Silvana non dorme.
Io ho appena chiuso occhio ed é già mattina.
Qualche carezza e bacio assonnato ed eccoci ancora avvolti fra le sue lenzuola, a fare quel sesso spontaneo che spesso rimpiangi.
Quel sesso che ti manca quando accanto ti ritrovi una persona che si concede al sesso con passione, ma per abitudine.
Di nuovo le lenzuola fradicie del nostro sudore, i nostri corpi stanchi, una doccia, un caffè, una colazione.
Sembra che ci conosciamo da una vita ed invece ieri eravamo sconosciuti, ognuno ignaro dell’esistenza dell’altra.
Se ripasso da El Calafate, posso passare a trovarti?
Solo per una doccia o per qualcosa di più?
Bhé, dimmelo te.
Maliziosa…
Così la mattina scorre lenta, mentre la radio passa una canzoni che rendono il nostro risveglio più musicale.
Accompagno Silvana a lavoro, seduta sulla borsa soffice del posto passeggero.
Di passaggio alla stazione di servizio, l’amica commessa ci vede e ci saluta a grandi bracciate.
Stasera, se ritorni in città, ripassa…
Ma non ne avevamo già parlato?
Si, ma sei tu che vai via…
Allora vedrò di fare una scalata sul ghiacciaio e di ripresentarmi in città sudicio come un alpinista.
Bravo…
Un bacio nel parcheggio del supermercato, a pochi passi dal negozio in cui lavora.
Gira l’angolo porgendomi l’ultimo sorriso e poi sono di nuovo solo sulla moto, diretto al Glaciale. Non so esattamente perché sono diretto qui. L’idea é un po’ la stessa di quella che avevo per il mio arrivo ad Ushuaia.
Non é che l’Argentina la conosci meglio fotografando un ghiacciaio.
E non é nemmeno allettante l’idea di dover pagare questa fotografia 65 pesos.
Così arrivo all’ingresso del parco nazionale. Vengo informato del prezzo da pagare e torno indietro.
Scorgo in lontananza, nel corso d’acqua che ha origine al glaciale, pezzi di iceberg enormi scorrere lenti spinti dalla corrente.
Hanno un colore azzurro chiaro, come fossero tinti con della tempera.
Svolto rapido in una strada che termina 10 km più in là, su un molo. La collina verde scura che mi separa dal fiume é troppo alta e così l’iceberg scorre via senza ch’io possa fotografarlo o vederlo passare.
Ritorno a El Calafate che sono passate appena 2 ore. Silvana é ancora a lavoro ed io non me la sento di aspettare e ripetere la notte di ieri con l’impressione di voler uccidere un ricordo già di per sé perfetto.
Così tiro a dritto, guidando lentamente attraverso tutta la città ed esco da El Calafate poco dopo, diretto al nord.
La ruta 40 porta a Perito Moreno, la città, ma devia a ovest in una ruta che costeggia il lago Viedma e giunge al Lago del Desierto.
Non so perché, non so con quali aspettative, ma decido di allungare la mia tratta di 300 km e così svolto ad ovest diretto ad El Chalten.
Arrivo poche ore dopo, in riserva e, trovato l’unico distributore, faccio un pieno e mi avventuro in città.
L’isolato e mezzo che segue la contiene tutta e si vedono già quantità disumane di ragazzi e ragazze della mia età seduti fuori dai negozi che parlano.
Nelle strade principali invece altri giovani passeggiano con in dosso zaini pieni di equipaggiamento da scalata.
Non so bene dove sono arrivato, ma già mi piace.
Cerco un negozio dove comprare qualcosa da mangiare e faccio la conoscenza di due persone in moto.
Sono una coppia israeliana che viaggia su KLR.
Mi spiegano che all’inizio del paese c’é un camping libero a costo 0.
Gratis????
Si – mi dicono – ma non ci sono servizi. Soltanto un bagno ed un fiume.
Perfetto!!!!! – dico io
Così arrivo al camping e mi sistemo accanto ad una tenda abitata da due ragazze canadesi statuarie.
Sono vigilesse del fuoco, hanno 23 anni e quella senza fidanzato é bellissima.
Stanno cucinandosi la cena.
Accanto a loro campeggia Sean, ragazzo canadese di buon cuore che scala.
Da lontano invece arrivano suoni di chitarra e canzoni.
Ed ecco dopo poco che arrivano Omar e Gil, la coppia israeliana in moto che mi ha consigliato il campeggio.
Mi invitano da loro per la cena e per un te.
Parliamo per ore dei motivi del viaggio, della parte sterrata della ruta 40 e dei motivi per cui la gente non viaggia.
Ci chiamano eroi, coraggiosi, ma é evidente soprattutto a noi viaggiatori che di eroico e coraggioso non c’é proprio niente.
Viaggiare é semplicemente un filone di cultura che si consegue solo sulla strada.
Non ci vuole coraggio. Ci vuole soltanto passione.
Così menziono i tour organizzati da 25000 dollari e discutiamo sulle persone che partono da casa con dei limiti di tempo e con forse dei limiti mentali a riguardo delle possibilità che la strada, il mondo ed il viaggio stesso offre.
Parliamo e parliamo.
Discutiamo anche di quella che é la realtà israeliana, verso la quale mi dimostro interessato e privo di posizione.
Immagino che mi sarà necessario essere in Israele ed assaporare la loro realtà di persona, prima di farmi un’opinione che dipende da ciò che ci passano i media.
Omar oltretutto é pilota di elicotteri Apache.
Dopo il servizio militare, ha lavorato nell’esercito per 8 anni.
Credo anch’io che sia un furto pagare 65 pesos per vedere un pezzo di ghiaccio. Infatti non ho pagato nulla neanch’io.
Bisogna entrare nel parco prima delle 7 del mattino o dopo le 8 di sera. A quell’ora non c’è nessuno che controlla. All’uscita non ti fermano per chiedere il biglietto.
Si, mi ricordo di averlo letto sul tuo utile blog da qualche parte…..
Beato te Gio!
Io chiuso in ufficio e te li 🙁 Come rosico 🙁
Ce nè per tutti, di mondo da vedere….
;-P