6 Gennaio 2009
Così sono in piedi alle 7:30, dopo aver dormito poco meno di 30 minuti.
L’ho fatto tante volte, durante gli anni di superiori, quando lavoravo nel mio weekend.
Ogni sabato mattina andavo a letto dopo le serate allo station café e tornavo a casa alle 4. Sveglio alle 7, mi recavo a scuola con l’autobus.
Quando poi ho preso la patente, preferivo dormire in macchina un’ora in più, avvolto nel sacco a pelo disposto sui sedili posteriori dell’auto, parcheggiata davanti alla scuola.
Passavano i miei compagni a svegliarmi.
Poi vegetavo per mezza mattinata.
Ma 30 minuti di sonno non ti rincoglioniscono.
Io e Lucas arriviamo in centro in poco tempo. Lui vesto elegante. Giacca e cravatta per quello che é il suo lavoro di direttore del reparto sicurezza di una delle aziende di sicurezza.
Io sono vestito con jeans, maglietta, barba di 20 giorni.
Ho una fame che non ci vedo ed ho solo 30 pesos in tasca (6 euro).
Al consolato supero la fila, seguendo il consiglio della guardia che mi interroga sul motivo della mia visita.
Terzo piano, in sala d’attesa.
Non avevo mai visto così tanta gente in un consolato italiano. E pensare che io di consolati ne ho visti diversi.
Al terzo piano sono il primo ad essere ricevuto.
Tutto questo casino per autenticare una foto?, mi domando…
Appare il mio numero sul pannello digitale. Entro e mi siedo davanti ad una signora italiana dallo sguardo acuto ed attento.
Vorrei far autenticare una mia foto, le spiego. Serve per il rinnovo della mia patente internazionale.
Sorride e mi chiede foto e un documento di riconoscimento.
Non la rinnovate, vero, la patente internazionale?, chiedo per sicurezza.
Non la rinnovano. Rinnovano solo quella italiana, il passaporto e altre cose. La patente internazionale é un documento cui rinnovo spetta all’ACI in persona, dall’Italia.
Poi succede una cosa che non mi era mai successa.
Esibisco il mio passaporto nuovo, con sopra la foto scattata in Australia, una delle più recenti che ho fatto dal giorno della mia partenza.
La signora sfoglia le pagine del passaporto, mi lancia uno sguardo. Alzo all’altezza degli occhi la mia foto, scosta il passaporto di un poco e la confronta con la mia faccia.
Dentro di me penso che lo faccia di proposito, ottenendo un pretesto per fare una battuta sulla mia faccia.
Penso
Adesso mi sorride e mi dice “tutto ok”.
Invece aggrotta le ciglia, guarda la collega seduta all’altra scrivania e dice in modo dubbioso
Qui c’é qualcosa che non torna.
Mostra la foto alla collega. Le due mi fissano malamente mentre io spalanco la bocca a trentasette denti. Faccio anche un occhiolino.
Non ha un altro documento? mi chiede
Dico che meglio del passaporto, non saprei proprio cosa portarmi dietro e chiedo quale sia il problema.
Lei non é la stessa persona che appare nella foto.
Mi metto a ridere, ma con un certo garbo, come fossi imbarazzato e sorpreso da un tale commento. Dico in maniera blanda che forse non ha guardato bene.
Una foto più recente non ce l’ha?
Dico che la foto é recente “signora”. Il passaporto é nuovo ed é stato fatto nemmeno un anno fa. E’ la barba che mi cresce in meno di 20 giorni. Capisca che…
Capisco, dice. Ho figli maschi…
Per sdrammatizzare dico che é la prima volta che mi viene fatta una considerazione del genere e che dovrei prenderlo come un complimento. La ringrazio.
Lei sembra molto più magro della persona nella foto (in effetti in Australia ero piuttosto in forma).
Ironizzo dicendo “basta che non lo dica a mia madre, che quella si preoccupa”. La collega si fa scappare una risata.
La tipa prende tempo con il mio documento in mano e con la foto. Dice di voler aspettare una certa collega di nome Francesca e poi vedranno cosa fare.
Mi siedo fuori in sala d’attesa con una certa perplessità in testa.
Ma come? Possibile che io sia cambiato tanto? Come si fa a non riconoscermi nella foto…?????
Ma poi, mentre aspetto importunando l’unica persona sotto i 40 anni che siede con me in sala d’attesa, vengo richiamato a firmare le carte, le foto ed a pagare alla cassa.
Che cosa? esclamo con tono sarcastico.
E quanto? Per autenticare una foto non mi é mai stato chiesto niente. Nemmeno in Giappone.
Ogni ufficio consolare ha regole diverse e così alla cassa scopro che devo pagare 130 pesos (25 fottutissime euro) per ritirare un’autenticazione della mia stessa foto.
Porto a cena fuori te e tuo marito, se non mi fai pagare – dico alla cassiera italiana.
Lei ride e mi dice 130 pesos.
Non li ho e così devo andare a casa di Lucas, prendere i miei dollari neo zelandesi e trovare un posto dove cambiarli.
Il posto, l’unico in tutta Buenos Aires, si chiama Banco Piano.
Per andare a casa e tornare ci metto 30 minuti. Cambio i soldi con un tasso di cambio di 1.90 pesos per dollaro NZD e mi ripresento al consolato per pagare e ritirare le foto.
Appena uscito, con un certo e non lieve giramento di coglioni, mi reco alle poste e spedisco subito il documento a mia madre, che provvederà a richiedere il rinnovo.
Torno a casa e strapiombo sul letto.
Dormo fino a che torna Lucas, ma sono da poco tornato da fare la spesa e gli faccio trovare la cena pronta.
Il resto della serata lo passiamo a chiacchierare, usare il computer, bere un po’ di Vodka (ne lascio metà bicchiere, io non ci so fare con i super alcolici) e poi lui se ne va a letto…
Prima però mi dice che vuole fare un regalo alla sua ragazza ed ha pensato a qualcosa di originale, artistico e che ha a che fare con gli origami e la pittura di G. Mato. Vedremo…
Io resto sveglio fino alle 7, di nuovo.
La moto deve essere pronta. Non riesco a dormire…
Mi sa che per il prezzo dell’autentica della foto hanno preso il puzzo dellItalia 🙂