Familia Feliz è in vacanza da due settimane. I bambini sono tutti tornati dalle loro famiglie, visto che molti di loro hanno nonni e zii fuori città.
Le persone dello staff, sono anche loro a giro per il paese, chi in visita in altre città e chi nel proprio paese di origine.
Familia Feliz, assieme ad altri 2 centri di recupero bambini boliviani, fanno capo all’organizzazione statunitense GMI.
Qui con Jery, mi accolgono Cristina, Steve, Manuel e sua moglie, i figli di lui, Wendy ed i suoi figli.
Siamo pochi, considerando che Familia Feliz conta più di 50 persone fra staff e studenti, ma arriveranno presto, a fine settimane.
Per questa ultima settimana di festa, Cristina decide di andare a trovare degli amici cristiani in Ixiamas, a 110 km da Rurrenabaque.
Io in sella alla moto senza valigie, poche cose in una busta di plastica a bordo dell’auto e con queste cose, siedono pure Steve, Wendy, i figli di Manual e di Wendy nel rimorchio.
Siamo pronti.
La parte solare del giorno racconta solo del viaggio, dove io entro in ogni guado a duemila /km e ne esco tutto bagnato. Il sole è alto e fa caldissimo. Rido come un imbecille ed i bambini che mi vedono sparire nell’acqua ed uscire dall’altra sponda, battono le mani e mi prendono in giro per i litri di acqua che assorbo con i miei vestiti.
Per arrivare alla casa di Sarah, amica di Wendy, impieghiamo più del dovuto. Gli ultimi 4 km ci tengono impegnati per ore, dove la moto e la camionetta 4×4 si impantana ad ogni pozza.
Sembra un sentiero per veicoli, ma non ci sono case abitate nei dintorni e lo stato pessimo della strada, la quantità di zanzare che escono dalle pozze stagne e la più totale oscurità, rendono ogni manovra lenta e macchinosa.
Poi c’è da contare che io non ho le ruote tassellate, che il motore si surriscalda e la ventola non fa.
Allo stesso modo, la vecchia Toyota bianca di Familia Feliz, si surriscalda e le persone a bordo sono 8.
Ma quando arriviamo, nonostante la stanchezza e la debolezza con cui supplichiamo per un letto in cui dormire, scopro qualcosa che folgora.
Come un paio di giorni prima avevo appreso la differenza fra cristiani e cattolici, oggi apprendo l’esistenza dei Mennoniti e degli Hamish.
Sarah e la sua famiglia di 6 è una famiglia di Mennoniti. Vestono con abiti tradizionali, sono cristiani e vivono in una splendida casa di legno isolata da tutto dove:
producono yogurt, latte e formaggio
mangiano della loro carne, frutta e verdura
non usano tecnologia
si lavano nel fiume e bevono l’acqua del fiume
sfruttano a pieno le risorse naturale dell’ambiente ed allevano pecore, mucche, cavalli, cerbiatti, galline…
E’ quasi mezzanotte e Sarah ed il marito stanno bollendo il latto munto da vendere domani in città, nel mercato. Tolto dalla classica cucina economica a legna, aiuto il marito di Sarah a portare la grande pentola di alluminio nel fiume, dove si raffredderà a contatto con l’acqua.
Sarah ed il marito notano il mio interesse verso il loro mondo naturale e quando tutti gli altri sono a letto a dormire io mi intrattengo con loro per fare centinaia di domande.
Ne ottengo un libro su Mennoniti, che leggerò domani per intero ed un invito
Perché non stai qui con noi e apprendi le cose che facciamo in cambio del tuo aiuto. Potremmo darti vitto e alloggio…
Sarebbe fantastico! – rispondo io
Così vado a letto senza mangiare, ansioso di svegliarmi il giorno dopo e vedere di giorno questo posto.