La notte a casa di Daniel, il proprietario del giardino dove alloggio, é passata bene.
Lui ed i suoi dipendenti già lavorano dentro l’officina di fianco al fazzoletto verde su cui accampo.
Mi danno il buongiorno. Hanno sui volti una sorta di sguardo divertito, di chi vive nel proprio ambiente di lavoro una routine tutta nuova, data dalla presenza di uno straniero in moto che usa il bagno di servizio come fosse il proprio.
Ringrazio Daniel e rimango con gli altri in officina, mostrando qualche foto e qualche articolo che porto dietro con me dall’Australia.
Lui si annota il mio nome e poi risponde alle mie domande curiose sulla città di Ushuaia, su quelle che sono le giornate tipiche di lavoro qui in inverno, quando il freddo prevale su tutto.
Alcuni dei macchinari e dei motori impiegati nella sua officina sono di origine italiana.
Parliamo delle industrie dello stivale a lui note e chiedo se casomai conoscesse la Nuova Pignone di Firenze.
I ragazzi che lavorano per lui ascoltano senza smettere di lavorare.
Ricostruiscono bobine con filamenti di rame, fanno test di avviamento per la corrente di spunto dei motori e maneggiano i componenti con domestichezza.
Nei miei programmi di oggi, sebbene un posto turistico come Ushuaia proponga tutt’altro, c’é quella di fare visita a Roberto, il gestore di un bar situato nella strada sopra.
Ieri notte, ritornando alla moto dopo la serata con Nina ed Emma, vi ho trovato una delle collezioni più graziose di banconote straniere.
Vi ho trovato le vecchie 1000 lire, che usavo chiedere a mia nonna per comprare la coppa del nonno al circolo dietro casa e giocare ai video game con il resto.
Mi sono quasi commosso e così ho aperto il mio vecchio borsello rattoppato ed ho cercato qualche moneta straniera.
Viaggi per anni e collezioni piccoli tagli di moneta che ti porti dietro per una vita, spesso dimenticandola lì dove l’hai riposta la prima volta.
In tasca mia, queste banconote non hanno valore. Sulle pareti di un amante collezionista come Roberto invece, hanno un significato più bello.
Così regalo a Roberto un laro georgiano, dei riel cambogiani, delle corone svedesi ed anche dei Kit laotiani.
Manco mi ricordavo di averli, questi soldi.
Profumano ancora di quello che é il ricordo dei miei giorni di viaggio là.
Roberto li accetta con grande gioia, scrive il nome della valuta su un foglio e con amore ripone le banconote in delle buste apposite di plastica.
Ritorna da me con una tazza di caffé, del Dulce di Leche e mi prega di usare il computer con internet quanto desidero.
Rimaniamo invece seduti a parlare, mentre fuori Ushuaia vende un sogno turistico a chi é giunti qui da tutto il mondo, sperando ti ritornare a casa con una foto da mostrare agli amici.
Sediamo davanti al mio caffé, durante questa mattina apparente disimpegno lavorativo di lui, che ha il negozio completamente vuoto.
Parliamo delle sue origini. Del Cile. Dell’Argentina. Lo facciamo con il mio goffo spagnolo che a più riprese migliora e guardandoci negli occhi.
In lui vedo una bontà d’animo che mi fa sentire in colpa.
Chissà se quella bontà la si apprende o semplicemente se ne é padroni dalla nascita?
E che ne é stata della bontà ricordo esser stata parte di me?
Cosa e chi me l’ha portata via?
Roberto mi parla delle cose da vedere in Ushuaia. Mi svela gli orari migliori per vedere questo e quello. Mi dice che il parco nazionale é meraviglioso e che sulla ruta J, ha un terreno dove posso accamparmi e restare quanto voglio.
Mi porta in cucina, dietro al bancone.
Annuso gli odori degli ingredienti che al suo olfatto devono ricordagli “casa”.
Dietro al vetro appannato e tinto di pioggia, mi punta il molo e mi dice:
Se vuoi fare un giro in barca, invece di pagare per la tratta turistica, puoi chiedere ad uno di quei pescatori lì.
Ha funzionato per la sistemazione, forse funzionerà anche per il giro in barca.
Il fatto é che non so perché sono ad Ushuaia.
Ho come la sensazione che la destinazione per un lungo viaggio, svolga una funzione per il viaggio stesso.
Molto spesso mi viene detto “ma se non vai a vedere quello/questo, che ci sei venuto a fare qui?”.
E più questo capita e mette un’assurda pressione al mio ritmo di viaggio, più mi chiedo se é veramente per arrivare in un luogo preciso e fare una foto, che faccio tutto questo.
Mi chiedo se é davvero per dare al mio viaggio un senso pratico.
Un motivo valido.
Dal mio punto di vista, viaggio per amore di qualcosa che chiamo ricerca.
Ricerca di risposte.
Ricerca di domande.
Ricerca di sensazioni.
Ricerca di emozioni.
Questo senso pratico che ossessiona chi si sposta, ai miei occhi risulta come un investimento.
Sarebbe come dedicarsi al proprio amante solo perché convinti che alla fine della storia se ne trarrà qualcosa di vantaggioso.
Il mio modo di viaggiare é totalmente irrazionale. Direi romantico al punto da essere inutile.
Inutile al punto da rappresentare la mera espressione della mia curiosità per un dato momento/elemento.
Così saluto Roberto all’ora di pranzo, quando i clienti cominciano ad arrivare per la pausa di metà giornata.
Ritorno all’ostello di Emma e Nina dove lavoro su un paio di articoli che finiscono per prendermi tutta la giornata.
Aiuto Nina con un backup di 540 foto che temeva di aver erroneamente cancellato.
E’ così contenta che mi offre la cena e così indosso la mia unica camicia ed esco per la sera di nuovo con le viaggiatrici.
Al ristorante ci facciamo notare.
Emma ha una risata così potente che ogni volta che gliene scappa una, si girano tutti.
Al tavolo più lontano, seduto con un libro adiacente al piatto vuoto, siede un ragazzo.
Forse dovremmo chiedergli di sedere con noi – suggerisce con un tono veramente inglese, Emma
Mi alzo di scatto e raggiungo il ragazzo.
Sei qui solo?
Si
Di dove sei?
Stati uniti
Ok, vieni a sederti con noi.
E così David sorride, scosta la sedia dal tavolo e mi segue, prendendo posto accanto ad Emma.
Lui viaggia da solo e lo fa portando con se una seria interessantissima di considerazioni e domande sul motivo per cui LA GENTE NON VIAGGIA
Specialmente nel mio paese – dice
La gente non viaggia perché convinta che negli USA ci sia già tutto ciò di cui ha bisogno
“Perché dovrei andare a vedere altri posti” – commentano “tutto il mondo é uguale”
E David ha qualcosa nel modo di parlare del mondo, di sè e delle cose in generale che tacciono un intelletto ed una astuzia disumana.
Sei uno degli americani più brillanti ed intelligenti ch’io abbia mai conosciuto
Mi ringrazia.
Mentre lo fa, vede che io ed Emma ci stringiamo la mano.
Si avvicina al mio orecchio e dice che gli sembra di sedere accanto ad una coppia di sposini in luna di miele.
Sorrido e sdrammatizzo dicendogli che ci siamo sposati al ristorante, qualche ora fa.
In realtà sotto al tavolo le mani le teniamo in tutt’altro posto che nelle mani dell’altro…
Ma lasciamo perdere.
Dopo qualche ora, qualche birra e qualche gioco funesto sotto al tavolo, io, Emma e la mia erezione lasciamo il pub.
Ci baciamo per strada, giocando a fare la coppia che felicemente passe le vacanze ad Ushuaia.
C’é una gioia infinita a camminare così, abbracciati ad una donna che ho conosciuto pochi giorni prima alla dogana.
Fra i motivi per cui gli altri non partono, c’é sicuramente la distanza che separa chi resta a casa da chi é partito.
Amici, famiglia, amori.
Il contatto fisico, umano e sessuale sembrerebbero essere i primi dei tanti piaceri della vita, destinati a compromettersi a causa di un lungo viaggio.
Ed invece eccoci qui, come é successo ad entrambi altre volte in altri paesi ed altri momenti dello stesso viaggio.
Ci baciamo ad ogni curva ed ogni rampa di scale che riportano all’ostello di lei.
Ci baciamo avidamente davanti all’ingresso.
Lei condivide la stanza con altri clienti dell’ostello.
Posso venire a dormire in tenda da te?
Io dormo nel giardino di un estraneo che mi sta aiutando.
Meglio di no, non voglio mancare di rispetto a Daniel per l’aiuto che mi sta dando
Esitiamo. L’immagine di noi nudi avvolti sulle lenzuola comincia a sfumare e farsi gelida.
Siamo viaggiatori. Se avessimo avuto una casa adesso ti mangerei viva.
La bacio mentre sorride e le do la buona notte. Ritorno in tenda frustrato, ma ho imparato che il sesso e la fretta sono l’uno nemico dell’altra.
Per cui chiudo la lampo del sacco a pelo e buona notte.
Ti odio, i tuoi post sono immensamente belli.
Un abbraccio.
Luca.
Grazie Luca.
Il tuo commento mi ha riempito d’orgoglio.
Un abbraccio
gionata