27 Dicembre 2008
Mi sveglio affamato e con pochissima voglia di mettermi al computer.
Con questa storia che non mi funziona la connessione rete, ci metto 3 ore a fare anche la più piccola delle operazioni.
Così esco scalzo e me ne vado a fare un giro al supermercato, cercando di vedere cosa offrono le gastronomie, quali sono le differenze fra un paese e questo. Vedere i prezzi, capire cosa mangia la gente, notare come si dispongono i prodotti, vedere quali sono i più tipici o più valorizzati dalle strategie di marketing visivo.
Mi faccio un bel giro e compro anche quello che Sofia mi ha chiesto.
Pane, formaggio.
Compro anche qualcosa per me, da mangiare.
Milanesi in varie salse e cotture. Compro succo di frutta ed anche del sapone, dentifricio per me e deodorante.
Sono davvero venuto qui solo con la borsa con il computer e qualche ricambio…
Che bello!
Così torno a casa con il succo, mi siedo con Sofia in attesa di nuove interessantissime conversazioni e mi mangio le milanesi.
Arriva dopo poco una ragazza americana di 22 anni. Si chiama Eve e non tarda a lanciarmi qualche occhiata.
Sofia, quando la ragazza se ne va, me lo fa notare e dice che ci ha invitati stasera ad una festa a casa sua.
Io già la immagino nuda sbattuta su una porta di qualche camera da letto che mi sussurra qualche sconceria.
Nel pomeriggio, fra la fine di un film e tante delle nostre conversazioni sui temi più disparati, io e Sofia allentiamo un po’la presa e ci concediamo qualche battuta più azzardata e forse anche qualche gioco più in confidenza.
E’ inconcepibilmente bello notare come il tempo passi veloce e senza noia.
Io sono appena arrivato e lei veste il ruolo della mia Host, ma né a me né a lei, balena per la testa di uscire in giro per Buenos Aires a giocare il rispettivo ruolo di visitatore e guida turistica.
E’ affascinante come le persone differiscano e come la comunicabilità che avvicina due persone, sembri bastare più della mera necessità di uscire al solo scopo di distrarsi ed intrattenersi.
Adoro stare qui con Sofia, ma per non so quale motivo, comincio a pensare che mi piaccia troppo e quindi controllo che giorno della settimana sia.
“Sono stato qui con te una settimana Sofia, ed ho cucinato solo due volte. Che vergogna”
Mi dice di non preoccuparmi e, mentre aspettiamo l’orario giusto per la festa (di solito le 1 o 2 del mattino, prima in Argentina non ci si azzarda nemmeno ad uscire di casa, onde trovare tutto desolato), Sofia si mette a cucinare di nuovo.
Così sediamo sugli sgabelli alti fra cui si interpone il piccolo tavolino quadrato di marmo, e tra un boccone e l’altro, parliamo e parliamo e parliamo…
Arriviamo alla festa in autobus, con una corsa da 1 pesos.
Ci mettiamo un attimo, ma non troviamo niente da bere da portare alla festa. E’ buona usanza non bere il “bere” degli altri, a meno che non lo si paghi. E se non lo si paga, allora meglio presentarsi alla porta con ciò che si é comprato.
Le nostre bottiglie sono vuote, perché per comprarne di piene dobbiamo restituire le bottiglie usate per il riciclo del vetro. Non abbiamo trovato kioski aperti e così ci presentiamo alla festa con 3 bottiglie di birra vuote.
Nessuno si lamenta e così, fra un bicchiere di birra, io e Sofia ci presentiamo agli altri e comincia la festa.
La festa é una stanza di un appartamento all’11 piano di un palazzo.
Le finestre sono aperte e le persone arrivano e arrivano.
Un lettore mpw portatile collegato allo stereo, riprofuce canzoni latine ritmate, poi ballabili, poi sensuali. In mezzo a tutto quel macello la gente si conosce, si corteggia, balla e suda fino a rendere la stanza un ambiente inabitabile.
In un angolo della stanza ci siamo io e Eva, ritti accanto ad un muro con un bicchiere in mano.
Le faccio una domanda avvicinandomi al suo orecchio, badando a non urlare.
Lei si racconta, con un tono quasi troppo formale e serio e parla e parla e parla e mentre lo fa e mi guarda, io la fisso, mi lecco le labbra qualche volta e poi, senza sapere perché, comincio a parlare con me stesso…
Ho come la sensazione di non capire i miei coetanei. Di non afferrare il senso di quello che loro chiamato svago e divertimento. Di non godere più della vuotezza con cui riempiono il tempo che li mette a contatto con altre persone della medesima età e dalle medesime aspettative verso gli altri.
Eva mi parla e già mi chiedo come si possa instaurare una conversazione in un posto dove non sento nemmeno le parole che mi escono di bocca. Devo urlare per sentirmi e devo fare uno sforzo immane per capire di cosa parli lei.
E lei parla e parla e per un attimo sono offeso da questa messa inscena che é la nostra lunga chiacchierata…
“Ferma un attimo Eva, aspetta eh! – vorrei tanto dirle. “Non crederai mica davvero ch’io capisca una singola fottutissima parola di quello che mi stai raccontando, vero?”. Vorrei chiederle questo, guardandola con l’aria di chi non capisce.
Ma non lo dico.
E mentre lei parla io ripenso a quanto mi manca sedere su uno degli sgabelli di Sofia, davanti ai piatti sporchi dai quali abbiamo appena mangiato, e ascoltarla. Magari scegliendo di tanto in tanto una canzone sul Player del PC o magari interrompendo la discussione mentre verso a Sofia un altro bicchiere di succo.
Mi manca così tanto che mentre Eva mi parla, me ne vado con la scusa di volermi versare un altro drink.
Lei non la prende bene e se ne va in cucina.
Io torno da Sofia che siede su un sofà e le chiedo di ballare. Adesso non parliamo, ma facciamo le facce e balliamo qualche ritmo latino, mentre poso la mano sul fianco di lei o mentre la faccio ridere con qualche faccia da coniglio.
Adoro l’ironia di una donna. E’ un fattore oltremodo erotico.
Quando Sofia siede per un attimo mi sorride una ragazza al mio fianco. L’entusiasmo con cui rispondo al suo sorriso svanisce dopo i primi passi di danza.
Mi dice che adora gli italiani (é già tutta bagnata) e mi lascia condurre i passi di una danza che si rivela essere un test di gravità cui le mie braccia non hanno nessuna chance.
Parliamo così da un palmo di naso.
Indossa un top nero così scollato che posso vederle il plesso solare. Il suo corpo esposto vorrebbe invitarmi a guardare, ma la facilità con qui tutta quella pelle mi si svende alla vista, non mi dice nient’altro che imbarazzo.
Ecco come mi sento.
Imbarazzato.
Un uomo può anche sperare di farsi una scopata a caso di tanto in tanto, o, come nel mio caso, anche più che di tanto in tanto, ma ci sono donne che perdono tutta la loro bellezza semplicemente perché si abbassano a quel livello da cui un uomo può accederle senza alcun corteggiamento.
Deve solo dire qualcosa, farla ridere e portarsela a casa.
Fine.
Così torno di nuovo da Sofia, che adesso sporge dalla piccola finestra che mostra gli altri palazzi da un’a grande altezza. Mi incastro fra lei ed il muro e con la musica che pulsa muta alle mie spalle, le parlo di quello che pensavo quando “parlavo” con Eva o quando ballavo con la ragazza venezuelana.
“Ah!, quindi é del Venezuela?” – mi chiede con un ironico interesse.
Parliamo ancora, isolati da un muro ed una finestra dal resto della gente che dentro la stanza festeggia e si bacia.
Mi racconta la storia dei tetti delle case di Buenos Aires, così famosi e così pieni di poesia.
Mi racconta della sua scelta di lasciare l’Argentina.
Mi racconta di cose che non hanno niente a che vedere con la festa, con la situazione e che riportano la mia mente in un luogo tutto nostro che é la fantasia che la sua voce rievoca.
Così torniamo a casa.
Lei a fame e io sto morendo di fame.
Le dico di andare a casa che io passo a comprare qualcosa da mettere nello stomaco.
Quando torno lei già dormiva. Si scusa e si siede con me per mandare giù un paio di impanate. Io mi sono preso due hamburger.
Ci diamo la buona notte.
Balli bene. Sei coordinato e vai a ritmo. Bravo
Me lo dice in un modo bello, senza pretesa, senza secondi fini, senza scopi. Solo perché lo pensa.
Adoro l’ironia di una donna. E’ un fattore oltremodo erotico.
Un uomo può anche sperare di farsi una scopata a caso di tanto in tanto, o, come nel mio caso, anche più che di tanto in tanto, ma ci sono donne che perdono tutta la loro bellezza semplicemente perché si abbassano a quel livello da cui un uomo può accederle senza alcun corteggiamento.
Adoro questa Sophia!!
Ah, Sofia….
Le donne spagnole la sanno lunga…
E le italiane?
,-P
no aspetta ho postato male il mio commento!
Allora:
Adoro l’ironia di una donna. E’ un fattore oltremodo erotico.
(adoro questa sophia)
L’altro so che non è riferito a lei, ma mi piaceva! =)
Mi sono intortata!!!Ho l’abbiocchetto post pranzo %P
;-P
Meticolosa come sempre, “il tuo nome é Jem”!
e le italiane…… dipende dalle italiane ……………..
ogni riferimento alla Jem è sempre del TUTTTTOOOOOO e puramente casuale XD %PPPP ;P
chiederò a glauco, per un parere…
,-P
ad oggi tu sai almeno il doppio se non il triplo di quello che può sapere o ricordare Glauco di me, ti ho spiegato anche nella mail, che con lui non sono riuscita ad essere la vera me e ovviamente parlo anche della me in separata sede…………… ;P quindi non so quanto ti potrebbe servire un suo consulto!!!!!!!!!
ke mal di testa mannaggia alle fave!!!!!!
povero Glauco.
lui mica può fare salti mortali…. é pur sempre lì per lavorare ed intrattenere i clienti.
mi manca.
panca.
si pure poverooooo
quel paraculo……………..chiedigli dei massaggi post…sicuro quelli se li ricorda!!!!!!!!!!!
quanto l’ho coccolata a quella bestia!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
oddio quanto mi fa ridere!
ahahahhahah
daiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!!!!
eiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii