2 Marzo 2009
I gatti sono brutti, é vero.
Puzzano di urina, si cagano addosso e per farli mangiare devi pure obbligarli.
Vista così, sembrerebbe un’inconveniente più che un opera di bene. Anche considerando le notti insonni a cui sottopongono me e Viviana.
Il resto della famiglia non ne vuole sapere di fare le notti per allattare questi mostriciattoli.
Però ci sono cose che non sono fatte per essere pratiche, per godersele seduti al sole con stampato in faccia un sorrido.
Ci sono cose che non sono fatte per essere godute. Punto.
La felicità data dalla cura di chi ha bisogno (che sia un gatto o un neonato), scaturisce dal sorriso che il ciclo di vita suscita.
E così, mentre uno dei gattini poppa dalla siringa, imbrattandosi il pelo di latte mischiato a uovo e la coda di piscio che adesso gronda dalle mie mani, io lo osservo da un palmo di naso, registrando i movimenti del nasino che si contrae per la poppa ed il pelo su di esso che si rizza e penso che la vita é questa qui!
Non é perfetta e bella come la si dipinge nei film. La vita graffia, la vita puzza, la vita é una merda e se non la vivi così come, quella ti porta via. Ti fa sparire.
Ci siamo passati tutti, bene o male, da quei giorni di fame e letame, di cui mamma e papà amorevolmente ci privavano.
Ci siamo passati tutti da freddo della notte e dall’ossessione delle nostre stesse grida di pianto, rotte dalla voce del genitore che ci sollevava per prima per stringersi a sé.
E mi chiedo cosa fa del tempo, della vita e della nostra percezione di essa, un’esperienza così ingrata.
Perché siamo così ingrati al senso terra terra della vita?
Perché arriviamo ad un punto della nostra vita in cui indossare pantaloni da 300 euro é più importante che sporcarsi le mani per vivere la vita al 100%?
Così ad un palmo di naso da un gattino puzzolente, io sorrido quasi commosso ed ammiro un gattino aggrapparsi alla mia mano che gli dona latte, con la stessa intensa e disperata passione con cui si aggrappa alla vita stessa.
E questo, sono certo, é un pensiero che vale tutte le parole di un’intera giornata a sfamare e pulire piscio da 5 gattini ad intervalli di 2 ore.
Mi alzo la mattina, vado a lavoro, pranzo, torno a lavoro, torno a casa, mi ingozzo in fretta e furia, corro ad una corso serale di computer (che quando finirà lascerà il posto ad uno di inglese), torno a casa, leggo qualcosa immaginando vite altrui ed infine dormo. Se faccio il bilancio della giornata mi accorgo che non ho vissuto.
Secondo me è questo che rende la vita un’esperienza ingrata: il non-vivere. Il fatto che le persone “perbene” debbano avere mille impegni per riempire le loro giornate e mille oggetti da ostentare, senza lasciare spazio alle cose realmente importanti.
Scommetto che nei paesi che hai visitato in cui non vige la cultura “occidentale” la gente vive molto più serenamente. Sbaglio?
Sbagli. E mi sbagliavo anche io.
Le persone gioiscono e si illudono nella stessa maniera.
Anche dall’altro lato del mondo.
Ho un link per te:
http://www.decrescitafelice.it
Grazie del link. Me lo studierò con calma.
Però… porca miseria! Se mi dici che tutto il mondo non-vive allo stesso modo, indipendentemente dalla cultura, mi dai un dispiacere enorme. Sul serio anche nell’Asia più remota la gente ha come principale preoccupazione quella di “indossare i pantaloni da 300 €”? Non sono più simili a quei gatti che tieni in mano?
m’é morto un gatto.
non credevo di dispiacermene così tanto….
cazzo!