6 mesi di viaggio…
Sono in Sud America da quasi 8 mesi ed in viaggio da 6. Sono sicuro che la Newsletter di questo mese sarà impregnata di un nuovo entusiasmo.
Mi sveglio alle prime luci del sole. Faccio due controlli alla moto, scaldo il motore, faccio un pieno in un negozio che vende benzina illegalmente e mi rimetto in marcia.
Non provavo questo irrefrenabile voglia di percorrere un cammino dai tempi dell’Asia, quando c’erano cose meravigliose da vedere ad ogni angolo dei paesi attraversati.
Il sole è ancora alto nell’aria e se mi fermo in moto per scattare una foto, ecco che il silenzio prevale su tutto.
Oggi voglio arrivare a Marpiri e cominciare a seguire il sentiero che porta a nord, dove c’è la Jungla, l’Amazzonia ed il confine con il Brasile.
Il sentiero scende e scende e scende. Ci sono guadi più grandi e tornanti più grandi e più che scendo più che la temperatura si fa umida e afosa.
La vegetazione intanto, che prima appariva rigogliosa e simile a quella mediterranea, adesso è incontrollabile e fiorisce ad ogni lato del sentiero con palme e piante che ricordo di aver visto solo in Asia.
Le case non sono più di terra e mattoni, ma di legno e paglia e la sensazione di essere in Asia adesso è incontrollabile.
Gli odori di cibo sono quasi simili ed alcune pietanze sono fatte con gli stessi ingredienti.
C’è un guado poco più avanti, con una cascata che taglia in due la strada. Una ripresa molto bella per un video. Così piazzo la telecamera su un sasso, attraverso il guado, lo riattraverso per prelevare la telecamera e quando ci ripasso per la terza volta mi infosso e ci cado dentro.
La borsa rossa con il computer dentro è sommersa nell’acqua ed il peso della moto apre lo sportello di qualche millimetro. Entro nel panico.
Tento di sollevare la moto prima che l’acqua arrivi al computer ed al backup di tutte le foto che ho fatto in 4 anni e quando la moto è di nuovo in piedi, con un mio urlo spropositato, controllo la borsa Givi.
Niente. La borsa ha fatto il suo lavoro e di acqua non ne è entrata nemmeno un po’!
In compenso ho rotto di nuovo la freccia anteriore sinistra e si sentono qualche paio di rumori in più lungo il cammino sassoso.
Non indosso la giacca, non indosso il casco e già penso di togliere le moffole e l’interno imbottito dei pantaloni. Gli stivali in compenso, dopo la caduta nel guado, sono pieni d’acqua ed i piedi restano freschi.
Alcuni tratti, vicini al fiume, sono rapidi e posso percorrerli in 4ta marcia, sfiorando in 60 km/h, poi il cammino rallenta di brusco ed ecco che il motore si surriscalda di nuovo.
Comincio a pensare dove e come reperire un radiatore nuovo e la ventola, perché se il clima segue così per molto, non posso modificare il mio ritmo di viaggio per l’aumento costante della temperatura del motore.
Ci penso per due minuti, poi l’ennesimo panorama mozzafiato mi riporta con la testa dove sono, esattamente nel punto in cui guido adesso.
Credo che la sensazione di presenza sia una delle conquiste più importanti e formative, durante l’esperienza che si realizza in viaggio.
A volte, preso dalla routine del lavoro o dello studio, si eseguono certi passi della giornata con un certo automatismo, concentrandosi con la mente in qualcosa che faremo o che vorremo fare.
Il risultano è qualche di diverso dalla sensazione di presenza che provo adesso.
Sono le 14, ho guidato per diverse ore ed ho fatto poco più di 40 km. Ho fame e così decido di fermarmi in un piccolo villaggio in cui tutti si fermano a guardarmi. Scelgo una tavola calda appartata, al termine del paese, poco prima che il sentiero mi riporti di nuovo nella vegetazione.
La signora mi offre un pranzo per 10 bolivianos, con una zuppa ed un secondo. Chiedo inoltre qualcosa da bere, perché fa molto caldo.
Mi serve una sorta di infuso fresco, dal sapore di cannella e con dentro del ghiaccio. Le guide, i manuali ed i consigli per i turisti fai da te, dicono sempre di evitare pasti caserecci poco cotti e bevande contenenti ghiaccio o acqua del rubinetto.
Ti sentirai male…
In parte è vero, ma è anche vero che il corpo ha la grande capacità di abituarsi ai batteri estranei e irrobustire i suoi anticorpi. Tutto quello che è necessario fare è abituarlo gradualmente.
E così eccomi da 4 giorni a mangiare zuppe caserecce, con bevande fredde servite con ghiaccio. Vi scrivo questo posto dopo una settimana e non mi sono ancora sentito male.
I figli della padrona sono 3 e sono simpaticissimi. Due nanetti ed una ragazzina.
Mi sbirciano mentre faccio foto e video e mi chiedono di includere anche loro. Siedo fuori con loro, mentre aspetto a piedi scalzi che i calzini mezzi e gli stivali bagnati si asciughino un po’.
Mi rilasso e parlo ai bambini che mi insegnano i nomi delle cose e degli amici coetanei che ci spiano da lontano.
Ecco Javier. Ecco Mimi. Ecco Veronika. Ecco Lenny.
Mi rimetto in marcia una mezz’oretta dopo e mi chiedo quanto gratificante sarebbe stata la mia esperienza in Asia, se avessi potuto accedere alle lingue locali con la stessa facilità con cui accedo al castigliano.
Tutto avrebbe avuto una forma più reale, tridimensionale.
Quando chiedo in giro quanto manchi a Marpiri, ricevo sempre risposte diverse. A volte non lo chiedo nemmeno, semplicemente me lo immagino.
In uno dei paesini, i bambini di una scuola, mi vedono passare e cominciano a gridarmi e seguirmi correndo. Faccio inversione ad U, mi siedo con il loro maestro e scatto foto e faccio video.
Giocano a pallone, a piedi scalzi e sono la gioia di vivere. Bolivia – Italia. Non so chi vince, perché me ne vado dopo pochi minuti. A questo punto il profilo della vegetazione è più tropicale di quello che pensavo. A valle il fiume riflette la luce del sole mostrando la sua trasparenza, mentre i canali di scarico delle miniere, si reimmettono nel corso d’acqua portando terra di color rosso.
C’è un punto in cui i due corsi d’acqua si incontrano e si mescolano. Fantastico.
Quando arrivo a Marpiri, sono quasi sorpreso di aver già ultimato il mio ennesimo giorno di viaggio su questo sentiero. Ho appreso nel villaggio in cui mi sono fermato per pranzo, che il cammino è detto camino de oro per la grande quantità di miniere d’oro che ad oggi contengono oro per un valore di 190 bolivianos al grammo.
Marpiri è ancora più a valle e vicina al fiume, da cui partono battelli a motore destinati ai turisti che ogni anno raggiungono questa località per risalire il nord della Bolivia su acqua.
Invece di seguire per Guanay, decido di andare in cerca di un Alojamento e pensare al domani.
Il primo proprietario mi chiede 25 bolivianos e mi tiene per mano, per assicurarsi ch’io non gli dica no. Non mi lascia andare, ma gli chiedo il permesso di andare a chiedere in qualche altro allojamento.
Il secondo mi chiede 20 ed il terzo 15. La padrona è una signora chiamata Dona Maurizia, ha due trecce lunghe e nere e mi sorride come una birichina.
E’ stata la nipote di 10 anni a rincorrermi per tutto i paese urlandomi “abbiamo allojamento, abbiamo doccia, bagno ed parcheggio”. Così pago 15 bolivianos alla signora e 5 alla nipote, per essersi aggiudicata il cliente.
Mi faccio una doccia fredda, che non è mai stata tanto piacevole e me ne vado a passeggio.
Mi piacerebbe tanto parlare con qualcuno, ma la gente mi guarda come fossi un monumento che cammina e non sembra farsi avanti per parlare.
Mi metto così in disparte in cima alla vallata a scrutare il fiume e le barche che lo abitano.
Quando torno indietro sui miei passi in cerca di un posto dove cenare, una ragazza seduta con il nonno, mi sorride e con un scusa attacco bottone.
Dove vado per Guanay?
Adesso?
No no, domani, però ho problemi a trovare il cammino
Dalla spiegazione del cammino passiamo a parlare dei sei mesi che lei ha passato a Milano con la sorella, e dei 3 anni che ha passato in Inghiletetta dove ha vissuto e si è sposata. Si chiama Damaris, ha la mia età e le piace ridere.
Mi accompagna a cenare e mi invita a giocare una partita di calcio con le sue amiche. Sono tutte madri di famiglia giovanissime, con i mocciosi che siedono ai lati del campo da calcetto e piangono. L’unica senza marito è quella con le tette più belle.
;-P
Si chiama Veronika ed è in squadra con me. Io sono il portiere e tutte le volte che ho la palla in mano, la passo a lei.
Gli ormoni mi rendono un amante attento e romantico…
;-P
Se ti chiedono chi sei, digli che ci siamo conosciuti in Italia per favore. Questo è un paese piccolo ed io sono sposata. Non voglio che pensino male
Facciamo che io sono il tuo amico italiano gay, così non si preoccupano.
Ahahahhahaaahhahaha, scemo…
Veronika dopo la partita se ne va e così mi fermo a parlare con Damaris.
Ma qui, le coppiette che vogliono fare all’amore, dove vanno?
Nel campo da calcio grande, a valle. Di notte c’è buio…
Andiamo?
AHhahahahahahhhaha
Dico sul serio…
Ahahahahahahhahahah
Si parla bene con Damaris e si nota che ha vissuto alcuni anni fuori dalla sua Bolivia ed in mezzo ad italiani ed anglo sassoni. Inoltre è sposata con un portoghese.
Inizia a piovere ed ho lasciato il mio equipaggiamento fuori, ad asciugare
Ok, ci vediamo domani
Ok, notte