, un raduno di italiani in bici??
Mentre dico così, noto che dietro di lui, a 50 metri nella direzione di marcia mia, una ragazza lo segue, spingendo la bici a mano.
Nooooooooooooooo, ce n’é un’altro di italiani. Un’invasioneeeeeeeeeeeeeee
Così partono le presentazioni.
Gabriele e Alessia viaggiano in bici per qualche mese.
Mi aspetto di sentire un profilo diverso da quello di Angelo e Valeria, ma quando mi spiegano i motivi e le circostanze per cui sono partiti, dentro di me si rompe qualcosa. Un po’ come quando vidi “I diari della motocicletta” per la prima volta e decisi di partire per il Giro del Mondo in Moto.
“Io viaggio perché ho perso il lavoro e lei ha le ferie e mi fa compagnia”
La crisi in Italia sta lasciando a casa senza lavoro un sacco di italiani!
Ma come é possibile questo???????
Che diavolo succede agli italiani, perché non ci si prende carico della necessità di ripulire il proprio governo della feccia e si lavora per un futuro italiano più concreto.
Gabriele e Alessia sono di ottima compagnia. Mi chiedono se nei chilometri prima ho visto un camping.
“Non ci laviamo da due giorni”
“Io da 5…”
;-P
Così quando riinizia a piovere, ci affrettiamo, scambiamo le mail e ci auguriamo Buena Ruta.
E mentre mi rimetto in moto ammaliato dai loro sorrisi e la storia di vita che mi hanno raccontato, penso e penso al mio ruolo in quello che sarà il mio ritorno in Italia in qualità di cittadino italiano.
Il mio arrivo a Villa Santa Lucia dura più del previsto.
Chiedo in giro dove sia un ponte nella zona, armato di salsicce, pane e acqua che ho appena comprato
Un ponte?- mi chiedono i presenti - e per fare che?!
Per dormirci. Ho perso la mia tenda ed il materiale da campeggio
Aspetta – fanno loro allontanandosi verso alcune case
Ritornano con un invito per la notte.
Puoi stare con questi operai che hanno una stanza libera.
Grazieeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee. Ti amooooooooooooooooooooo!
Così eccomi in casa dei miei nuovi amici, con cui parlo del Cile e faccio battute da muratore sulle donne. Imparo le parolacce cilene e commento le immagini del vulcano in Chaiten seguendo il notiziario in tv.
Dopo una doccia la mia stanchezza mi pervade, ma ho delle cose da mangiare e non voglio che vadano sprecate.
Mangio con un gruppo di ragazzi che ho conosciuto in un rifugio.
Erano tutti a Chaiten e sono stati evacuati. Un ragazzo di nome Hector ha filmato l’eruzione del vulcano e me la mostra.
E’ impressionante! – faccio io
Si, e la gente, quando il vulcano si calmerà, farà ritorno nella proprie case!
Ma lo sanno che il vulcano é attivo. Perché tornano?
Perché sono stupidi…
Così do la buona notte anche ad Hector ed i suoi amici, dopo un caffè offerto da lui e la sua ragazza.
Scambio di email e poi sono sotto le coperte di lana pesante nella stanza offerta dai muratori.
Gionata: “E mentre mi rimetto in moto ammaliato dai loro sorrisi e la storia di vita che mi hanno raccontato, penso e penso al mio ruolo in quello che sarà il mio ritorno in Italia in qualità di cittadino italiano.”
Jem: “mio marito favaaaaaaaaa!!!!!!!!!” XD Xd XD
mmmmmmmmmmmmm, solo se lasci a me la cioccolata
nooooooooooo la cioccolata noooooooo!!!!!!!!
XD