30 Gennaio 2009
Quando scrivo questo Blog di Viaggio, spero sempre di prendere le mie posizioni.
Le posizioni che prendo di solito sfiorano il mero aspetto motociclistico, ma sfociano come torrenti in quelle che sono le considerazioni più umane ed esistenziali del mio passaggio attraverso il mondo.
L’idea sarebbe quella di scrivere qualcosa che faccia ricordare a me ogni dettaglio di questi giorni di viaggio e rendere chiara a voi l’idea di “un’avventura” attraverso un diario di bordo semplice e quotidiano.
Come se fosse la cosa più normale del mondo.
In questa enorme quantità di dettagli ed informazioni, capita a volte di parlare degli aspetti intimi, emozionali e sessuali della vita di un nomade/viaggiatore come me.
Aldilà dell’orgoglio con cui ne parlo (insomma, fa sempre piacere urlare al mondo VIVA LA FIGA) c’é anche la necessità di completare il profilo di identità di una persona che lascia tutto per girare il mondo da solo.
Lontano da quelle che erano le comodità e consuetudini di casa, ma anche dalle persone che fanno parte della stretta cerchia “intima”.
Una volta partiti, come si affronta la lontananza con gli amici, con l’amante e con il sesso?
Bene, la mattina di questo 30 Gennaio avviene in modo totalmente sessuale.
Posso dire di aver fatto sesso alla fine del mondo, nel vero sud del vero sud del vero sud.
Ma come avviene un atto sessuale lo sanno tutti. Cosa invece ha più valore é analizzare e discorrere su quelle che sono le impressioni e le sensazioni dei due. Della scoperta e dell’approccio con cui due viaggiatori, lontani da casa e dai rispettivi “nidi” interagiscono l’uno con l’altra.
Di quello che il sesso rappresenta in viaggio, per i viaggiatori e per le considerazioni che suscita.
Non potendo fare di questo Diario di Bordo, un almanacco erotico, invito i lettori a cercare il futuro post che spiega questo argomento nella sezione Qui e Adesso.
Cercatela per trovarla.
Il fatto é che non ho ancora scritto di questa mattinata di sesso, e non so quando la scriverò.
L’altra parte della giornata invece interessa la foratura della gomma.
In pratica la gomma riparata in Rio Grande con Fidel, ha rivelato il pessimo intervento di riparazione cui ha subito.
La gomma é sgonfia di nuovo.
Fermo uno dei clienti di Daniel a caso e gli chiedo di accompagnarmi dal gommaio con la ruota smontata.
Il gommaio estrae la camera, la ripara ma scopre che la parte interna é tutta segnata.
Mi consiglia di andarne a comprare un’altra.
Il signore in auto che mi ha portato fin lì si offre di aiutarmi ed assieme andiamo a cercare un negozio di ricambi moto che venda la camera d’aria che mi serve. Facciamo un paio di soste.
Chi ha una misura diversa. Chi é chiuso causa ferie e chi, invece propone un prezzo assurdo.
Quando arriviamo al negozio giusto, sono passati 30 minuti, ma il signore che mi scorta non sembra annoiarsi. Dentro al negozio parlo con uno spagnolo più fluente del solito e mentre pago i 40 pesos per la camera d’aria (10 euro), noto che la mano del commesso trema.
Forse mi ha chiesto troppo ed ha paura che me ne accorga?
Con me arrivano in moto due ragazzi canadesi. Cercano una batteria nuova perché la vecchia é finita. Si sono fatti Canada – Ushuaia in moto, senza problemi meccanici.
Parlano solo inglese e mi chiedono di aiutarli con la traduzione.
La batteria nuova é disponibile. Così il canadese chiede di poter restituire indietro la vecchia, come si fa in Canada per lo smaltimento e riciclaggio.
Il commesso ride e dice che in Argentina non esiste un processo del genere. Le batterie semplicemente si buttano nella spazzatura.
No way!!!! – esclama inorridito il canadese quando glielo spiego
Siamo in Argentina – gli rispondo – qui il riciclaggio a norma di rispetto ambientale non esiste
Il commesso, che non parla inglese, interpreta il senso del discorso riferito “all’Argentina” e si mette a ridere.
Ringrazio tutti e me ne vado con la gomma in mano. Salgo in auto e con il signore che mi riporta indietro parlo della questione ambientale relativa al riciclo della batteria.
Qui si buttano nella spazzatura. Fine.
La gomma é pronta in pochi minuti.
30 pesos per la riparazione (6,5 euro).
Torno da Daniel, rimonto la ruota e mi rimetto in marcia.
Passo dal supermercato a comprare un sacco di roba da mangiare, perché ho come la sensazione che troverò un posto isolato abbastanza per avventurarmici prima in moto e poi a piedi, montare la tenda e restare isolato lì per qualche giorno mangiando quello che posso portarmi dietro.
Carne, latte, biscotti, te, pasta, mangiare in scatola, tonno, pane.
Lascio il supermercato con 66 pesos in meno e la moto stracarica di cose da mangiare.
Faccio la foto classica ad Ushuaia nella via di uscita dalla città.
Nel cielo un cumulo di nubi grigi e pregne d’acqua, che però sembrano non volersi ancora svuotare.
In cerca di un posto isolato, mi accorgo che tutte le strade sterrate che si inerpicano nella natura, sono in realtà sentieri indicati da grandi cartelli turistici.
L’unico che trovo che non sembra appartenere a questa categoria di sentieri, é una strada sassosa e ripida.
Ingrano la prima, ritto sui pedali e a metà strada, appesantito dai viveri e provato dal fango, cado su un lato.
La moto si sdraia e per un attimo non rischio di ribaltarmi per rimettermi in piedi.
Proprio come quel video in Nuova Zelanda…
;-P
Raggiungo la cima con qualche difficoltà, prendendo una lunga rincorsa e monto la tenda.
Per fare un fuoco, causa legna bagnata e mancanza di carta, ci metto 20 minuti.
Sdraio la carne su una pietra piatta adagiata sulla brace.
Il sapore che ne ottengo é una sorta di retrogusto carbonizzato e strano. Mi guardo spesso le spalle perché convinto che prima o poi un Puma mi si presenti alle spalle invitato dal profumo della carne allo spiedo.
Finisco di cenare e di mettere a posto così tardi che ho perso l’entusiasmo per la notte che verrà.
Così senza lavarmi i denti, mi chiudo nel mio sacco a pelo e buona notte.