26 Febbraio 2009
Grazie a David Mori per le 23 euro donatemi!
Un caffè con Rosa, madre di Zulma.
Lei mi chiede se tornerò, quando tornerò.
Non ho programmi Rosita, davvero. Però se mi fermo a lavorare, sicuramente é BA o Santiago
Le leggo una muta rassegnazione negli occhi. Deve aver visto la figlia felice in questi giorni, sempre presa a rispondere ai miei scherzi e poi il viaggio in moto.
Immagino che nel cuore di una madre, sapere la figlia felice con un uomo con cui possa dividere la propria vita e fare famiglia, sia una preoccupazione molto importante.
Ed invece, per l’ennesima volta, io sono solo di passaggio.
Grazie di tutto e dell’amore con cui mi avete fatto sentire a casa.
Quando torni – dice lei con una bonaria disinvoltura – qui hai un posto dove stare.
Sono tutti a lavoro e così li vado a trovare in moto, già pronto per partire!
Julio l’ho trovo nella serra, con un collega.
Mi guarda dispiaciuto
Allora te ne vai davvero?
Si, ma se ritorno ti canto un’altra canzone con la chitarra
Listo!
ehehehe
Zulma é alla stazione di servizio. Non smettiamo di abbracciarci, come se avessimo condiviso una storia d’amore lunga tutta una vita.
Te quiero mucho – mi sussurra
Tambien – le rispondo
Mi porge tre barrette di cioccolata e mi dice buena ruta. Con la cioccolata in mano non riesco a smettere di pensare a Luciana, che ha scovato questa mia debolezza fra le pagine del mio blog.
Il blog…
Se penso a quanti momenti, ricordi e fatti non ho riportato nei primi 3 anni di viaggio, mi mangio le mani.
Il blog su Partireper.it é nato solo 5 mesi fa, quando ho imparato ad usare WP.
Prima di allora, tutti mi dicevano di fare un blog.
In realtà le cose le ho sempre scritte su dei diari a mano, nella tenda di notte.
Non volevo dimenticare.
Volevo ricordare, quando il tempo e gli anni me lo avessero reso più difficile.
Poi un giorno ho pensato che a non mettere a disposizione il fatto reale, per chi é interessato a conoscerlo, é una gran negligenza da parte di chi si propone, come me, di fare del giornalismo alternativo.
Volevo riportare un grande viaggio ed un grande progetto, per quello che quotidianamente era.
Mostrando che, fra le righe dei mille post, un viaggio di questa portata non é poi così diverso dalla quotidianità di casa.
In viaggio ci si sposta. A casa no. Questa era l’unica differenza.
E poi ci sono vari blogger che postano solo il meglio, per evitare di apparire al pubblico per quello che sono.
Ti mostrano una foto, giocando sull’aspetto scenografico e sull’impatto visivo che la foto ha sul lettore, ma non ti spiegano che magari la foto non é difficile da fare e che il luogo non é difficile da raggiungere.
Immagino che il mio sia un tentativo idealistico di apparire autentico e non eroico.
reale piuttosto che fantastico
attendibile piuttosto che pittoresco
Ma immagino che nei 3 anni passati, senza avere un blog, molti di questi dati DISSACRANTI, sul viaggio avventura, siano andati sprecati.
;-P
Il mio motte non é IO L’HO FATTO!!!
Il mio motto é SI PUO’ FARE, VIENI CHE TI SPIEGO COME!!
Ma proseguiamo…
La via soleggiata che parte da El Bolson ed arrivo alla dogana, é si familiare, ma non mi causa l’angoscia di un tempo.
Ero solito dire che il mio é un viaggio a senso unico e che guidare più volte sulla stessa ruta, mi causa un nervosismo ingiustificato.
Questo non accade più. Forse la vecchiaia mi sta cambiando!
;-P
Alla dogana, lunga trafila di gente e la solita signorina Aguero che mi riconosce e mi saluta. Parlo di lei all’ufficiale che mi timbra il biglietto e lui mi dice che ha il ragazzo
Mica sono geloso, sono Italiano!
All’uscita della dogana, lascio il mio nome FaceBook al collega, con un messaggio
Di alla signorina Aguero che la amo e che la voglio sposare (se mi invita a casa sua, mi fermo subito!)
Lui ride e mi lascia passare.
Alla dogana cilena solita trafila rapida e professionale di carte e poi mi aprono le borse per il controllo alimentare.
Entro in Cile, sulla ruta 251, ma questa volta c’é il sole. Due giorni fa, con Zulma, era già notte e guidavamo sognando un posto dove dormire ed un ristorante!
Adesso invece le curve proseguono lisce, con il sole che scalda il lato destro della mia giacca, esposta alla luce.
Arrivo a Osorno e mi fermo per contattare Viviana.
Ci siamo conosciuti a Porto Natales, dopo l’intervento di manutenione che ho fatto alla moto, con foto, per spiegare il problema consumi.
Lei passava da sola, con il suo bel portamento da donna di 40 anni.
La complimento con la solita scusa. Lei sorride e mi si avvicina.
Di dove sei?
Italia!
Anche io! Ho origini italiane! Trentine.
Sei qui da sola o con il fidanzanto
Sola
Che interessante…
E viaggi?
Si, con questo catorcio qui.
Da molto?
4 anni
Davvero???? E dove sei stato?
Un po’ a giro. Adesso vado al nord del Cile
Io sono di Concepcion!
E’ al nord?
Si, prima di Santiago
Bene, se mi inviti da te, mi fermo a casa tua e ti cucino pietanze italiane
Dai, che bello!
E così, da quel giorno, io e Viviana ci siamo spesso sentiti su Facebook, riguardo il suo viaggio vacanza che continuava e la riportava a casa.
Così oggi siedo al computer, e le dico che domani sarò a Concepcion.
Mi risponde con il numero di telefono. Di casa e del cellulare.
Riparto dopo un bel 15 minuti passati nel bagno, causa disturbi per abuso di cioccolata (Zulma!!!!). La strada Panamericana che nomina questo Tour é tutta autostrada. Provo una tristezza immensa, ma proseguo senza altra scelta sull’asfalto piatto e liscio che sale al nord.
Decido di fermarmi a Valdivia, che si raggiunge dopo un tratto di strada nazionale che svolta ad Ovest.
C’é il mare, dovrei trovare riparo per la notte. – penso tra me e me
Arrivo in città e non mi piace. Punto a Niebla.
Ma la costa é a pochi chilometri e quando la vedo me ne innamoro. C’é ancora luce ed ho una fame potentissima. Mi fermo al supermercato per comprare pane e carne dal macellaio.
La macellaia é una bella signora di 55 anni. Le chiedo se mi invita a casa sua, ma dice che ha da lavorare.
Puoi venire domani – mi dice
Domani sarà a Concepcion, ma grazie lo stesso. Quant’é
1800 pesos (2 euro)
Ridiamo per un po’ e poi me ne ritorno in un punto in cui la strada sterrata scende a riva e crea una piccola penisola con una macchia di alberi.
Lì incontro Jenny e MariaRosa, che sono sedute sui sassi a riva e guardano una bimba giocare
Signora, mi sa dire se questo posto é privato?
No, direi di no, perché
Ma, non ho la tenda e vorrei sistemarmi qui per la notte. Fare un fuocherello
Si si, certo, fai pure. Ma non ti farà freddo?
Beh, se non le dispiace, può dormire con me e scaldarmi un po’
Ridono come vecchie zitelle a cui si é fatto una proposta indecente…
;-P
Alche mi sistemo, monto la “tenda” e faccio il possibile per accendere il fuoco prima che vada via la luce.
La soluzione “non ho una tenda perché me la sono fatta soffiare via dal vento” mi piace un casino.
Mi ricorda i viaggi in autostop e bici che facevo in Italia, senza tenda.
Però avevo un sacco a pelo.
Beh, adesso ho la tuta da moto no!?
Così comincio a prepararmi la carne, che sulla griglia che ho creato con la rete, cuoce da Dio.
Mi si avvicina Javier, un pescatore molto gentile e affabile che mi da qualche dritta sulla brace, i tempi di cottura della carte e mi spiega il suo lavoro.
Il pesce fresco si riconosce da quello di un giorno, per il colore della testa e degli occhi
Davvero?
Si
Rimane con me, accanto al fuoco, quando la notte é calata e non ci possiamo vedere. Né guardare negli occhi.
Ed il modo di parlare di lui, con gli schioppetti di brace e le vampate di calore sulla faccia e le mani, mi riscaldano più di una coperta.
Quando se ne va mi stringe la mano, con un vigore forte e se ne va silenzioso nella notte.
Mangio la carne, che é buonissima e scelgo nell’angolo più lontano della macchia, il mio orinatoio.
Un cane, con i repentini fruscii, mi sente e comincia ad abbaiarmi da lontano.
Il fiume si muove lento, mentre la marea risale ed i pescatori, che lavorano di notte, si lasciano trasportare dall’acqua che li riaccompagna a casa in silenzio, guidati solo dalla luce a petrolio che oscilla a prua.
Chiudo gli occhi con un sorriso.
Le stelle al di sopra di esso.
Buona notte.
Questi racconti mi suscitano un sentimento di invidia. Ovviamente senza rancore! Un cazzoapelo ti ci vorrebbe proprio! Ti ricordi quando dormivi in macchina davanti all’ITI perché facevi tardi a lavoro….
Mi ricordo.
E come si incazzava il Casini che facevo sempre forca il giorno dell’interrogazione!!!
Boia! Che cazzone che eri, erano cosi semplici le sue interrogazioni: Nencini dimmi cosa sai delle tensioni stellate? Ti giuro che non mi ricordo niente…. Quanti OVO si sarà perso fra tutti?! Che classe!
Fra l’altro il Casini mi segue e mi scrive in privato.
Mi mancano i tempi della scuola…
si, mancano anche a me, ma mi ricordo che quando ero li non vedevo l’ora che finissero! Il Casini era l’unico che ci metteva passione nell’insegnare.
A me invece manca la Coliva, pensa te!!!
;-P