9 Giugno 2009
La sveglia di Marji suona alle 7.
Il sesso di ieri notte è stato così intenso ed adrenalinico, da risucchiarmi ogni singola forza dal corpo. Io lo chiamo sesso di qualità. Quando ti debilita fino al punto da renderti quasi immobile
Il principio del Karate – diceva il mio maestro di Goshindo – è quello di far uscire dal corpo tutta l’energia, per permettergli di riempirsi di nuova energia.
Stai pur sicuro che adesso nel mio corpo, di spazio per energia sessuale nuova ce n’è un casino!
Il risveglio però mi risulta difficilissimo. E così anche fare colazione, parlare, pensare a cosa voglio fare adesso dei chilometri a venire.
Marji mi saluta con una certa tristezza. Dice che se ripasso da Llapel di farglielo sapere.
Non penso – confesso io – ma se ricapito in zona, non mancherò di fartelo sapere.
Abbraccio Fernanda e bacio Marji davanti alla porta di casa, con il freddo nelle ossa, una spossatezza muscolare nel corpo e con i primi raggi di sole sulla faccia.
Mi fermo a fare un pieno. Controllo le candele. La catena e l’olio motore.
Tutto mi risulta difficilissimo. E’ come guidare una moto in salita con la benzina che sta per terminare.
Guido e faccio i miei primi 40 km di sterrato, in un punto bellissimo della cordigliera, dove non c’è nessuno e non c’è vento.
Nella mente, invece di rivisitare i momenti più belli della notte passate, mi chiedo perché le donne portino con sé questo innato senso di colpa verso la sessualità. Ci penso e ci ripenso e la mia risposta ce l’ho. Mi è talmente evidente, che non c’è nemmeno bisogno di cercarla. La cosa che mi sconvolge però è capire chi ha voluto che il legame fra maschi, femmine e società fosse questo e che beneficio ne voleva trarre…
E’ che io non ho mai fatto una cosa del genere prima d’ora. Non so se è giusto o no… – mi bisbigliava Marji nel buio della camera da letto, mentre le sue mani sfioravano il mio pene e la mia bocca le baciava il collo
Marji, non sei qui perché te l’ha imposto il dottore o perché te l’ho chiesto io. Sei qui, nuda in un letto con un uomo che hai conosciuto poche ore prima, semplicemente perché la cosa ti rende felice e perché vuoi passare del tempo con me in privato. Non hai bisogno di giustificarti con me, lo capisci vero?
Così avevamo passato i primi minuti in camera da letto. Il senso di colpa e la necessita di giustificarsi di quello che accadeva tra di noi, era più forte della passione con cui ci eravamo denudati e messi fra le braccia dell’altra.
Oggi penso alle parole di Marji, di Emma, di Sandra e di tante altre donne che in questi tre anni si sono lasciate andare, senza dimenticarsi di giustificarsi all’uomo a cui si concedevano.
Io lo so perché le donne crescono con questo limite e so di chi è la colpa. So anche che non sarò come chi educa le proprie figlie al moralismo, solo per un fatto egoistico di immagine o gelosia.
Chiedetelo a mia sorella, cosa ne penso dell’educazione sessuale e ve lo spiegherà.
Sono quindi sulla vetta della Cordigliera, seduto su una roccia con delle noccioline in mano. Ho una voglia di dormire che mi uccide. Non ce la faccio a far niente.
Proseguo fino alla città di Monte Petra, dove per 1200 pesos, pranzo con un’insalata fresca ed una zuppa di legumi e patate.
Non so perché mi ostino a credere che fare la spesa e cucinare con il mio fornello da camping, sia sempre e comunque più conveniente della cucina locale preparata in alcune trattorie come questa.
Devo smetterla di fare il cieco idealista e cominciare ad aprire un po’ gli occhi sui fatti.
Finisco il cibo, pago e mi rimetto in marcia, ma in testa ho un solo pensiero. Dormire.
Così trovo un campo, pochi chilometri prima di re imboccare il cammino sterrato che porta al nord. Non so che ore sono quando mi sdraio sulla terra con il casco e tutta la roba addosso, ma quando mi risveglio ho mal di schiena, di culo, freddo ed ho ancora sonno.
La luce del sole si fa più densa e le curve più pesanti. Ho con me ancora la pasta ed il tonno che ho comprato ieri al supermercato, quando ho incontrato Marji. Di passaggio da un piccolo paesello, trovo una quantità infinita di ragazzine dell’età di 15 anni sedute fuori da uno spaccio.
Chissà che non ci sia anche qualche 25 enne – dico fra me e me
Torno indietro in cerca di latte e pane. Il panificio è proprio dove sono sedute tutte le studentesse e così entro di slancio e mi metto a fare lo scemo con il cassiere, che mi chiede da dove vengo e dove passerò la notte.
Non è che mi può consigliare un posto riparato dal vento dove mettere la tenda?
Abbiamo un giardino, dietro il negozio, se ti interessa.
Mmmm, diamogli un’occhiata.
Il giardino è un casino, ma c’è un punto piano dove potrei accamparmi. Sono le 6 e non ho ancora fatto le mie chiacchieratine con le femmine del paese che raggiungono la moto incuriosite dalla folla. O la va o la spacca.
Così dico al proprietario che vado prima in cerca di un posto dove mangiare e, se mi piace il suo giardino come ultima proposta, ritorno prima delle 21 e mi piazzo lì per la notte.
Mi siedo accanto alla moto, con in mano la mappa ed il cammino da fare domani. Il Passo di Agua Negra sembra essere ormai chiuso, per cui mi riprometto di consultare i Carabinieri domani.
Passa il tempo e le studentesse se ne vanno. Sono tutte minori e con il classico senso dell’umorismo da gallina. Pazienza.
Chiedo a Brenda, la padrona, se posso ancora accamparmi e così, prima che faccia buio, monto la tenda che mi ha regalato il regista di Aventura 4 x 4 e mi incazzo nel constatare che il metodo di montaggio è uguale alle tende del 1903.
Ma quando la tenda è pronto, me ne vado a cucinare e socializzo un po’ con i padroni del panificio. Mostro loro le interviste in spagnolo e mi invitano a bere un te con i familiari.
Mi prestano anche un coperta per la notte e mi dicono che domani, se voglio, posso fare colazione con loro e farmi una doccia.
Sarebbe bellissimo, grazie.
Entro in tenda solo dopo aver scritto qualche articolo vecchio del blog, ma non ho internet e non posso inviarli. Forse meglio così.
Vado a letto alle 23.